Serie A. Virtus Bologna. Tomba tifoso speciale: ‘Avvicinatevi ai play off e poi vengo io a darvi la carica’
C’è sempre un pezzettino di cuore a forma di palla a spicchi in ogni sportivo. E se il cuore in questione è quello del più grande atleta italiano del ventesimo secolo (lo ha affermato il Coni) allora va ancora più di lusso. Pallone e sci, campo e discese innevate: è Alberto Tomba ad avere un legame particolare con la sua squadra del cuore, la Virtus Bologna. Un legame che ha radici nella sua infanzia, quando lo zio, Fiero Gandolfi, dal 1971 al 1977 è stato presidente della società. «Sono anni di formazione per un bambino, – ha raccontato lo sciatore ai microfoni dell’ufficio stampa della società – se ti appassioni a un simbolo, a certi colori, te li porti addosso per tutta la vita. E così è stato anche per me. Ho iniziato a frequentare il palazzo, appunto. Finché non ho preso la strada dei monti». Tomba è stato infatti ‘tifoso praticante’, come si è definito lui stesso: il classico sostenitore che va al palazzetto, in questo caso al Pala Dozza e incita i suoi beniamini (Sasha Danilovic nella fattispecie). Con le gare in giro per il mondo l’attenzione nei confronti della sua squadra non è mai calata e allora non c’erano facebook o twitter per sapere come stava andando un quarto, se le V fossero all’intervallo o avessero già finito. E poi gli anni d’oro, quelli dal 1987 al 1998: « Con la Virtus di quei tempi ci dividevamo le pagine dei giornali». Entrambi si meritavano quelle pagine, eccome: per Alberto Tomba sono stati gli anni dei tre ori e dei due argenti alle Olimpiadi, dei due ori e due bronzi mondiali, della Coppa del Mondo generale e otto di specialità, delle 50 vittorie e 89 podii in gare di Coppa del Mondo. La Virtus Bologna ha invece messo in bacheca quattro scudetti, una Coppa delle Coppe, tre Coppe Italia, una Supercoppa italiana e l’Eurolega, la prima della sua storia, nel 1998. L’eroe delle montagne ha espresso anche alcune considerazioni sulla situazione attuale della sua Virtus, in modo particolare sulla figura di Villalta, ora presidente, ai tempi giocatore: «Renato è un amico, una grande persona. È normale che una persona, un grande della pallacanestro, non possa di colpo far sì che la squadra ritorni a vincere tutto. Ci vuole tempo, pazienza. Non è stato un momento facile per la Virtus, è ancora delicato a quanto capisco. Ma lui ha esperienza, da giocatore ha fatto quello che ha fatto e nella vita professionale ha saputo dire la sua. E’ una garanzia. La squadra fin qui, soprattutto in casa, è stata una lottatrice, mi piacerebbe che nel girone di ritorno i ragazzi facessero qualcosa di simile a quello che facevo io nelle seconde manches delle mie gare». E infine un auguro tutti gli atleti: «Fate in modo di avvicinarvi il più possibile ai playoff, fatemi sognare che poi arrivo a darvi la carica».