Oggi c’è stata la presentazione di Bruno Arrigoni alla libreria Coop Zanichelli.
Ecco le parole raccolte dal sito BolognaBasket.it:
Renato Villalta – Ringrazio le librerie Coop e Romano Montroni che ci hanno accolto. Noi vogliamo radicarci sempre di più sul territorio e in particolare a Bologna, perchè la Virtus è un patrimonio della città. Abbiamo iniziato un nuovo corso, stiamo mettendo a posto i tasselli dal giorno dell’insediamento mio e del CDA. Abbiamo formato la squadra dirigenziale, e ora abbiamo anche l’ultimo tassello della squadra tecnica. Sono felice di iniziare la collaborazione con Bruno Arrigoni, ci siamo trovati e abbiamo condiviso subito un progetto. Ha entusiasmo e pignoleria. Vogliamo se non tornare almeno avvicinarci ai fasti che questa società merita. Con lui c’è un accordo di due anni con opzione sul terzo, il nostro progetto è triennale. Questo sarà un anno importantissimo, butteremo le basi. Faremo tanti errori, io per primo. Ma crediamo nei giovani, e l’abbiamo dimostrato con la firma di Simone Fontecchio per cinque anni. La conferma di Bechi non era mai stata in discussione, abbiamo condiviso questa cosa con Bruno.
Dobbiamo portare la gente a palazzo, e per questo ringrazio la stampa per tutto lo spazio che ci darà. E ringrazio i Forever Boys pubblicamente, e condivido il loro slogan “abbonarsi a prescindere” in questo momento epocale, e ringrazio anche tutti i tifosi che ci daranno fiducia.
L’obiettivo minimo entrare ai playoff, e poi sognare non costa niente, sperando che alcuni di questi sogni possano diventare realtà. Il budget? Ci lavoriamo con molta attenzione. Staremo attenti ai costi di questa società. Abbiamo già un’idea di massima, ma saremo definitivi dopo la campagna abbonamenti. Quello è un range che sarà molto importante per la definizione del budget. Avremo la cifra al 99% quando avremo capito che interesse ci sarà dietro alla Virtus, diciamo verso metà luglio – fine luglio.
Bruno Arrigoni – Ringrazio la Virtus, Villalta, Albertini, Bottai e tutti quelli che si sono adoperati per farmi venire a Bologna. Esco da Cantù dopo 21 anni, un anno prima del preventivato. Se devo essere sincero a 68 anni sbaraccare la mia vita e trasferirmi non è proprio semplicissimo. Però l’entusiasmo che ho visto in quelli che mi hanno contattato, Villalta, Albertini e Dall’Ara è contagioso. Ho avuto anche qualche momento di sgomento, leggendo nelle rassegne stampa quello che si è scritto attorno alla mia persona. Ci sono aspettative molto alte, ma io non sono nè un taumaturgo nè il mago Zurlì, se impongo le mani non succede niente. Credo fortemente nel lavoro di squadra, va tutto condiviso con lo staff tecnico e con la società che mette le risorse. Io ho le mie idee, ma quelli che sono dentro da prima hanno il polso della situazione più forte del mio. Io arrivo da fuori bello fresco con la mia ignoranza senile, ho le mie idee e vedo le cose con le mie prospettive. Ma il percorso condiviso è fondamentale, altrimenti andiamo a sbattere. Dobbiamo essere rispettosi del budget che verrà stabilito, anche perchè mi è stato detto che non qui non si potranno fare tanti correttivi in corsa. Meno errori si fanno subito e meglio è. Partiamo da uno zoccolo di diversi giocatori sotto contratto, che è un bell’avviamento ma anche un insieme di paletti, perchè a volte avendo tabula rasa è più facile costruire. Ma qui i paletti sono di prestigio e anche futuribili, dobbiamo armonizzare tutti questi aspetti. Io non sono un genio, ma ho tanta esperienza e le ho viste proprio tutte. Ho questo bagaglio e qui trovo entusiasmo. So bene che è molto difficile, ma anche che è molto bello, altrimenti non sarei qui a quasi 70 anni. Spero che possano venire risultati congrui alle aspettative, anche perchè mi voglio divertire anch’io. Idee già chiare sui giocatori sotto contratto? Stiamo valutando tutto, di sicuro uno non firma Fontecchio per 5 anni se non ci crede, ci crediamo e lo vogliamo far crescere. Su di lui la Virtus può contare ora e nel tempo. Poi Matteo Imbrò ha giocato tanto e si è fatto apprezzare, anche per le disgrazie che sono successe, lo teniamo nella dovuta considerazione. Questo vale per Gaddefors e Andjusic, anche. Ma il core business è vincere più partite possibile. Tutti i nostri paletti sono una risorsa per la società, ma andranno armonizzati con il resto della squadra. Poeta e Gigli? Qui la valutazione è ampia. Sono due azzurri, persone esemplari, due leader e ottimi giocatori. E hanno anche in tasca un biglietto della lotteria che li fa vincere biglietti piuttosto ricchi. Dobbiamo definire l’aspetto tecnico e anche economico, appena sarà definito il budget. Poi dobbiamo cacciare dentro anche giocatori stranieri. Io mi sto muovendo da più di un mese, cercheremo le situazioni più importanti. Avere italiani forti sarebbe una risorsa per la società, ma sarà una cosa che dipenderà dal budget. Prendere americani rookie? A Cantù ne abbiamo presi tanti, ma di solito non si chiedeva molto loro. Dovevamo salvarci. Quando le aspettative erano più alte la scelta doveva essere più ponderata, e siamo andati sull’usato sicuro, giocatori con già esperienza in Italia o in Europa. Abbiamo anche provato un mix di 2 rookie e 2 americani con esperienza, e non è venuta fuori una cosa bella. In questo momento – pronto a smentirmi domani – credo che i giocatori usciti dal college siano valutabili al meglio dopo un anno di esperienza in Europa. Poi capitano rookie che fanno bene come Jordan Taylor. Non credo ci sia una regola: ci sono americani che capiscono subito, altri che capiscono dopo, altri non capiscono mai. Bisogna beccare i primi. Portarsi dietro i “propri” giocatori? Gli allenatori si portano dietro i propri pretoriani, per avere punti di riferimento sicuri. Di solito chi fa così va nel fosso direttamente, e ricordo in questo quando Frates – grande allenatore – si portò Pace Mannion da Cantù a Treviso. Non è detto che una bella esperienza da una parte diventi automaticamente una bella esperienza altrove. Però si può fare, se non si carica la questione di eccessive aspettative. La formula? Valuteremo. Di certo posso dire che il 7+5 offre maggiore versatilità ed è anche più economico, soprattutto se inserisci giocatori italiani provenienti dalle giovanili, che ti fanno risparmiare i premi NAS.
Claudio Albertini – A Bruno non abbiamo posto paletti, se non quello di valorizzare più possibile il settore giovanile, che ci sta dando grandi soddisfazioni. La formula 5+5 o 7+5? Deciderà lui con lo staff tecnico, e vedremo se sarà compatibile col budget. Stiamo lavorando a testa bassa per definire il budget, entro 15 giorni dovremmo averlo definito se non al centesimo quasi, e potremo dare indicazioni.