L’allenatore della Segafredo Virtus Bologna, Alessandro Ramagli, ha concesso un’intervista a La Gazzetta dello Sport a cura di Luca Aquino, parlando di fine regular season, dei playoff, della sua eventuale conferma sulla panchina virtussina, della crescita di Alessandro Gentile e i vari infortuni…
“Intanto dobbiamo entrarci nei playoff, – specifica subito il coach livornese – poi è chiaro che data la nostra imprevedibilità potremmo essere sgraditi ai nostri avversari.”
In che modo guarda la classifica in questo momento?
“Non le do un verso. Non la guardo verso l’alto pensando a qualcosa di diverso o verso il basso preoccupandomi. Penso sia la graduatoria quella che dà il vero senso dei valori espressi su 23 partite.”
La forbice del quarto posto si è però ristretta?
“Non saprei, anche perché abbiamo giocato contro quelle squadre con chiari risultati; anche se potevamo vincerne una in più al ritorno. La partita di Venezia avrebbe potuto cambiare le sorti della nostra classifica.”
Avete giocato solo nove gare al completo: c’è rammarico?
“Quando ci sono questi problemi, le squadre sane le considerano opportunità, quelle non sane si fanno travolgere. Questa cosa, in un certo senso, a noi ci ha fatto crescere. Però qualche rammarico rimane perché 5-6 partite in emergenza sono una opportunità, di più diventano un problema…”
Firmerebbe per duplicare il 5-2 dell’andata in queste ultime sette partite?
“Sì perché ci proietterebbe verso il nostro obiettivo. Penso però che sarà molto difficile, dato che giocheremo contro squadre che hanno molto da chiedere al campionato.”
A fare ben sperare c’è la crescita di Ale Gentile, a prescindere dai numeri.
“Vedendolo giocare si può percepire che è in un ottimo momento; è cresciuto anche perché è in una situazione di comfort tecnica e personale. È cresciuto tanto nel gioco lontano dalla palla, è più produttivo ed efficiente; inoltre vede sempre i punti di riferimento ogni volta che si guarda attorno.”
In che modo la squadra è cresciuta avvicinandosi alla sua cultura ideale?
“Questa non sarà mai la squadra ideale, perché vive di istinti e così facendo è difficile dire che un percorso è finito. Per noi crescere vuol dire convogliare gli istinti all’interno delle necessità della squadra. La stabilità è come la ricerca della felicità: quando ci arrivi, ti accorgi che puoi esserlo ancora di più.”
Dalla qualificazione ai playoff dipenderà la sua conferma?
“Sarò onesto: non so dire ancora se la mancata qualificazione ai playoff significherà abbandonare la panchina; dipenderà tutto dalla dirigenza di un club che sta ancora cambiando pelle. I parametri di valutazione per una eventuale conferma non credo passeranno in maniera significativa per la qualificazione o meno ai playoff.”
Qual’è la cosa di cui va più orgoglioso in questa stagione?
“Che i vari addetti ai lavori che vengono spesso a vedere le nostre partite mi dicono: ‘Non pensavo che una squadra con queste caratteristiche sarebbe stata in campo con tale spirito di coesione’. Per me è un grande complimento.”