Deve cercare le parole coach Trinchieri in sala stampa dopo la sconfitta della sua Lenovo contro Biella: «Da un lato c’è una valutazione oggettiva e cioè che abbiamo perso in casa dell’ultima in classifica. In questo momento però non é l’avversario che affrontiamo il problema principale, ma dobbiamo sconfiggere un avversario molto attrezzato che sta dentro la nostra testa. Adesso qualsiasi cosa proviamo a fare per una serie di motivi non funziona e ci si ritorce contro.
E’ indubbio che siamo una squadra in difficoltà. Faccio fatica a sparare addosso ai miei giocatori, anche se qualcuno ha disputato una brutta partita, perché sono stato insieme a loro per cinque giorni e vi assicuro che c’è un motivo se sto dalla loro parte»
«Da un lato – prova a guardare avanti – devo pensare che nulla è compromesso perché siamo ampiamente in corsa per i playoff. Dall’altro mi rendo conto che in questo momento parlare di qualcosa che va oltre il domani è complicato. Penso che in qualche modo riusciremo a migliorare. Oggi torniamo ancora a casa senza due punti nonostante un ultimo periodo rabbioso e una rimonta di nervi. Credo che la chiave della partita sia stato rientrare negli spogliatoi a orecchie basse alla fine del secondo quarto. Ho cercato di scuotere i miei giocatori, ma la terza frazione è quella che ci ha segato in due».
«Siamo fragili emotivamente. Abbiamo delle fragilità tecniche che sono venute fuori un’altra volta. Adesso possiamo sparare addosso a tutti: allenatore, staff, giocatori. Credo però che non sia un comportamento produttivo perché comunque siamo rientrati in partita. Attenzione – chiude il coach cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno – questa non è una consolazione, è il fatto che se la squadra fosse morta avrebbe abbreviato la fine e perso di 20. Era la partita in cui Biella non aveva nulla da perdere e poteva lavarsi i peccati contro una rivale storica, mentre noi siamo rimasti stritolati dalla pressione che ci automettiamo perché non vogliamo stare in questa situazione. Le parole stanno a zero. So solo che abbiamo ancora una fiammella accesa e adesso dobbiamo cercare di renderla un fuoco un po’ più intenso».
Stefano Mocerino
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