Caserta, la sorpresa del campionato. Sette vinte e tre perse dopo dieci giornate, terzo posto in graduatoria insieme a Venezia e Avellino. Incredibile se si pensa alla situazione societaria con i maggiori azionisti (la società britannica Fortune investment e consulting) uccel di bosco. Ecco quindi l’intervista completa rilasciata dal coach bianco-nero Sandro Dell’Agnello (“Non siamo terzi per caso: è tutto meritato”) per l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport.
Andare avanti senza sapere chi sono i proprietari: come fa Dell’Agnello a tenere a bada la squadra, soprattutto quando il patron Raffaele Iavazzi ha comunicato di poter garantire l’attività solo fino a fine dicembre?
“Questi fantomatici proprietari inglesi non si sono mai presentati, mai hanno messo un euro, non sappiamo chi siano. Il nostro riferimento è solo Iavazzi, è lui che ci garantisce gli stipendi, anche questo mese arrivati puntuali. Ho cercato di isolare la squadra, ma non nego che qualche giocatore è venuto a chiedermi: «A fine anno chiudiamo?» Conoscendo Iavazzi, sono sicuro che non avremo problemi. Non credo che ci abbandoni, non è il tipo da agire così. Poi è un tifoso vero, e ora si sta pure divertendo…”
A Caserta Dell’Agnello è stato visto all’inizio come l’ex giocatore che vinse lo storico scudetto nel 1991: al bravo tecnico non si erano ancora abituati…
“Vero, la scorsa stagione sono stato accolto dai tifosi con l’affetto di chi è stato nella loro città per otto anni. Non erano ancora convinti nel Dell’Agnello coach: spero di averli fatti ricredere. Oggi l’ex giocatore ha pochi capelli, anche grigi e la gente ha capito che può essere pure un bravo allenatore.”
L’incredibile stagione della Pasta Reggia è tutta racchiusa nelle motivazioni dei giocatori?
“Siamo partiti tardi sul mercato per i noti problemi societari. Quindi, prendendo gli scarti degli altri. Ho detto alla squadra: «Ragazzi, siete qui perché non vi hanno voluto: facciamo ricredere a tutti che hanno sbagliato e di grosso». Ebbene, questa storia se la sono legata al dito. E oggi sono un gruppo vero, unitissimo: il giorno del Ringraziamento americano erano tutti e undici a cena. Non mi era mai successo di vedere una cosa del genere, neppure da giocatore. Tecnicamente, invece, ognuno è bravo a fare ciò che gli chiedo, senza stravolgere il ruolo abituale. Comunque, 14 punti dopo 10 giornate erano impensabili.”
Sosa da svogliato e già dato per partente, è diventato il leader della squadra: cosa è successo?
“Ho parlato a lungo con lui. Oltre ad aver avuto un problema con la società (pagamenti della Fortune, ndr) si era imborghesito dalla stagione in Libano dove durante la settimana lo sforzo maggiore era allacciarsi le scarpette. Non è un play puro, ma capisce il gioco. Oltre a continuare a prendersi i suoi tiri, sta diventando bravo anche a usare un po’ la testa. Gli sarà utile per il prosieguo della carriera, sembra averlo capito.”
L’obiettivo di Caserta?
“Nell’immediato la qualificazione alla Final Eight di Coppa Italia. Una volta centrata, dovremo essere bravi a tramutarla in un punto di partenza e non di arrivo.”
Il 18 Dicembre ritorna Oscar a Caserta, avrà la cittadinanza onoraria: felice di rivederlo?
“Mi commuoverò, lo so. Ci siamo persi di vista, ma ho giocato 7 anni con lui ed eravamo vicini di spogliatoio. Non vedo l’ora di riabbracciarlo.”