Ultimo atto della Fiat Torino in Serie A: vittoria contro Pesaro per dire addio al basket di vertice
Atmosfera inevitabilmente particolare al PalaVela per l’ultima partita in serie A della Fiat Torino: la retrocessione sancita venerdì scorso a seguito della penalizzazione di otto punti inflitta dalla Com.tec è stata un boccone amaro che verrà metabolizzata solo con il passare delle settimane.
La retrocessione rappresenta la punta dell’iceberg di una stagione pazzesca, per usare un eufemismo, iniziata sotto i migliori auspici con l’ingaggio di un coach leggendario come Larry Brown e conclusasi amaramente oggi, con la vittoria di Torino per 93-71
Naturalmente il risultato in queste occasioni non ha alcun valore, ed è stato di gran lunga più importante osservare le reazioni vissute sul parquet e sugli spalti: ancora una volta i giocatori hanno confermato di possedere una professionalità lodevole, già dimostrata con l’impegno profuso conquistando la “salvezza” nonostante i problemi societari e del pubblico, che ha tributato cori per i propri beniamini, come Poeta (osannato), Galbiati e Comazzi. Quest’ultimo è stato un vero e proprio highlander gialloblu avendo vissuto tutti questi sette anni che hanno riportato al vertice del basket la Torino cestistica: gli anni in B1, quelli di LegaDue, lo sbarco in Europa e la rocambolesca vittoria della Coppa Italia 2018.
Cori e striscioni di polemica sono stati riservati ad Antonio Forni e Massimo Feira, rei di aver fatto precipitare nel baratro la Fiat Torino, oltre a Gianni Petrucci.
La sensazione di smarrimento del pubblico, che è doveroso ricordare essere uno dei più numerosi della Seria A, è dovuta al fatto che non si sa che fine farà la pallacanestro a Torino, essendo lo spettro delle opzioni il più ampio possibile, ed a oggi indecifrabile.
Nell’ultimo atto della stagione sono state confermate le sensazioni che si sono avute per tutta la stagione, ovvero di una squadra talentuosa e con notevole margini di crescita, ma che non ha saputo concretizzare il tutto.
Esattamente come ha fatto la società, la quale non è riuscita a coagulare le risorse necessarie per programmare e rimanere in pianta stabile nell’elite del basket italiano.
Con un tasso agonistico prossimo allo zero, protagonisti di questo “allenamento sotto mentite spoglie” sono stati Jaiteh, le cui prestazioni nel girone di ritorno potrebbero destare l’interesse di tante società, e Darington Hobson, uno dei migliori americani visti a Torino in questi anni di serie A per la sua capacità di saper fare tutto, su un campo da basket (e ad alto livello) e che potrebbe costruirsi una carriera di livello in Europa.
Sono stati loro nei primi 20′ a segnare i canestri che hanno fatto scappare i gialloblù sul +17 (52-35): ad approfittare della comprensibile non difesa dei marchigiani è stato anche Poeta che infilato assist a ripetizione (9 a metà partita). La partita è andata via velocemente anche nella ripresa, poiché Pesaro non è mai riuscita a colmare il gap che non si è mai ridotto, sino alla sirena conclusiva.
La colonna sonora della serata nel cuore di ogni appassionato della pallacanestro torinese potrebbe essere “requiem for a dream”, tratta dall’omonimo film del 2000: la passione per la pallacanestro ha covato sotto la cenere per oltre venti anni, ma una volta tornata ai vertici la fiamma non ha avuto abbastanza ossigeno per continuare a bruciare, ed oggi si è spenta. Nessuno può ad oggi sapere chi proverà a riaccenderla.
Torino- Pesaro 93-71 (26-17; 26-18; 24-19)
Torino: Wilson 12, Anumba 5, Hobson 18, Guaiana 4, Poeta 9, Cusin 2, Mcadoo, Jaiteh 19, Stodo ne, Portannese 10, Moore 14, Cotton. All: Galbiati
Pesaro: Blackmon 15, Artis 3, COnti 4, Lyons 4, Tognacci 3, Ancellotti 5, Morgillo 4, Monaldi 11, Shashkov 2, Zanotti 9, Wells 4, Mockevicius 7. All:Boniciolli