A 38 anni, Rimantas Kaukenas non intende abbandonare il parquet. Il campione lituano sta trascorrendo alcune settimane di riposo nella sua Lituania, ma con la mente è già proiettato al futuro, come ha ammesso in un’intervista al Resto del Carlino.
È vero che dopo la sconfitta con Sassari aveva meditato il ritiro?
«Le cose stanno così: se avessimo vinto avrei considerato l’idea di chiudere la mia carriera con lo scudetto cucito sul petto. Ma due minuti dopo la sirena dell’ultimo match sapevo già che avrei continuato. Fisicamente sento di poter giocare ancora tre, quattro anni. Inoltre c’è un percorso da concludere; la base è solida, i giovani sono pronti, ci sono solo alcuni piccoli dettagli da sistemare».
Un percorso da continuare con la Grissin Bon?
«La mia idea è quella e la società, prima che tornassi a casa, mi ha detto che almeno per un altro anno vorrebbe continuare il rapporto. Reggio è il luogo ideale per me. In ogni angolo si sente voglia di vincere e migliorarsi. Stiamo lavorando per siglare un nuovo contratto».
I tifosi reggiani hanno nel cuore l’immagine di lei seduto sulla panchina consolato dalle sue figlie dopo la sconfitta…
«In realtà ero io che stavo provando a consolarle. Si arrabbiano ogni volta che perdiamo, e se gioco male mi criticano pure. Quella sera erano davvero tristi».
Quale è il suo più grande rimpianto ripensando a come è terminata la stagione?
«Gli infortuni. Durante l’annata è stato giusto parlarne poco da parte nostra perchè non dovevamo crearci alibi, neanche mentali. Ma ora è doveroso sottolineare quanto ci hanno oggettivamente penalizzato. Non mi era mai capitato di giocare in una squadra che ha dovuto fronteggiare tanti guai fisici. L’eliminazione in Eurocup e in Coppa Italia è figlia di questa situazione. Non essere mai al completo è stato pesantemente condizionante. Specie in allenamento, quando si costruiscono gli automatismi. Sotto il profilo tecnico credo che abbiamo dato tutti il massimo e non abbiamo davvero nulla di cui rimproverarci».
I segreti che vi hanno portato a giocarvi il Tricolore?
«Semplicemente imparare a difendere tutti con intensità estrema. Abbiamo cominciato a capire, dopo il -50 di Milano, che per il tipo di squadra che eravamo e i problemi con cui dovevamo convivere, era l’unica strada per essere vincenti. Poi il rientro di Darjus Lavrinovic, che ci ha dato quell’imprevedibilità sotto canestro e fluidità di gioco che ci mancava».
Da veterano, cosa pensa della possibile partenza di Cinciarini? Lui ha detto che terrà in considerazione anche le sue parole. Cosa le ha detto?
«Che prima di tutto deve pensare a essere un giocatore felice. Qualunque scelta faccia deve essere contento di farla. Altrimenti i suoi dubbi e la sua tristezza si ripercuoterebbero sui compagni. Inoltre deve ragionare in termini di miglioramento di sé. Quando andai al Real Madrid, da Siena, lo feci perchè volevo confrontarmi con un livello più alto, una pressione maggiore e un allenatore molto duro; per elevarmi come giocatore».
E il Mussini che va in Ncaa?
«Scelta coraggiosa. Sta costruendo il suo sogno, lo segua con tutto il cuore. In Italia da play farebbe ancora, per motivi fisici, fatica. E una delle cose che noi abbiamo patito di più quest’anno è stata l’assenza di un regista in grado di dare adeguati minuti di fiato a Cinciarini».