Era solo questione di tempo. Quello che tutti a Cantù già paventavano alla luce della situazione nel cantiere di Corso Europa, fermo ormai da Luglio nonostante il Comune avesse rimosso tutti gli ostacoli alla prosecuzione dei lavori, diventa realtà. Scaduti i termini giuridici della diffida ad adempiere inviata a suo tempo alla ditta Turra incaricata dei lavori, la giunta del Sindaco Bizzozero si avvia ad intraprendere la strada della risoluzione del contratto. In un primo momento Turra aveva presentato le proprie osservazioni al PGT ad inizio novembre per chiarire alcuni aspetti del progetto, contestualmente ad una disponibilità al pagamento degli oneri relativi ai permessi di costruzione (in totale 1 milione di euro, cui si aggiungono i 400.000€ che i bresciani dovrebbero versare, come da convenzione, alla Pallacanestro Cantù). Alle parole però non sono seguiti i fatti, se non quelli, di segno opposto però, della rimozione dei macchinari dal cantiere. “La prospettiva è la risoluzione, si andrà al contenzioso e lì ognuno farà la sua parte – le parole del primo cittadino di Cantù –. Siamo dispiaciuti ma tranquilli dal punto di vista delle responsabilità, perché il Comune ha fatto tutto quello che doveva, senza commettere errori.” Una volta scaduta la proroga di 300 giorni già concessa dall’Amministrazione e non più rinnovabile poiché gli ostacoli alla prosecuzione sono stati rimossi, il costruttore sulla carta si troverà a pagare 5.000€ per ogni giorno di ritardo, ma la prevedibile battaglia legale rappresenta una pietra tombale sul destino dell’opera e della stessa area di Corso Europa: “Per arrivare alle risoluzione definitiva – prosegue Bizzozero – occorrono prove inconfutabili, certificate nelle sedi opportune. Quando ciò accadrà potremo cercare altre strade”.
“Sono talmente arrabbiata che non voglio nemmeno più vederlo quel cantiere – lo sfogo della Presidente Cremascoli – Oltre alla beffa c’è anche il danno economico per i contributi non versatici da Turra. Con loro non c’è più nessun contatto, non rispondono alle nostre richieste. Non ci rimaneva altra scelta che adire le vie legali, dopo l’ingiunzione siamo passati a presentare un’istanza di fallimento”.
Lontana dal vedere la luce, quindi, la nuova casa della Pallacanestro Cantù, da due decenni pesante convitato di pietra per chiunque abbia preso in mano le redini societarie. Nel desolante panorama di questa tipica vicenda italiana, l’avvio delle procedure per chiudere il rapporto con Turra rappresenta tuttavia (vogliamo coraggiosamente vedere il bicchiere mezzo pieno) il primo passo necessario per immaginare nuove soluzioni – meno faraoniche ci sentiamo di consigliare – per realizzare un impianto degno della squadra e della città.
Stefano Mocerino
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