Count Down: lo Squalo azzanna Varese, italiani disastrosi per Bizzozi, non basta il mestiere di Scekic
E’ un derby in tono minore quello che vede l’Acqua VitaSnella cogliere la vittoria n° 13 al Pianella, a spese di una Cimberio Varese ridotta al lumicino, che sembra anelare soltanto ad un finale di stagione senza patemi da rischio retrocessione. Troppo precaria la situazione tecnica dei biancorossi, privi di regia dopo l’addio a Clark e senza identità tecnica dopo il cambio di allenatore, per poter opporre resistenza ad una Cantù che si impone pur senza brillare. I brianzoli entrano in campo senza il furore abituale dei match casalinghi, litigano con le percentuali da tre per i primi 20′ (1/9 nel primo tempo) e si fanno trovare impreparati a rimbalzo (9-15 pro Varese nel primo quarto di cui ben 6 offensivi, 30-36 sempre per gli ospiti alla fine), ma riprendono il controllo del match con la difesa nel secondo quarto e chiudono i conti dopo la pausa lunga, quando si riaccende la luce dal perimetro (6/6 nel terzo quarto dai 6.75). In rigoroso count down ecco i numeri chiave della partita:
10 come i punti di Aradori (25, 5 reb e 4 assist per 31 di valutazione) nel terzo quarto. Lo Squalo bresciano, in dubbio alla vigilia, prende possesso del match nel secondo tempo, dove mette insieme 21 punti con 27 di valutazione. Quando si accende lui l’attacco canturino decolla e per Varese non c’è più niente da fare.
9 come i minuti che servono a VitaSnella per rivoltare la partita nel secondo quarto. Sotto 15-20 dopo le triple di Sakota e Ebi nei primi due possessi, Cantù piazza il 20-6 che annichilisce la Cimberio, capace, di lì all’intervallo, di mettere insieme solo 2 canestri dal campo e altrettanti tiri liberi, mentre gli avversari banchettano nell’area varesina (Cantù 9/11 da due nel parziale).
8 come i punti di Marko Scekic (12 più 10 reb alla fine) nel solo primo quarto, in cui usa tutto il suo mestiere contro un Cusin disorientato, per mettere Varese avanti nel punteggio per quasi tutta la frazione. Il serbo si fa valere sotto i tabelloni col suo senso della posizione e pur senza saltare il proverbiale foglio di giornale domina sotto le plance (7 rimbalzi nei primi 10′ di cui 5 in attacco) fino a che il fisico lo regge.
7 su 12 dal campo con 5 assist per un Ragland (16, 2/5 da tre) che mette insieme le cose migliori nella prima parte di gara quando Cantù fatica dal perimetro ed il suo istinto per il ferro taglia in due la difesa di Bizzozi in più di una circostanza, evitando che la partita si complichi.
6 come le triple di Cantù su altrettanti tentativi nel terzo quarto che spacca definitivamente la partita. Dopo un primo tempo disastroso dalla distanza (1/9) – dove però VitaSnella ha il merito di non intestardirsi dai 6.75 per cercare invece punti in vernice – la batteria di tiratori di Sacripanti esplode al rientro dagli spogliatoi e crivella la retina avversaria chiudendo di fatto la pratica derby.
5 su 11 dal campo con 4 recuperi e 2 assist per un coraggioso Ebi Ere (16, 2/4 da tre), l’unico degli esterni di Bizzozi che provi ad opporsi alla marea canturina quando la partita ha ancora un senso.
4 come i rimbalzi di Adrian Uter (10, 5/7 dal campo) il cui contributo, più che nelle cifre, si sostanzia nell’energia che porta in campo. Sovrasta Scekic per fisicità, cambiando la geografia del match nel secondo quarto, dove oscura l’orizzonte nella propria area e chiude con la devastante schiacciata in tap-in sulla sirena che a livello simbolico dà la misura del cambio di inerzia definitivo della partita.
3 come i minuti che Cantù impiega prima di segnare ad inizio match, gli stessi che all’uscita dagli spogliatoi bastano ai biancoblu per ammazzare la partita col 13-2 che fa lievitare il vantaggio fino al più 20 sul 48-28. La differenza di approccio a livello di intensità nelle due metà gara è evidente, la pattuglia di Sacripanti spesso ha pagato dazio (non ultimo a Caserta nella giornata precedente) per partenze troppo soft, specialmente in trasferta, difetto da evitare se poi non c’è il Pianella a dare la carica per la rimonta.
2 come i falli tecnici di pura frustrazione rimediati da Sakota (11, 1/8 da tre) e Banks (17 e 5 assist ma 4 perse). Il serbo sbaglia tutto quello che può dal perimetro, anche quando ha il canestro bene aperto davanti, la guardia USA aggiusta le sue cifre nel lungo garbage time finale dopo una prova inconsistente in cui di fatto non lascia traccia.
1 come l’unico punto di un Polonara (0/5 da tre e 6 rimbalzi) imbarazzante, che “regala” airball in serie, tra cui un libero che finisce a 40 cm dal ferro e mette in campo un’attitudine perlomeno da rivedere. Stesso fatturato per un DeNicolao (0/8 dal campo) che dimostra di non poter reggere il ruolo di titolare a questo livello.
0 come i punti di Jones e Rullo. Se il neozelandese (solo 3′ in campo) è finito ai margini delle rotazioni di Sacripanti (con Cantù che vorrebbe aggiungere massa proprio in quel ruolo in prospettiva playoff), il talento abruzzese sta invece attraversando un momento di riflusso, in cui niente gli riesce bene, neppure il tiro da tre (0/2 in 14′) sua specialità abituale.
Stefano Mocerino
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