Erano quasi 700 le persone accorse ieri sera al Pianella per l’assemblea pubblica sulle prospettive future della Pallacanestro Cantù e per ascoltare dalle parole del Sindaco Bizzozero, promotore dell’iniziativa, le caratteristiche del progetto di azionariato popolare a sostegno del nuovo assetto societario.
Presenti sul palco le figure che hanno fatto la storia della pallacanestro in questo angolo di Brianza, da Roberto Allievi, a rappresentare la famiglia che portò Cantù nell’elite del basket mondiale, a Francesco Corrado, fino all’attuale Presidente Anna Cremascoli, oltre alla bandiera per eccellenza PierluigiMarzorati. L’introduzione del primo cittadino ha cercato di fare leva sulla passione e il cuore che questo territorio ha sempre messo nel basket, chiedendo un passo avanti nell’assunzione di un impegno concreto – quindi economico – a tutti coloro, tifosi, imprenditori sponsor, che abbiano a cuore la prosecuzione di questa tradizione. Solo uno sforzo collettivo può permettere alla città di fregiarsi ancora di una squadra del livello che le compete per storia e tradizione.
A raffreddare il clima è arrivato però il comunicato stampa della proprietà per chiarire una situazione su cui molto, forse troppo, è stato scritto e detto. La Presidente (visibilmente emozionata non solo per il tributo del pubblico, quanto probabilmente, per la decisione che si avvia a prendere) ha ripercorso i problemi di gestione – dal palazzetto alla mancanza di sostegno concreto di altri soggetti economici – a fronte invece dei successi sportivi, di questi 6 anni (il doppio dei 3 previsti come minimo dall’accordo iniziale) per ribadire l’impossibilità a proseguire da soli. Da qui la sottolineatura del passo indietro al termine della stagione: «…noi adesso facciamo un passo indietro e diamo sin da ora la massima disponibilità a collaborare con chiunque si faccia avanti nella speranza che in tutto questo tempo che abbiamo davanti ci sia un imprenditore o più facilmente si riesca a formare una cordata di imprenditori, magari affiancata anche da una parte di azionariato popolare, che permetta un futuro a questa gloriosa società sportiva». Nella sostanza nulla di nuovo rispetto a quanto annunciato a Luglio, ma nei toni e nel linguaggio del corpo ai più è parso leggere un disimpegno già scritto o una permanenza comunque abbastanza marginale rispetto a quella di socio di maggioranza alla guida di un pool che tanti, compreso chi scrive, prefiguravano. E in questa direzione è parso andare l’accorato appello che Roberto Allievi le ha rivolto a fare parte in ogni caso del futuro della società.
Non è stata l’unica nota dissonante in una serata che – a dispetto dell’appello di Bizzozero a seppellire ruggini, invidie e antipatie – ha lasciato intravedere un quadro non proprio armonico. L’ex-patron Corrado ha ricordato con toni aspri la cronica mancanza di sostegno alla sua presidenza e l’assemblea al vecchio palazzetto Parini del ’99, quando la squadra messa in vendita da Polti sembrava sulla strada per Pesaro: «Furono 7000 le firme che chiedevano di salvare Cantù, ma in concreto solo 20 furono disponibili a contribuire economicamente. Sono tra gli scettici – ha proseguito – ma voglio essere smentito. Per questo lancio la mia sfida a Cantù: se pensate che si farà avanti un singolo “salvatore” cominciate pure a cancellare il nome della città dalla mappa del basket. Serve un progetto di 5 anni con uno “zoccolo duro” che decida e gestisca la squadra, ma devono contribuire tutti. Vi chiedo di non deludermi. C’è una banca (la Cassa Rurale di Cantù, ndr) che ha 6000 soci sul territorio e credo abbia dei doveri verso i canturini. Potrebbe proporre ai soci di corrispondere, per esempio, 500€ l’anno per 5 anni, sul modello di un prestito obbligazionario, che permetterebbe di raccogliere cifre importanti.»
Nei fatti il progetto proposto al pubblico prevede, oltre alla sponsorizzazione anche per quote minime rivolta agli imprenditori, due tipi di contribuzione: una in forma di donazione (senza diventare socio) libera sia per importo che per durata, l’altra come acquisto di azioni, che vincolerebbe poi il socio a contribuire pro-quota per finanziare la parte di budget non coperta dagli altri introiti. In soldoni, se il minimo individuato per una stagione in serie A è 4,5 milioni di Euro ed essendo le entrate, consolidate negli ultimi anni, pari a 2,5 milioni a stagione (1 per abbonamenti e biglietti e 1,5 per le sponsorizzazioni escluso il main sponsor) si tratterebbe di ripianare i 2 milioni mancanti a fronte di un capitale sociale di 200.000€ in un rapporto di 10 a 1. Con queste cifre l’eventuale sottoscrittore dovrebbe impegnarsi a versare 10€ all’anno per ogni azione posseduta. Il progetto prevede una road map che parte da oggi con la raccolta dei moduli di adesione che si possono trovare sul sito del Comune di Cantù e saranno distribuiti anche al Pianella e all’interno del quotidiano locale La Provincia. Un primo bilancio intermedio verrà fatto il 30 Novembre, mentre a fine anno ci sarà la valutazione definitiva sulla fattibilità o meno del progetto in base alle disponibilità raccolte.
Si è speso molto il Sindaco per sottolineare l’idea di autonomia – quel “farcela da soli” che impregna la cultura di queste zone – e per lanciare una serie di microiniziative che diano il senso dell’impegno di tutto un territorio. «E’ fondamentale dirsi che è possibile e mantenere un atteggiamento positivo per arrivare all’obiettivo. Cantù può farcela, ma deve volerlo».
In generale tutti i protagonisti hanno sottolineato la necessità di un marketing capillare per coinvolgere quanti più soggetti possibile, anche lontano da Cantù puntando sul marchio e la storia che la città attraverso la sua squadra hanno portato in giro per l’Italia e per il mondo. In concreto però l’impressione è che senza un pool di soggetti forti che subentrino (o auspicabilmente affianchino i Cremascoli nel caso decidano di restare) attorno a cui aggregare l’azionariato popolare, far quadrare i conti di questo ambizioso progetto non sarà facile.
Stefano Mocerino
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