New York, Sabato 23 Novembre 2019
Un clima frizzante ma accettabile per il Novembre newyorkese (a differenza delle ultime settimane in cui i venti polari avevano già fatto capolino in anticipo) da’ alle luci del Madison Square Garden un’aria prenatalizia, con l’occhio di bue sulla sfida tra i junkyard dogs (termine usato per definire i cani di strada, dal carattere un po’ ruvido e combattivo) delle strade di New York, i derelitti ma sempre ammirevolmente combattivi Knicks, e una squadra che deve decisamente ritrovarsi ancora unita sotto l’egida del maestro Gregg Popovich, gli Spurs di San Antonio.
La serata e’ dedicata a Wat Misaka, tributato sugli schermi del Garden, appena scomparso. Misaka, di origini giapponesi, fu la prima scelta al draft nella storia dei New York Knicks nel 1947, e il primo giocatore di origine non caucasica nella storia della pallacanestro professionistica americana. Di giocatori giapponesi la NBA ne ha contati pochi, prima del buon Hachimura che sta giocando – e bene – ai Wizards, e di giocatori italiani non molti di più, ma uno che conosciamo bene gioca stasera, e in una squadra che sembra difficile da riconoscere ultimamente per gli standard degli ultimi anni. Parliamo di Marco Belinelli, che mai ha giocato nella Grande Mela, ma non si lascia sfuggire una cena all’Antica Pesa, noto ristorante italiano a Brooklyn, o una puntata sulla Fifth Avenue quando e’ di passaggio. Il legame degli italiani con New York e’ innegabile e storico – ma stasera lui e gli Spurs non possono lasciare nulla in omaggio alla città sull’Hudson dopo la pessima partenza ad Ovest.
Belinelli, in riscaldamento, saltella come un grillo, attivissimo, parla con tutti, dispensa cinque, si attacca al ferro, e’ una molla impazzita. Indossa perfino una t-shirt di colore differente rispetto a quella classica pre-gara, forse segno dell’investitura a “chioccia” della squadra da parte di coach Pop? Chissà.
Chissà’, ma l’impressione si conferma subito nel primo quarto, con Marco che mette due triple in un amen per dare l’impulso decisivo, e gli Spurs che lasciano di sasso i Knicks con un 7-0 che poi diventa 32-16 nel primo quarto. San Antonio sembra molto più concentrata e Poeltl conferma i miglioramenti delle ultime giornate, con 8 punti (11 alla fine con 10 rimbalzi) all’inizio e un facile dominio nell’area pitturata (povera la presenza sotto i canestri di Randle e Morris Sr in prima frazione). Ne metteranno 68 nel primo periodo, con i timidi e silenziosi tifosi dei Knicks a far invece sentire benissimo i fischi al team di Fizdale all’ingresso negli spogliatoi. Poco cambia nel resto della gara, con la squadra di casa a risalire perfino al -9 (105-96 a quattro minuti dal termine) ma a non riuscire a spostarsi oltre, finisce 111-104 una sfida a senso unico dall’inizio alla fine. DeRozan e Aldridge danno il loro contributo come sempre (21 e 23 punti rispettivamente), si rivede Patty Mills (17) e un decisivo Lyles (3/4 da tre e un paio decisive nell’ultimo quarto). Probabilmente non nella loro serata migliore e, oltre che ammirevoli, quasi commoventi, i Knicks non hanno nemmeno dimostrato quella fama da cani di strada questa sera – e commovente a fine partita il povero Fizdale: “non riesco a spiegarmelo. Noi eravamo nel fango e loro una squadra disperata. Cosi’ ci hanno preso a pugni e fatto sprofondare”.
Riusciamo a cogliere un decisamente rilassato Gregg Popovich e fine partita all’esterno del Garden (“Questi ragazzi sono tutti adulti e professionisti. Hanno famiglia e figli, questa situazione non cambierà la loro vita. Nessuno ama perdere tutte queste partite, ma la vita continua. Continueranno ad essere pagati” minimizzava ai microfoni Popovich in stile suo, spesso ironico, sulla situazione del suo team) ma non riusciamo ahime’ ad estorcere interviste, se non un fugace shot (vedi a destra).
La sfida ai Lakers di Lunedì non sara’ certo facile come quella di questa sera, ma gli Spurs possono almeno provarci – e la chioccia Marco crescere in minuti e impulsi positivi, possibilmente.
Buonanotte da New York!