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Venezia, la presentazione del nuovo coach Zare Markovski

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Zare Markovski - Umana VeneziaDopo cinque stagioni, finisce l’avventura di Andrea Mazzon e si apre quella di Zare Markovski.

A farne gli onori di casa nella conferenza stampa di presentazione del neo tecnico reyerino vi è il direttore sportivo Federico Casarin, che come prima cosa ha ricordato l’avvicendamento di Andrea Mazzon: “Lo ringraziamo di cuore per questi quattro anni intensi e vissuti insieme che non sono stati solo sportivi. Ha dato tanto sia alla società che alla squadra, ci ha portato ai play-off portando generosità e molta esperienza che mi ha personalmente anche trasferito.

Siamo cresciuti non solo per i risultati tecnici ma grazie alla competenza e nello spirito che ha avuto Andrea, non solo per le capacità tecniche ma anche per quelle umane.”

Poi, l’introduzione al nuovo coach e le motivazioni della scelta di cambiare “Si è deciso di voltare pagina, la società ha cercato di fare il meglio possibile e ha trovato in Zare Markovski l’allenatore del prosieguo per la stagione, coadiuvato dagli assistenti Walter De Raffaele e Alberto Billio che hanno tanta competenza da mettere in campo e continuano a godere della nostra fiducia. A Zare chiediamo di portare non solo entusiasmo, grande tranquillità e serenità all’ambiente, non che non ci fossero prima, ma soprattutto una svolta, nata da una scelta dettata dal momento e da un trend preso da troppe sconfitte che hanno inciso e hanno fatto male. Perché la scelta di Zare? Abbiamo scelto lui per una scelta motivazionale, non per scelte tecnico-tattiche. In società era giunto il momento di decidere a malincuore di cambiare ed abbiamo individuato nella figura di Zare una figura non solo tecnica ma anche totale. Qui alla Reyer, la dimostrazione la danno gli allenatori passati e presenti, non si guarda solo se uno è bravo e basta; ci deve essere anche l’aspetto della responsabilità e della generosità come il caso di Andrea. Non possiamo prendere un ottimo allenatore ma non una brava persona, i due caratteri si devono combaciare.”
 
A parlare poi è stata la volta di coach Markovski“Sono entusiasta di essere in una realtà come Venezia che cerca di dare il meglio di se stessa e che purtroppo come poche emerge in Italia, dato il momento della pallacanestro italiana. Mi fa piacere far parte di una società che vuole migliorare ed emergere ancora di più, cercando entusiasmo non solo per la squadra ma anche per l’importanza della città: è difficile trovare altri motivi per cercare di dare il meglio di se stesso e dare un input alla squadra e all’ambiente.”
Come l’anno scorso a Pesaro, anche a Venezia arriva in un momento difficile “Si cerca di uscirne senza pensare a ieri, ma al domani e ai miglioramenti che io personalmente posso dare e i giocatori possono concepire. Perché così la fiducia sia massima, ognuno deve meritarsela alimentandola giorno dopo giorno e noi dello staff tecnico dobbiamo essere attenti dal livello sempre presente. Situazione più semplice rispetto a Pesaro? E’ inutile dirlo, bisogna pensare solo al prossimo allenamento. Non bisogna pensare alla situazione attuale. Come sempre dico, la classifica  è la somma delle gioie o dei dolori e in questo momento è più di dolori. Speriamo di dare il meglio di noi stessi, Io sono convinto di quello che daremo, speriamo di essere premiati per quello che faremo nel quotidiano”.
Zare Markovski - Umana Venezia

Alla Reyer il coach macedone ritrova dopo quasi 20 anni Casarin, suo giocatore ai tempi della Dinamo Sassari per tre anni in A2 dal 1991 al 1994E’ un grande piacere ritrovarsi dopo tanti anni. Eravamo entrambi molto giovani, io avevo 31 anni, lui 24. Già all’epoca avevamo una grande stima reciproca perché c’erano sia le cose belle ma anche duri scontri anche in faccia che possono succedere tra un giovane giocatore e un giovane allenatore, dove ognuno però ha apprezzato la personalità dell’altro.”
Escluso Casarin, nessun giocatore presente alla Reyer è stato allenato da Markovski “Quand’ero alla Virtus Bologna volevo Vitali, giocatore che apprezzo da tempo. Mi avrebbe fatto piacere anche Giachetti quando ero a Pesaro. Averli in squadra mi va bene, magari non sono nelle condizioni migliori, quindi cercheremo di dare il meglio di noi stessi.”
Dopo le non eccellenti prestazioni di molti singoli dopo le quattro gare di campionato, non è comunque previsto nessun aggiunta al roster “E’  inutile parlare in questo momento solo dopo due allenamenti e mettere sulla lente di ingrandimento qualcuno. Strada facendo si valuterà la situazione, ora non penso.”
Come sarà la Reyer a livello di gioco “Il basket è uno sport dove possessi si alternano, 50% in difesa e 50%  in attacco; in difesa si deve limitare la qualità degli avversari e proporre magari la propria, in attacco altrettanto, Il gioco nasce strada facendo come squadra, nascondere i limiti e metter in evidenza le qualità. Non possiamo pretendere un gioco se non si ha il lungo che tira da tre punti come Lavrinovic, il gioco sarà determinato dal ruolo dell’allenatore che deve ottenere il massimo dalla squadra”
Il calendario che si preannuncia per Markovski e la Reyer dopo Siena, presenta un difficile trittico come Milano, Bologna e Sassari. “Il calendario è quello che è, inutile commentarlo. Per me non è un campionato di 30 partite, ma 30 partite di una partita sola, perciò lunedì contro Milano avremo un mini-campionato. Poi non si saprà cosa si mangerà il 14 Dicembre, quando sarà il momento si penserà alla data partita.”
Calarsi in questa realtà che non si è contribuiti a costruire non è facile “Al giorno d’oggi non c’ è il tempo di pensare a quello che è successo ieri, ma cercare di fare un buon allenamento la mattina piuttosto che la sera. Farsi troppe domande fa venire i timori e paure che non portano bene. Non è facile perché ogni allenatore ha le sue idee e quando si arriva in corsa non bisogna comunque staccarsi dall’idea di squadra che si era creata.”
Lunedì si comincia da Milano,allenata da Zare all’inizio della stagione 2007-2008. tante motivazioni quindi per la squadra. “Personalmente sì, per tutti sì. Bisogna sempre trasmetterlo alla squadra di essere noi stessi, qualunque sia l’avversaria. Perché non puoi variare le motivazioni: c’è Milano allora ci vestiamo meglio, arriva Montegranaro allora chi se ne frega… Sarebbe sbagliato, perciò bisogna  pensare a quello che facciamo noi stessi
 
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