Morandais, classe ’79, cresce nelle giovanili del Lavallois dove rimane fino al 1999 prima di approdare all’Università del Colorado. Qui si ferma quattro anni e nell’ultima stagione fa registrare cifre niente male: gioca 29 partite con 33.2 minuti, 16.1 punti e 4.4 rimbalzi di media. A riportarlo in Europa e più precisamente in Italia ci pensa Cantù nel 2004. In Brianza resta solo una stagione e poi via con destinazione Napoli. E’ alle pendici del Vesuvio che Air France spicca il volo: si distingue come uno dei migliori esterni del campionato e nell’ultima stagione viaggia a 13.7 punti di media con quasi il 40% da tre. Nel 2007/08 si trasferisce in Spagna e si divide tra il Barcellona e Estudiantes di Madrid. Nel 2008/09 fa ritorno in patria firmando col Nancy e nel 2009/10 atterra nuovamente in Italia accasandosi a Varese. A fine stagione riattraversa il confine e firma col Paris-Levallois. Oggi Morandais lotta insieme ai suoi compagni per conquistare un buon piazzamento in vista dei play-off del campionato francese 2011/12 e i risultati non sono poi tanto male: il Paris-Levallois è quinto a pari punti col Nancy.
Disturbiamo il buon Michel all’indomani della sconfitta contro il Nanterre per 83 a 77.
Partiamo da quando avevi vent’anni, quando ad inizio carriera hai frequentato l’Università del Colorado. Puoi raccontarci questa tua esperienza?
Certo! Quando ero ragazzo ho frequentato l’Università del Colorado per quattro anni (dal 2000 al 2004 n.d.r.). E’ stata un’esperienza magnifica, non solo per quanto riguarda il basket ma anche per quanto riguarda la vita e la scuola. Ho potuto conoscere persone ed avere amici che provenivano da ogni parte degli Stati Uniti e da ogni parte del mondo. Studiavo sociologia e al tempo stesso giocavo a basket. Durante il mio primo anno non giocavo molto ma i miei compagni e il coach credevano in me. Per questo ho lavorato duro e nel secondo anno raccolsi i frutti delle mie fatiche. Infatti iniziai a giocare molto di più e nel finale di stagione riuscii anche a partire in quintetto e ad essere uno dei riferimenti offensivi della squadra. Nei primi due anni eravamo un team di gran talento ma vincemmo pochi match. Il mio terzo anno universitario, invece, fu davvero molto buono: riuscimmo a vincere molte partite, io fui il miglior realizzatore della squadra e ci qualificammo per il torneo NCAA cosa che non accadeva dai tempi in cui Chauncey Billups frequentava l’Università del Colorado.
Hai giocato per diversi anni in Italia e in Spagna. Come mai hai deciso di far ritorno in Francia?
Sono tornato perché ho sempre voluto giocare da professionista in Francia. Ho trascorso molti anni della mia carriera lontano dalla Francia ed era giusto farvi ritorno anche perché sono nato e cresciuto in Gadalupe e quando ero piccolo guardavo sempre in TV le partite del campionato francese. Sognavo un giorno di poter prendervi parte.
Veniamo agli anni trascorsi in Italia. Hai giocato per diverse squadre: Cantù, Napoli e Varese. Dove ti sei trovato meglio?
Molto difficile sceglierne una. Quello che ho sempre apprezzato in tutte le città italiane in cui ho giocato sono il calore dei tifosi e l’atmosfera che si crea durante ogni match. Ti faccio un esempio: il “Pianella” è un palazzo notoriamente freddo, ma appena i tifosi iniziavano a riempirlo si creava un ambiente favoloso, un calore in cui era meraviglioso giocare. Invece Napoli ha un posto speciale nel mio cuore: è lì che ho vinto la Coppa Italia, è lì che ho disputato l’Eurolega.
Già, Coppa Italia ed Eurolega. Cosa ricordi, in particolare, della tua esperienza napoletana?
Ovviamente i ricordi più belli fanno riferimento alla vittoria delle FinalEight e alla disputa dell’Eurolega. Ricordo la fatica e la gioia: siamo riusciti a vincere la Coppa Italia battendo in tre giorni Milano, Treviso e, all’overtime, Roma. Ai play-off scudetto siamo usciti in semifinale contro la Fortitudo ma questo ci ha permesso di disputare l’Eurolega l’anno successivo. All’inizio, in Eurolega, faticammo non poco. Sentivamo la mancanza di un giocatore come Greer ma poi le cose sono andate meglio. Addirittura arrivammo a giocarci la qualificazione alle Top 16. Un risultato a mio parere positivo per una società che disputava per la prima volta l’Eurolega.
Purtroppo oggi il Napoli Basket è passato dalla massima competizione europea per club alla A-Dilettanti. Anni travagliati per la palla a spicchi napoletana: prima l’addio di Maione e del basket di alto livello, poi il trasferimento di Rieti al PalaBarbuto, poi ancora una mancata rinascita la scorsa stagione e oggi un nuovo Basket Napoli che lotta per la promozione in Legadue. Pensi che Napoli possa tornare nuovamente a disputare un campionato di serie A e a calcare palcoscenici importanti?
Lo spero. Nel calcio Napoli è riuscita addirittura a disputare la Champions League dopo essere rimasta in Serie B tanti anni ed essere scivolata in C dopo il fallimento. Non vedo perché questo non possa accadere anche nel basket. Mi piacerebbe molto vedere Napoli ad alti livelli anche perché là ho lasciato molti amici.
Stai seguendo il nostro campionato?
Certo che lo sto seguendo! Amo il campionato italiano. Ho molti amici che giocano da voi e conosco diversi allenatori. Per questo do sempre un’occhiata a ciò che accade dalle vostre parti.
Chi pensi possa vincere lo Scudetto?
Beh, penso che Siena alla fine vincerà i play-off ma non sarà così facile come gli scorsi anni. Squadre come Milano e Cantù possono davvero metterla in difficoltà.
Pensi che un giorno potresti tornare a giocare in Italia?
Certamente! Perché no? Amo l’Italia e il basket Italiano!
Attualmente giochi col Paris-Levallois. Quali sono gli obiettivi tuoi e della squadra per questa stagione?
Per quest’anno il nostro obiettivo è quello di raggiungere i play-off e poi, una volta lì, vedere cosa succede. Stiamo lottando per il quinto posto e mancano due giornate alla fine della regular season.
Cos’altro aggiungere…puoi mandare un saluto ai tifosi italiani?
Certo! Ciao a tutti e speriamo di incontrarci presto!
Si ringrazia di cuore per la disponibilità concessaci Michel Morandais e il responsabile marketing del Paris-Levallois Nicolas Mathieu, senza i quali questa intervista non si sarebbe potuta realizzare.
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