L‘America si ferma per l’atto conclusivo del Torneo NCAA, con la Final Four tra le quattro migliori squadre di college che si sfidano nel week end nella cornice dell’AT&T Stadium di Arlington, Texas (la “casa” dei Dallas Cowboys nella Nfl), davanti ad 80.000 spettatori oltre alle svariate decine di milioni davanti agli schermi di mezzo mondo (è l’evento più seguito negli States dopo il SuperBowl).
Nomi prestigiosi per questa edizione , la n°76 con questa formula, che non ha visto nessuna “Cenerentola” arrivare fino al grande ballo finale, in un tabellone dove però soltanto una – Florida nel South) – tra le quattro n°1 dei rispettivi Regionals ha completato il percorso fino a Dallas.
Insieme ai Gators si contenderanno il titolo nazionale Connecticut (n°7 nell’East Regional), Kentucky (n°8 nel MidWest) e Wisconsin (n°2 nel West), per un totale di 14 titoli complessivi in bacheca (Wildcats i più vincenti con 8 successi nella storia). Come da tradizione tante sono le storie dietro le quattro superstiti della March Madness: la più intrigante e sentita dagli appassionati è certamente quella di Bo Ryan, coach di Wisconsin da 13 anni, una leggenda con le sue oltre 700 vittorie in carriera, ma all’esordio assoluto alle Final Four, cosa che trasforma i Badgers mella squadra prediletta tra i tifosi neutrali. Ma in “missione” si trovano anche le altre: dagli Huskies di Uconn, passati da una stagione sulla carta di transizione, alle facce da predestinati viste al Torneo, dietro al leader indiscusso, la senior PG Shabazz Napier, playmaker tutto istinto e sregolatezza; agli stessi Wildcats di coach Calipari, che dopo la vittoria del 2012 vanno all’assalto del titolo con la “solita” pattuglia di one and done (ben 4 freshmen del quintetto passeranno in Nba dopo un solo anno di college) dall’immenso talento, che però ha avuto bisogno di mesi (non facili, da qui la n°8 nel seeding del MidWest) per esprimere il proprio potenziale; per finire con i Gators di coach Donovan, a lungo n°1 nazionale in stagione, e forti della loro serie aperta di 30 vittorie consecutive.
E per una di quelle coincidenze che capitano solo al Torneo, Florida sarà opposta nella prima semifinale (Sabato a partire da mezzanotte in diretta su SkySport) proprio a UConn, l’ultima a fermare i Gators, battuti 65-64 ad inizio Dicembre (solo un’altra squadra ha vinto con Florida ed è… Wisconsin! vincitrice 59-53 nello scontro di metà Novembre). Favoriti d’obbligo, gli arancioni di coach Donovan contano sulla forza della loro difesa (la migliore del lotto con 57.6ppg concessi agli avversari col 39.9% dal campo), in grado di mettere grande pressione sulla palla, mentre in attacco si affidano all’asse play pivot tra Scott Wilbekin (senior PG da 13.4ppg con 3.7 assist) e Patrick Young (10.8ppg più 6.5 reb). Pattuglia di senior che annovera anche Casey Prather (top scorer del team con 13.8ppg) e Will Yeguete nei due ruoli di ala,con i sophomore Michael Frazier principale minaccia sul perimetro (12.6ppg col 44.8% da tre), per una squadra che tira il 36% da oltre l’arco, e Dorian Finney-Smith, ala di 2.03, interessantissima combinazione di fisico e tecnica, dalla panchina.
Il basket dei Gators si traduce in un mix di esperienza e atletismo difficilmente uguagliabile, che li ha portati a Dallas senza troppi scossoni, cosa non necessariamente positiva, dovessero invece trovarsi a giocare finali punto a punto. Che sono invece la specialità di casa Napier (18.1 ppg, 4.9 ass e 5.9 reb), vera trazione posteriore nel roster degli Huskies, povero invece sotto canestro, dove mancano centri puri, ma giostra il talento di DeAndre Daniels (13ppg con 5.9 reb) ala junior in grado di attaccare sia la vernice che colpire da tre (43.2% dal perimetro). Triple che sono una condizione necessaria per gli Huskies (che sfiorano il 39% in stagione) per sperare di fare la partita, con l’altra guardia tascabile Ryan Boatright (12ppg col 37.7% da tre), co-protagonista (dietro a Shabazz naturalmente) del successo contro Michigan State, e l’ala berlinese Niels Giffey (8.3 col 49% da oltre l’arco) pronta a colpire piedi per terra dagli scarichi, preferibilmente dagli angoli. L’istinto di Napier potrebbe essere l’arma migliore contro una difesa che toglie agli avversari anche il tempo per pensare, ma UConn gradisce ritmi alti di pallacanestro e se limita le palle perse e resta attaccata nel punteggio può giocarsi le proprie chance.
