Ormai da anni Avellino è ai vertici del campionato italiano; società solida con idee ambiziose ma ancora a secco di successi concreti e tangibili. Rivoluzione totale per il patron Gianandrea De Cesare: dopo aver acquistato anche la squadra di calcio, ha voluto rimodellare il pacchetto pallacanestro. Rinnovo triennale per il ds Nicola Alberani, il vero centro permanente del progetto biancoverde. A lui la responsabilità e l’onere di scegliere il nuovo coach e di plasmare la squadra a sua immagine e somiglianza.
Andiamo con ordine. Avellino nella passata stagione ha concluso il campionato in quarta posizione, uscendo prematuramente ai quarti di finale playoff contro la Dolomiti Trento di coach Buscaglia. Amara delusione che ha sancito e concluso definitivamente il rapporto con Pino Sacripanti, considerato il principale artefice di una debacle abbastanza inaspettata.
Anno nuovo, vita nuova. Tra lo scetticismo degli addetti ai lavori e dei tifosi irpini in primis, si siede sulla panchina del Pala Del Mauro Nenad Vucinic. Prima esperienza in una grande squadra di club per il coach serbo, con alle spalle tanti anni da allenatore della nazionale neozelandese. Rinascere, ripartire e ridare entusiasmo ad una piazza calorosa, affettuosa ed innamorata. Obiettivo della società: portare mentalità europea, gioco frizzantino senza rinunciare chiaramente al talento dei singoli.
Dopo una prima parte di mercato in netta difficoltà, la competenza e la qualità del ds avellinese hanno permesso alla Sidigas di firmare colpi importanti ed evitare, così, che quest’anno di rifondazione potesse trasformarsi in un anno di transizione dal punto di vista dei risultati. Nichols, Sykes, Costello, Caleb Green: mix esplosivo di veterani e giovani in grado di poter fare la differenza in un campionato italiano (Venezia e Milano a parte) di medio livello o poco più. La ciliegina sulla torta è l’arrivo in pompa magna di Norris Cole: asso nella manica di Nicola Alberani che completa la “sua creatura” con un colpo da 90, un due volte campione NBA ancora assettato di successi.
Avellino mai quest’anno ha tutte le carte in regola per provarci. Portare a casa un trofeo che tutto lo staff e la società meriterebbero per l’egregio lavoro svolto in questi ultimi anni. Quella della Sidigas non è più velleità ma vera ambizione. Il talento, di per sé, non è garanzia di successo. Se non viene adeguatamente coltivato, o se viene impiegato in modo infruttuoso, rischia di perdersi senza mai esprimersi del tutto. Insomma, bisogna incentivarlo, sorreggerlo, facendo i conti con una regola tanto scomoda quanto ineludibile: per raggiungere traguardi significativi, è necessaria una continua e faticosa opera di miglioramento. Che la sfida abbia inizio!