Kevin Durant in preseason l’aveva annunciato: stanco di essere il numero 2 (secondo al Draft, sconfitto nelle Finals del 2012, secondo nelle votazioni per l’MVP), avrebbe settato il livello della sua pallacanestro ancora più in alto. Mai dichiarazione fu più veritiera, con il 35 dei Thunder a sciorinare in serie prestazioni da antologia, non ultime le dodici partite con a referto almeno trenta punti, striscia infrantasi a -4 dal record di Kobe contro i Nets solo per colpa di un lunghissimo garbage time.
A rendergli il cammino un po’ più difficile sarà come sempre LeBron James: “The Chosen One”, dopo un mese in cui ha preferito rifiatare (ma con le statistiche che dicono il contrario), ha trascinato i suoi Heat al successo contro i Clippers di Griffin. Le buone notizie per coach Rivers però non mancano, grazie a Chris Paul pronto al rientro.
Alla lotta al titolo dovrebbero concorrere anche gli Spurs: la franchigia del Texas sebbene vanti il quarto record della lega (36-14), ha però due rebus da sciogliere: il primo è a breve termine e consiste nel sopperire al meglio alle varie defezioni nel delicatissimo periodo del “Rodeo Trip”; il secondo, ben più annoso, riguarda le prestazioni contro le contender poiché in questa stagione San Antonio ha conosciuto solo sconfitte, tranne in una circostanza contro i Clippers.
Tutti gli amanti del bel basket avranno sicuramente gioito per il ritorno sul parquet di Steve Nash; il due volte MVP della lega è riuscito addirittura nella sfida contro Philadelphia a risultare a 40 anni il top scorer dei suoi Lakers. Gli ultimi a riuscire in tale impresa a tale soglia furono dei certi Karl Malone e Michael Jordan. Il canadese inoltre vede molto vicino il raggiungimento di un altro traguardo, ovvero superare Mark Jackson nella classifica all time degli assistman, piazzandosi così al terzo posto.
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