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Cremona, due imprese che profumano di salvezza

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Se la vittoria contro l’EA7 Milano è stata definita impresa, che aggettivo bisognerebbe spendere per il capolavoro del PalaMaggiò, mai espugnato dalla Vanoli Braga, nemmeno ai tempi della Legadue? Miracolo? No, semplicemente la gemma di un girone di ritorno da capogiro per i biancoblu (fatta eccezione per le prime tre partite, in cui la Vanoli è uscita sconfitta e tra cui figura il baratro del ko casalingo contro Casale), che nelle ultime sette partite hanno messo in fila cinque vittorie, mettendo più di un piede nella salvezza. Aggancio e sorpasso a Caserta a quota 20 punti, grazie al 2-0 negli scontri diretti, +8 su Casale Monferrato che ha osservato il suo turno di riposo: non ci poteva essere viatico migliore per affrontare le due trasferte insidiose che il calendario proponeva ai Caja Boys. Meriti da distribuire tra tutti, ma attribuibili soprattutto ad un sontuoso Jason Rich, con un altro ventello (24 punti, esattamente come contro Milano), al quale i tifosi a fine stagione dovranno dedicare una statua, così come al Generale Grant a Yosemite Park, oppure trovargli un posto sul Monte Richmore, proprio come nel film Richie Rich – Il più ricco del mondo; letale come un crotalo del Rio delle Amazzoni (9/12 da due punti, 2/3 dal perimetro), l’ultimo innesto biancoblu, si sta rivelando sempre più il go to guy che mancava a Cremona, per compiere quel passo in più per ambire ad un campionato migliore di quanto dicesse la classifica. Un gruppo che ha tratto giovamento dal mandato bis di Attilio Caja, con una squadra che non cresce nel forno della classe, ma in quanto ad aggressività, grinta e voglia di vincere non è seconda a nessuno; una squadra paragonabile alla falange macedone di Alessandro I, compatta e ben organizzata, in grado di compiere due imprese nel giro di una settimana, dapprima sfatando il tabù contro Milano, andando poi a prendersi quel PalaMaggiò, fortino inespugnabile per i lombardi, sin dai tempi della Legadue. Artefice di tutto ciò, Attilio Caja, ieratico come un sacerdote del Monte Athos, che ha saputo imporre il suo credo cestistico, applicandolo alla pallacanestro che esprime la sua squadra in questo momento; difesa arcigna, e sfruttamento degli spazi aperti. I dogmi fondamentali dell’allenatore pavese, recepiti e messi in pratica dai suoi ragazzi; una Vanoli Braga rinata, con il pelo lucido come il cavallo dello sceicco Al Maktoum prima della Dubai Cup, capace di giocare alla pari con tutti, senza nessun timore reverenziale. Cremona ha vinto solamente tre volte lontano dal PalaRadi, guarda caso contro le tre squadre che si tiene dietro in graduatoria, Caserta, Teramo e Casale Monferrato.
Ora mancano otto giornate alla fine della regular season e otto sono anche i punti da gestire sul fanalino di coda Casale Monferrato; se la parola salvezza, per ora, nessuno si azzarda ancora a pronunciarla, più per scaramanzia, che per altro, l’obiettivo di inizio stagione sembra ormai essere dietro l’angolo, senza falsa retorica; la matematica dice che con due vittorie si è al sicuro e considerato che è una scienza esatta e la logica ci va molto vicino, anche un successo potrebbe voler dire sicura permanenza nel massimo campionato, anche perché dall’altra parte, Casale Monferrato dovrebbe vincerle, se non tutte, quasi. Un’impresa a dir poco titanica, per una squadra che, finora, ha gettato al vento una miriade di successi al fotofinish, segnando così, in negativo, il proprio cammino.
Tutto l’ambiente biancoblu si gode questo momento positivo, il migliore della stagione; il destino della Vanoli Braga è nelle proprie mani, e dopo la doppia impresa Milano-Caserta, il sodalizio cremonese ha scritto una nuova pagina della propria storia. Lunedì Cremona sarà di scena a Pesaro, altro parquet mai violato; arrivarci, però, con due vittorie consevutive e senza essere impelagati pericolosamente nelle sabbie mobili di fondo classifica, è un vantaggio considerevole, che permette ai lombardi di giocare con la mente sgombra da cattivi pensieri, provando, così come al PalaMaggiò, a compiere un altro colpo grosso.

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