Quella tra Miami e San Antonio non sarà una finale come le altre. Almeno per uno dei contendenti. Mai e poi mai infatti Tracy McGrady, oggi a San Antonio, avrebbe immaginato di arrivare a giocarsi l’anello in questo modo e cioè da assoluto comprimario.
Lontani (ma non troppo) gli anni in cui era lui il vero trascinatore, quando Orlando e Houston sognavano grazie allla sua classe di far strada in post-season. Grande talento T-Mac, ma accusato spesso di non essere un vincente: mai superato il primo turno dei playoff e nessun trofeo messo in bacheca sebbene dal 2000 al 2007 sia andato sempre oltre i 20 punti di media (32.1 nel 2002/03 con i Magic).
Ora, dopo 16 anni di carriera, sette All Star Game e l’esperienza cinese con i Qingdao (25 punti, 7.2 rimbalzi e 5.1 assist di media) , la sfida dei suoi Spurs ai campioni in carica degli Heat nella finale che partirà stanotte.
“In Cina sono stato bene, la gente apprezzava il mio gioco, mi sono sentito un vero e proprio leader – ha dichiarato a Yahoo Sports l’ex Rockets – . Poi però è stato incredibile quando ho sentito la voce di Popovich che mi chiedeva di entrare a far parte della squadra. Ho lavorato per tornare in forma ed eccomi qua. Credo che nessuno si aspettava che arrivassi a giocarmi l’anello in questo modo – ha aggiunto McGrady – ma purtroppo negli anni passati non ho mai avuto la fortuna di giocare con altri All-Star. I tifosi e i critici non si rendono conto che un solo campione è stato mio compagno di squadra, e questo era Yao Ming. Purtroppo Yao ha sofferto tanti infortuni e questo ci ha frenato. Oggi invece per questi ragazzi è più facile vincere avendo in squadra più di un Hall of Famer”.
Campioni sui quali potrà invece contare oggi McGrady: Parker, Duncan e Ginobili sono infatti tre assoluti fuoriclasse che potrebbero aiutarlo a realizzare il sogno di una vita: essere un vincente. Zittirebbe tutti i critici anche se probabilmente non riuscirebbe più a fare la differenza come ai bei tempi. Sarebbe una grande gioia per i suoi estimatori vederlo calcare il parquet in una finale per l’anello. In fondo uno capace di segnare 13 punti negli ultimi 35 secondi di una partita lo meriterebbe: era il 9 dicembre 2004 e Houston, grazie a quella performance, conquistò la vittoria. Ad uscire sconfitti furono proprio quegli Spurs che oggi potrebbero invece regalargli la gioia dell’esordio in una Finale, un esordio che, per un talento come lui, arriverebbe “solo” a 34 anni. Strano il destino.
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