Quando Allan Ray è sbarcato a Bologna il coro unanime è stato:”speriamo non si presenti nella sua ultima versione al Cedevita”. Oggi, dopo essere stato riconosciuto quale leader dello spogliatoio bianconero ed aver rappresentato le V nere all’ All Star Game il rischio è scongiurato. In realtà che il Ray bianconero non fosse un giocatore in parabola discendente lo avevano già capito tutti appena dopo Natale, con quella tripla allo scadere a dare la vittoria contro Pesaro che resta uno degli highlight della stagione virtussina e che per un attimo(ma solo un attimo eh..) ha fatto venire il dubbio che non fosse Allan Ray ma Ray Allen a lanciare quella bomba che ha riaperto letteralmente i giochi in una stagione che pareva ancora mediocre e che ora con l’arrivo di Reddic potrebbe trovarsi alla svolta positiva.
Ray a tent’anni e dopo una carriera da nomade della palla a spicchi sembra aver trovato finalmente un posto dove esprimere, oltre al talento, anche una non scontata all’inizio leadership che lo ha portato anche ai gradi di capitano. Certo il carisma non era sicuramente mai mancato all’ex Roma visto che è un requisito per la sopravvivenza da dove viene lui, il Bronx e da dove vengono Hazell, che in realtà è di Harlem ma abitava a 10 minuti da casa sua oltre a l’ex virtussino Hardy. Non sorprende quindi che la Bologna bianconera abbia trovato i suoi personalissimi Splash Brothers proprio in Ray e Hazell quest’anno. Il legame Se però Ray è a Bologna oggi lo si deve a una persona: Coach Valli. Con lui Ray a Ferrara, in una stagione che nessuno da quelle parti dimentica, il ragazzo, che partiva di rincorsa come un pò tutta quella squadra dopo un anno di ambientamento in una Roma molto ambiziosa, arrivò a degli insperati playoff. Oggi Ray, tante squadre dopo e altrettanti alti e bassi, vuole riportare la Virtus ai playoff dopo due anni e rivivere i fasti di Ferrara con cui questa squadra ha più di un’analogia e poi magari fermarsi in Emilia come ha detto di voler fare con la moglie ballerina Charity detta Cha Cha Cha (non è una battuta) che è a Bologna con lui. E poi? poi la storia è già scritta: lo stadio degli Yankee sulla schiena ricorda a Ray che lui appartiene al Bronx ed è un legame difficile da recidere, soprattutto quando tuo padre e tuo nonno hanno fatto la storia dei playground prima di te. Ora Ray, che rischiò di perdere un occhio in un match con Villanova, però davanti a se vede solo una cosa: l’obbiettivo playoff