Quando Stan Van Gundy è arrivato a Detroit tutti pensavano che fosse la persona giusta, una delle poche in grado di ridare smalto ai Pistons. La granitica certezza non è più tale dopo un po’ di scelte discutibili nelle ultime stagioni ma se, nonostante tutto, il suo record resta 403-258 significa che non è il caso di scommettere contro di lui e la sua Detroit. I Pistons sono una squadra diversa e sicuramente nel modo di giocare più “moderna” e tanto potrebbe bastare per tornare in post season ad est.
Passata Stagione (32-50)
La passata stagione dei Pistons è stata un susseguirsi di alti(pochi) e bassi(abbastanza) che ha ricalcato l’umore di una delle città più depresse d’America, anche e soprattutto per ragioni extra cestistiche. La Detroit che si era presentata ai nastri di partenza non era quella voluta da Van Gundy e a guardare come giocavano i Pistons questo era tangibile. I tre big man erano finiti presto per pestarsi i piedi. Così non si poteva continuare tanto che alla fine era stato sacrificato Josh Smith (che comunque è rimasto poi a libro paga) e si era iniziata la rivoluzione puntando pesante su Reggie Jackson. Immediatamente dopo la partenza di Smith nel Michigan erano riusciti ad inanellare una serie positiva che aveva fatto ben sperare prima della caduta verticale nell’ultima parte della regular season.
Novità 15/16
Avete presente quando avete due amici che vorreste tanto stessero insieme ma i due proprio non si prendono? Ecco, a Detroit è successo qualcosa di simile. Avevano due ragazzoni proprio bravi (Monroe e Drummond), due macchine da doppie-doppie che sarebbero potuti essere la coppia di lunghi dei prossimi quindici anni. Purtroppo non è andata bene e uno dei due è stato sacrificato. Monroe è stato sostituito da Ilyasova. Se il ragazzone approdato ai Bucks resta di un livello superiore il turco è decisamente più funzionale da 4. Toccherà infatti ad Ilyasova il compito di allargare il campo con il suo tiro lasciando più spazio alla stella Drummond. Insieme al turco a completare la rivoluzione sotto le plance è arrivato pure uno dei due gemelli Morris. Marcus dovrà pure lui adattarsi al ruolo di stretch four che, se non si fa prendere dalla malinconia per il distacco dal gemello, è un ruolo che può fare. A completare il roster l’esperienza decisiva di Steve Blake, un ex all star in costante parabola discendente come Danny Granger e un lungo che ha fatto numero con gli Spurs (e quindi tanto male non è) come AronBaynes. Attenzione a Stanley Johnson, rookie da Arizona, che ha il talento e la testa per essere un fattore da subito nella lega.
La Stella
Facciamo parte di quella scuola di pensiero a cui non interessa se Reggie Jackson sia quello che guadagna più di Westbrook (80 milioni in cinque anni). Per noi la stella della squadra è senza dubbio Andre Drummond.
In difesa è già da ora un fattore con un atletismo che ha pochi epitomi nella lega e se diventasse un fattore come tutti si aspettano in questa stagione anche dall’altra parte del campo, finalmente potrebbe assurgere al rango di star assoluta. Sembra migliorato ultimamente anche come leader sempre benvoluto in squadra e già mentore del rookie Johnson (che ha ospitato a casa dopo la morte della madre). Van Gundy poi ha saputo valorizzare al massimo uno come Howard, potrebbe sembrargli uno scherzo far sbocciare uno con l’etica e la personalità di Drummond. Piccolo problema: stamattina ha annunciato di voler diventare unristicted free agent e non rinnovare. Van Gundy ha fatto già sapere che per lui non si muove dalla Motor City, per i Pistons ci auguriamo abbia ragione.
Prospettiva stagionale
Stanley Johnson ha detto: “dobbiamo giocare per il titolo”. Anche io una volta ho detto di voler diventare Federico Buffa ma a volte bisogna annegare nel più bieco realismo. Tanto passa da Reggie Jackson: se gioca come un giocatore anche solo da 40 milioni Detroit può esplodere (e con lei anche Drummond). Se l’uomo da Pordenone continua a perdere palloni senza ritegno e il suo backup da dicembre dovesse essere il “solito” Jannings, in quel caso non resterebbe che consolarsi con la crescita di Caldwell-Pope e Johnson e salutare Drummond non senza lacrimuccia per come sarebbe potuta andare. Per noi un posticino ai playoff lo trovano, giusto per fare da vittima sacrificale a Lebron e compagni.