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Credits foto: ufficio stampa Allianz Pallacanestro Trieste ESCLUSIVA | Davide Alviti: “Un flusso di emozioni difficile da spiegare”

ESCLUSIVA | Davide Alviti: “Un flusso di emozioni difficile da spiegare”

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Nella finestra FIBA appena conclusasi, c’erano 5 esordienti alla corte di Meo Sacchetti e noi abbiamo avuto il piacere di intervistarne uno, per farci raccontare l’indimenticabile esperienza.

Il ventiquattrenne Davide Alviti ricopre il ruolo di ala nell’Allianz Pallacanestro Trieste e si è conquistato la chiamata a suon di prestazioni maiuscole nel club giuliano, tanto che in questo inizio di stagione viaggia ad una media di 13,6 punti, 8 rimbalzi e 0,8 assist.

Come ti trovi a Trieste? Come sono i rapporti con coach, staff e compagni? Hai legato con qualcuno in particolare?

Trieste, per quel poco che ho visto, è stupenda e mi trovo bene. Peccato che sto vivendo poco la città, per i fatti che tutti conosciamo. A livello di squadra, posso dire che i compagni sono tutti ragazzi super e mi hanno accolto fin da subito a braccia aperte, una cosa che non è mai scontata. Non ho legato con qualcuno in particolare, sono tutti ottimi compagni e, fino a questo momento, abbiamo potuto condividere solo e soltanto lo spogliatoio e non altre situazioni. 

Come ti sei trovato nell’ambiente della Nazionale?

Come ho scritto anche sui miei social, è stato un flusso di emozioni difficile da spiegare a voce. Per me, chiaramente, era una cosa nuova e al rientro in aeroporto avevo ancora i brividi, anche perché la mente corre al passato della Nazionale Italiana e ai nomi di coloro che hanno vestito la maglia azzurra. Un momento memorabile c’è stato al suono dell’inno. Io di solito tengo la testa alta e, al termine dell’inno, quando mi sono girato, ho visto la scritta “Italia” sulle casacche dei miei compagni: un’emozione indescrivibile. 

Sabato avresti dovuto esordire contro la Macedonia del Nord, gara che è stata rimandata all’ultimo. Come ve lo hanno comunicato e come hai vissuto il momento?

Eravamo già in campo a fare riscaldamento, ma a 50 minuti dalla palla a due i nostri avversari ancora non erano sul parquet. Prima dei 40 minuti, siamo stati richiamati in spogliatoio e ci hanno avvisato che al 99% la partita sarebbe stata rinviata ed avremmo invece fatto allenamento. Lì per lì ci sono rimasto un po’ male, anche perché ero carico ed emozionato per questo esordio: è come quando ti aspetti per tanto tempo qualcosa che poi non accade o ti viene portato via. L’unico rammarico è quello di aver giocato una sola partita anziché due e quindi aver vissuto l’approccio alla gara in maniera diversa, con un differente flusso di emozioni; ciononostante, sono contento ugualmente. 

Lunedì finalmente l’esordio. Emozioni? Che cosa ricorderai in futuro di questo momento?

Personalmente, porterò per sempre con me tutto quello che ho passato in questo esordio, anche perché è avvenuto in condizioni molto particolari; c’erano restrizioni severe sul regolamento e sullo svolgimento delle partite oltre che sugli spostamenti. E’ stata una settimana bella ma difficile e piena di sacrifici: siamo stati per la maggior parte del tempo in camere singole, senza la possibilità di vederci se non durante gli allenamenti. Ne è valsa la pena, ho coronato uno dei miei sogni, una cosa che potrò raccontare ai miei figli. 

Ti ha svantaggiato in qualche modo il fatto che, a differenza della maggior parte dei tuoi compagni, non giocavi in campionato da un mese?

In parte sì, in parte no: chiaramente, un punto a mio favore è stato il fatto che non ho contratto il virus. Ma d’altronde, rimanere fuori dal parquet o non allenarsi con continuità per un certo periodo è certamente un qualcosa che condiziona la ripresa. L’esordio in Nazionale era la mia prima partita dopo un mese e mezzo, quindi non è stato di certo facile: da un certo punto, però, l’adrenalina e l’emozione per questo debutto mi hanno dato la spinta giusta per non pensare a tutto ciò. 

Una curiosità o un episodio che ti ha colpito durante il periodo in azzurro.

Un episodio molto emozionante è stato una sera a cena: gli addetti alla comunicazione della Nazionale mi chiedono di passare nella loro stanza a fine pasto; io arrivo in camera e trovo un pc con una sedia. Mi metto davanti al computer, mi dicono di far partire un video e mi trovo davanti allo schermo i miei genitori con in mano la canotta della Nazionale Italiana, nel salotto di casa. Stavo per mettermi a piangere, è stata la sorpresa più bella che ho avuto e che mi porterò con me per sempre, perché ha reso ulteriormente indimenticabile questo esordio.