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Stefano Tonut: “Devo molto a De Raffaele. Mi ha lanciato facendomi uscire da un momento difficile”

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Tonut, Stefano 1-10-2016

Stagione importante per Stefano Tonut, che dopo un grande finale di stagione vuole sfruttare la fiducia di De Raffaele per consacrarsi definitivamente. Ecco la sua intervista per l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport

È lei dunque la guardia titolare di una Reyer che guarda lontano.
«Ho più responsabilità, certo, ma non sento una maggiore pressione addosso. Non voglio appesantire il mio ruolo: sono parte di una squadra che devo aiutare come ho sempre fatto. Rimango lo stesso ragazzo che giocava in A-2».
Cosa le ha chiesto coach De Raffaele?
«Di essere più propositivo in attacco. L’anno scorso ero un punto interrogativo, ora il mio ruolo è più definito. Dovrei giocare da guardia, cercando anche di gestire la palla, sviluppando il ball handling e la regia. Stiamo lavorando a un percorso diverso, nuovo. La passata stagione ho giocato da ala, mentre il progetto è quello di diventare un
play-guardia perché per poter competere ad alti livelli, magari un giorno anche in Eurolega, quella è la mia dimensione, posto che, a livello difensivo, mi viene chiesta la disponibilità di marcare su tutti e tre gli esterni»
De Raffaele crede ciecamente in lei. Che rapporto ha con il coach?
«Mi ha lanciato e dato fiducia facendomi uscire da un momento difficile. Stare seduto per tre quarti di stagione
non è facile. A volte ti vien pure voglia di mollare De Raffaele a quei tempi era il vice, quindi ha avuto molto tempo per seguirmi. Mi ha aiutato a crescere sotto tutti i punti di vista: fisico, tecnico, mentale. Mi ha tenuto su quando stavo male e nel momento in cui è diventato capo allenatore mi ha dato spazio facendomi concludere l’anno in crescendo. Gli devo molto».
Com’è la nuova Venezia?
«Intensa, tosta, talentuosa. Non so se sia più forte dell’anno scorso, questo lo vedremo. Gli obiettivi rimangono gli
stessi: playoff e Coppa Italia. La chiave resta la difesa, tutto parte da lì, riuscire a vincere anche quando la palla non entra e si gira a 60 punti».
Bella estate la sua.
«Impensabile. Prima il buon playoff con Venezia e poi la chiamata di Messina. Mi si sono illuminati gli occhi. Mi sarebbe bastato un solo giorno di allenamenti con Belinelli e Gallinari per essere felice e invece sono arrivato fino al Preolimpico. Fantastico».
Anche lei guarda alla Nba?
«La guardo in televisione. Lasciamo perdere questo  argomento… Tengo i piedi per terra. Quello, al momento, è un sogno. Per ora l’Eurolega è l’obiettivo più alto che ho».
Quali sono i suoi modelli?
«Gallinari, Belinelli, Gentile, Hackett. Lavorare con loro è un privilegio».
Il suo amico nel basket?
«Mio padre».
Che rapporto avete?
«È la persona che mi ha messo in mano la prima palla da basket, mi ha sempre seguito e se sono arrivato fin qui lo devo a lui. I suoi consigli? Umiltà, i limiti non esistono e, soprattutto, la pallacanestro è divertimento e se non lo è più è meglio cambiare mestiere».