Questo doveva essere il suo decennio ma il destino per Derrick Rose ha avuto idee diverse.
MVP del 2011 a soli 22 anni – il più giovane detentore del titolo della storia, ndr – e stella assoluta dei Bulls e della NBA intera, per come erano le cose all’alba di questo decennio, D-Rose sarebbe dovuto essere la stella nell’Olimpo dei grandi degli anni ’10 di questo secolo insieme a LeBron, Steph Curry, Duncan, Nowitzki e chi più ne ha, più ne metta. Eppure…
Tutto cambia il 28 aprile 2012, quando nella gara di Playoff contro i Philadelphia 76ers il legamento crociato del ginocchio sinistro di Derrick cede e la storia cambia. Con quella di Rose, muta anche la storia dei Bulls, che accarezzavano il sogno di tornare grandi dopo l’era di MJ, e quella della NBA che perde definitivamente uno dei suoi più grandi protagonisti. Si perché da quel giorno il Derrick Rose ammirato dal 2008 al 2011 non si è più visto.
Con la massiccia campagna #TheReturn messa in piedi da Adidas per spingere il ritorno in campo del suo testimonial numero uno (ai tempi), il mondo ha sperato di rivedere in campo D-Rose ma le favole durano poco. Dopo appena 10 partite della stagione 2013/14 questa volta è menisco mediale del ginocchio destro a cedere.
Goodbye, Derrick? Nope… not yet!
Nella stessa stagione torna in campo per i Playoffs e gioca alla grande. Rose è di nuovo la stella dei Bulls, pericolossima mina vagante della Eastern Conference che vanno ad un passo dall’eliminare i Cavs di LeBron James. Memorabile il buzzer di Derrick in Gara 3.
La stagione successiva può essere quella definitiva rinascita. I Bulls puntano dritti al titolo e lo fanno aggiungendo al roster l’esperienza di Pau Gasol e la duttilità di Nikola Mirotic. Neanche per sogno. In pre-season Taj Gibson gli tira un’involontaria gomitata al volto e gli procura una frattura orbitale, che penalizza la preparazione di Rose e gli costringe a giocare le prime gare con una maschera protettiva. È l’inizio della fine della sua esperienza ai Bulls. Problemi ai tendini delle due ginocchia ne limitano l’utilizzo e la mancata identità della squadra di coach Fred Hoiberg fa il resto.
L’anno successivo viene scambiato a New York. Il trio con Anthony e il giovane Porzingis può rilanciare le ambizioni di Rose che può finalmente giocare senza le pressioni di essere la stella di Chicago. Neanche per sogno… Derrick non gioca male, i suoi 18 punti di media sono i più alti dalla stagione dell’MVP, ma la squadra è un disastro (non raggiungerà nemmeno i Playoff) e lui, neanche a dirlo, finisce la stagione anzitempo per una lesione al menisco sinistro.
Sembra tutto finito, per l’ennesima volta, ma questa volta a crederci è LeBron. Sua maestà in persona, orfano di Irving, lo vuole ai suoi Cavaliers in coppia con Thomas. Una manciata di partite e il figlio di Chicago subisce una distorsione alla caviglia che lo tiene fuori per qualche settimana.
È l’inizio della fine. D-Rose sparisce dai radar, riflette sul suo futuro e rilascia dichiarazioni preoccupanti. Nel silenzio più totale viene scambiato con gli Utah Jazz che lo taglieranno di lì a breve.
Goodbye, Derrick? Nope… not yet!
La carriera di Rose sembra ormai giunta al termine ma il suo mentore coach Thibodeau crede ancora in lui e gli concede l’ultima opportunità portandolo con sé nell’ambiziosa Minnesota di Towns, Wiggins e Butler.
La sfortuna lo lascia finalmente in pace e a Minnesota D-Rose rinasce. È un giocatore diverso dal devastante MVP del 2011, meno atletico ma più maturo, più continuo al tiro e letale in penetrazione.
Nelle partite che disputa non delude e ai Playoffs è tra i migliori dei suoi. Nella serie contro Houston regala una schiacciata alla vecchia maniera che fa scendere più di una lacrima… la conferma è cosa fatta.
Ai nastri di partenza della stagione 18/19 resta a Minnesota e con la sfortuna ancora in disparte, Rose fiorisce.. di nuovo, finalmente!!!
Il 31 ottobre 2018 fa innamorare di nuovo tutto il mondo di sé con una prestazione da 50 punti che regala la vittoria ai suoi T-Wolves contro Utah. Quella serata è indelebilmente uno dei momenti più iconici di questo decennio.
Non di meno l’accoglienza dei suoi ex tifosi a Chicago che gli hanno intonato più di una volta il coro “Mvp, Mvp…!”. Oltre la soddisfazione, qualche sassolino dalla scarpa deve esserselo tolto!
FERMATA A DETROIT.. THE SHOW MUST GO ON
Con 18 punti di media (50% da 2 e 37% da 3) e 4.3 assist di media, D-Rose si guadagna la chiamata di Detroit con cui conferma l’ottimo rendimento visto nelle passate due stagioni.
Insomma… non è andata come doveva, decisamente. Ma, in un modo o nell’altro, Derrick Rose è uno dei grandi personaggi di questo decennio. Da un lato il rammarico per come sarebbe potuta andare, dall’altro il sorriso per una favola che sembrava finita troppo presto e invece….!