Coach Sacripanti presenta la nuova Cantù: “Squadra costruita con coraggio. Sarà stimolante allenare così tanti esordienti”
Il problema di rivedere al ribasso anno dopo anno il proprio budget sembra essere una costante di tutte (o quasi) le squadre di Serie A. Il mercato della scorsa estate ha dimostrato come anche Cantù, piazza storica del nostro campionato, ha dovuto affidarsi a scommesse e rinunciare a giocatori affermati, soprattutto italiani in seguito ad un ridimensionamento delle risorse. A guidare la truppa è rimasto però Stefano “Pino” Sacripanti, che dalle pagine de “La Repubblica” si è così espresso a quattro giorni dall’avvio della nuova stagione: “Credo che per fare questa squadra ci sia voluto molto coraggio. Il mio, quello del direttore sportivo Della Fiori e quello della società. E’ abbastanza difficile allenare giocatori che con l’Europa non hanno nulla a che fare, con esperienza vicina allo zero e a cui bisogna spiegare praticamente tutto della pallacanestro italiana. Partendo dal presupposto che Milano farà un campionato a parte abbiamo deciso di non volare basso e restare lì a galleggiare e allestito così una squadra che potrebbe fare grandissime cose ma anche farci mangiare le mani per non aver scelto qualcosa di più tranquillo. E’ un rischio che abbiamo calcolato, speriamo di averci visto giusto”
Non si rinuncia quindi alle ambizioni, nonostante il ridimensionamento. La società ha deciso di ridurre le risorse destinate al mercato con conseguente addio a giocatori che negli ultimi anni avevano dato tanto alla causa canturina: “C’è una società più solida ma che non fa voli pindarici. Abbiamo rinunciato a giocatori che erano un po’ la base e la forza della Cantù vecchia ma che costavano molto in termini economici. Aradori ha giocato una grandissima stagione, Leunen era una certezza, Cusin il miglior centro italiano. E’ chiaro che all’inizio si fa molta fatica a lavorare senza avere come punto di riferimento quei giocatori cui bastava entrare in campo per sapere cosa fare. Al loro posto sono arrivati giocatori con più ambizione e voglia di crearsi un nuovo mercato in Europa. Si farà maggiore fatica all’inizio perché la conoscenza del gioco, del campionato, la stessa conoscenza reciproca viene a mancare, ma spero di riuscire a poter dare lo stesso una giusta collocazione a tutti e magari a farli crescere in maniera equilibrata. Al momento siamo una squadra che deve passare un periodo di culturizzazione per poter giocare questo campionato nel migliore dei modi”.
Sacripanti fa poi una panaromanica dei nuovi acquisti: “Johnson-Odom ha giocato sempre da guardia all’università facendo poi il play in D-League, ha grande temperamento e voglia di fare bene in Europa. Lo abbiamo preso anche per dare a Gentile la possibilità di avere un po’ più spazio rispetto al solito. Feldeine è arrivato per ultimo, con lui abbiamo inserito una conoscenza di gioco un po’ più alta rispetto agli altri. Era quello che ci mancava, uno che sa giocare a pallacanestro. Jones è un grande atleta, con una carriera che lo ha portato a spostarsi da ala forte a ala piccola, ha ampi margini di miglioramento. Hollis lo seguivamo dallo scorso anno, buone mani, anche lui dovrà imparare tanto nella nuova categoria, è un quattro che si contrappone a Buva, giocatore più fisico, interno. Caratteristiche diverse che hanno anche Mbodj, giocatore di atletismo e movimento e Eric Williams, più di posizione. Williams ha perso più di 30 chili rispetto alla scorsa stagione, ora deve rimettere un po’ di forza fisica”.
E sugli italiani: “Laganà sta recuperando dall’infortunio, non vogliamo mettergli fretta. Abass ha la possibilità di venire fuori visto che davanti non avrà Aradori, Gentile dovrà essere molto bravo nel capire e gestire questa squadra insieme a Johnson-Odom”.
Infine un pronostico sul campionato: “C’è una squadra come Milano che non ha rivali, costruita per dominare in Italia per tanti anni e che è riuscita anche a rinforzarsi. Dietro c’è un gruppo di squadre costruite con budget e giocatori importanti, parlo di Reggio Emilia, Sassari e Venezia, e poi tante buone squadre costruite con criterio come Roma, Brindisi, Cantù e Caserta.”