Attesissima la seconda semifinale (2.49 di Domenica notte sempre su SkySport) tra Wildcats e Badgers, con i taccuini degli scout Nba pronti a registrare le performance dei “Diaper Dandies” (classica definizione di Dick Vitale) di Kentucky, dai gemelli Harrison, Aaron (14.1ppg), che ha deciso la finale del Regional con 4 triple negli ultimi 8′) e Andrew (11ppg più 4 ass)che coprono i ruoli di guardia, a James Young (14.1ppg), guardia “big” di quasi 2 metri, ma soprattutto Julius Randle, power forward da 18ppg e 5.9 rimbalzi, sicura prima scelta al prossimo draft, a dispetto di un tiro dalla distanza ampiamente migliorabile. Paradossalmente però il giocatore chiave potrebbe essere l’unico non nel mirino dell’Nba, il centro (di riserva, sostitutisce l’infortunato Cauley Stein) Dakari Johnson, anch’egli al primo anno, che dovrà vedersela con il Fattore per eccellenza nella pallacanestro dei Badgers, il super tecnico centro junior di 2.13 Frank Kaminski (14.1ppg, 6.4 reb), mani da pianista e tiratore letale dal perimetro col 38% in stagione (classica caratteristica delle squadre di Ryan) e assoluto protagonista della vittoria in finale di Regional 64-63 in OT (28 e 11 rimbalzi per lui) contro la fortissima Arizona di coach Sean Miller). E’ la classica sfida, volendo banalizzare, tra talento e intelligenza cestistica, giocate individuali contro gioco di squadra, con i Badgers legati a doppio filo alla circolazione di palla per innescare le triple aperte dei tiratori, su tutti Ben Brust (senior 12.8ppg, 39% da tre) e Josh Gasser (junior da 8.9ppg col 43.5 dal perimetro), con la PG Traevon Jackson a dirigere le operazioni (4 assist di media oltre a 10.7 pti nella sua stagione. Sulla carta la fisicità degli Wildcats è troppa roba per Wisconsin che parte con Sam Dekker (12.4ppg, 6.1 reb) in quintetto da 4, potendo aggiungere i muscoli del freshman Nigel Hayes da una panchina in realtà non lunghissima. E parlando di panchine attenzione ad Alex Poythress, sophomore che già lo scorso anno aveva smosso diversi appetiti, prima di essere soppiantato nel ruolo da Randle, ma protagonista (MVP per bocca di Calipari) delle giocate decisive sui due lati del campo nella spettacolare semifinale del MidWest Regional vinta 74-69 contro la Louisville di Pitino.
Compito assai arduo, dunque, pronosticare – con l’upset dietro l’angolo, nella miglior tradizione del Torneo – chi si sfiderà in finale, nella notte tra Lunedì e Martedì (alle 3 ora italiana), per il titolo nazionale. Un mese fa nessuno avrebbe scommesso che gli Wildcats avrebbero trovato la quadra per fare tutta la strada fino alle Final Four, eppure adesso Kentucky fa paura a tutti, anche a quei Gators che la stagione e le statistiche darebbero per favoriti al successo finale. Senza dimenticare l’organizzazione dei Badgers che fa sognare i palati più tecnici, o UConn che spera di ripetere il miracolo del 2011, con Kemba Walker che li guidò alla Terra Promessa, con la doppietta del titolo della BigEast e di quello Nazionale, dopo una stagione in chiaroscuro. La cosa certa invece è che si tratterà di un grandissimo spettacolo, sia tecnico e agonistico, in quello che si può considerare, in modo forse un po’ romantico ma non distante dal vero, l’espressione più pura del basket a stelle e strisce.
Stefano Mocerino
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