Mens Sana: è caos trasferte, vietati i biglietti anche per Cecina, tifosi e società insorgono. Il presidente Ricci “E’ un oltraggio”
E’ ormai un vero e proprio caso quello che circonda la Gecom Mens Sana 1871 e le trasferte dei suoi tifosi. Dopo i veti per Monsummano Terme e Varese arriva il terzo clamoroso stop all’acquisto per i biglietti, questa volta per la vicina Cecina, imposto dalla prefettura ai supporters senesi, che anche stavolta non potranno (per motivazioni ancora non chiarissime di ordine pubblico) assistere alla partita della propria squadra del cuore alla caccia della settima vittoria di fila
Un atto giudicato “gravissimo e allarmante” dal presidente della Polisportiva Piero Ricci, che insieme ai suoi collaboratori era rimasto in silenzio dopo i primi due divieti, e che sta facendo montare un enorme malcontento fra i tifosi senesi, che dopo le vicende dell’estate sono costretti, loro malgrado, a masticare ancora amaro, senza troppe spiegazioni logiche. L’ennesimo divieto alla trasferta arriva nuovamente per motivi di sicurezza e ordine pubblico, poichè l’Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive ha reputato che lo spostamento di minimo 400-500 persone potesse portare problemi a forze dell’ordine e organizzatori: questa volta, perlomeno, non paiono entrare di mezzo fantomatiche rivalità di sangue con i tifosi cecinensi.
Una decisione drastica, penalizzante e che non fa bene al movimento e al nome del basket: vedere tanti tifosi invadere (pacificamente) una città in un clima di festa può si portare allarme (a Piombino ci fu qualche screzio con la polizia, ma niente di particolare e le forze dell’ordine sono comunque tenute a coordinare decorosamente la sicurezza) ma soprattutto folklore, introiti per gli ospiti, al fine creare un evento all’interno di una provincialissima DNB. Vietarlo in modo così arbitrario e reiterato diventa una sconfitta per tutti, una urlata ammissione di debolezza, di incapacità organizzativa. Questo il commento di Ricci: “Un oltraggio nei confronti della società e della sua storia e del suo pubblico, un danno alla società ospitante e per l’immagine tutta del basket. Tutto questo sa di alibi, un alibi punitivo davanti al quali non possiamo più sottostare in silenzio. Non può essere un singolo episodio a Piombino o qualche riflessione in più a condannare una tifoseria all’esilio dai campi di gioco“
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