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#TeamNBA – Sacramento cerca di mettere ordine attorno a Cousins

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DeMarcous Cousins: croce e delizia dei Kings (Foto: Michael Tipton, CC)
DeMarcus Cousins: croce e delizia dei Kings (Foto: Michael Tipton, CC)

Trenta squadre in trenta giorni, ed eccoci giunti all’ultimo appuntamento con la presentazione dei team NBA 2016/17. Per chiudere in “bellezza” tocca analizzare un franchise che ha fatto parlare molto di sé per la pessima gestione organizzativa negli ultimi anni: i Sacramento Kings.

LA STAGIONE 2015/16

Non ci sono mezzi termini: la stagione 2015/16 dei Kings era stata un’autentica delusione. Una squadra construita per tornare come minimo ai Playoff, con l’acquisto di un playmaker esperto e dalle consolidate qualità come Rajon Rondo e un ottimo tiratore come il nostro Marco Belinelli, insieme con Kostas Koufos, Caron Butler, Quincy Acy e Seth Curry da affiancare a DeMarcus Cousins, probabilmente il miglior centro attuale del pianeta. Un allenatore esperto e vincente come George Karl era chiamato all’impresa, ma ben presto si è visto che le cose non andavano come dovevano, né in campo, né nello spogliatoio. Cousins è un giocatore tanto dominante come problematico e non è mai andato d’accordo con Karl, così come Rondo, altro giocatore con un carattere forte. Urla, insulti, menefreghismo, pessimo gioco difensivo, e squadra ancora lontano day Playoff.

L’ESTATE: “SIGNORE DAMMI LA FORZA”

La notte del Draft, proprio mentre Divac e compagnia scambiavano il nativo di Sacramento Marquese Chriss (8ª scelta assoluta) con il greco Georgios Papagiannis, un pivot di 2.18 scelto dai Suns come 13ª scelta, DeMarcus Cousins stava praticando yoga e twittando al mondo: “Signore dammi la forza”. Si potrebbe riassumere così, con l’ennesima assurdità, l’estate dell’“ospedale psichiatrico” Kings. In ogni caso, a parte l’inutilità di utilizzare il pick più alto per prendere uno dei centri più promettenti d’Europa, quando nel tuo roster hai già il miglior centro del mondo e varie riserve come Kostas Koufos o il sophomore Willie Cauley-Stein, il resto del mercato dei californiani non sembra essere stato così disastroso. Ovviamente Divac ha fatto fuori Karl affidando la squadra a Dave Joerger, e c’è stata una certa “pulizia”: ai giocatori che se ne volevano andare è stata facilitata la partenza, come a Marco Belinelli, mandato a Charlotte la notte del draft a cambio della scelta numero 22. Gli arrivi di Matt Barnes, Aaron Affalo, Anthony Tolliver e Garrett Temple dovrebbero puntellare quella che l’anno scorso era stata la peggior difesa di tutta l’NBA. I chiari segni di infermità mentale sono però riaffiorati a fine agosto, quando i Kings hanno firmato Ty Lawson come nuovo play. Il giocatore, cacciato da Denver l’estate scorsa per problemi extrasportivi legati soprattutto all’abuso di alcol, si disputerà il posto di playmaker titolare con Darren Collison, squalificato dall’NBA per le prime otto partite per un caso di violenza domestica. Dio li fa e Divac li accoppia

LA STELLA: DEMARCUS COUSINS

Può uno dei migliori giocatori dell’NBA far parte di una delle squadre sulla carta peggiori? Ebbene sì. DeMarcus Cousins è ovviamente la stella dei Sacramento Kings. L’anno scorso Cousins è risultato dominante nella maggioranza delle partite giocate, consolidandosi come uno dei massimi realizzatori e rimbalzisti del campionato. Ha battuto record tanto dei propri Kings come nell’NBA, partecipando al suo secondo All-Star. Il suo talento in campo non è discutibile e sarà così anche nella prossima stagione, però, per diventare il vero leader della squadra, dovrebbe essere anche un trascinatore nello spogliatoio, cercare di limare le asperità del suo carattere, rendendosi conto che da solo non vincerà mai niente: ha bisogno di una squadra, di un gruppo, che non si costruisce di certo mancando di rispetto ai compagni.

L’OBIETTIVO

L’obiettivo dichiarato dei Kings 2016/17 è quello di classificarsi per i Playoff, ma lo vediamo un po’ lontano, in quanto la ricostruzione di un gruppo completamente rotto alla fine della scorsa stagione e con un nuovo allenatore richiederà del tempo, ci vuole pazienza. Pensiamo che il vero obiettivo dei Kings per la prossima stagione dovrebbe essere quello di dimostrarsi una squadra di pallacanestro e non un centro di salute mentale.