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NBA- Mercato: Sixers, il discorso non Phila

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A mente fredda, dopo un paio di giorni, proviamo a fare il punto su come, dopo un’inconsuetamente attiva, ultima giornata di mercato è cambiato il volto dei 76ers. 

A Philadelphia qualcuno deve aver preso alla lettera l’orribile termine “trade deadline” e ha deciso di “farsi fuori” sportivamente parlando, posticipando ancora una rinascita sportiva che tutti vedevano almeno prossima. Non è escluso che Silver possa prendere provvedimenti per far capire ai Sixers che questo non è un modo congruo di gestire una franchigia, cosa peraltro già successa in passato tra l’altro nella Lega. Phila, pur di continuare ad accumulare scelte al Draft, ha infatti ceduto ai Bucks il suo giocatore più futuribile, Michael Carter Williams e quello che appariva come uno degli “steal of the draft” dell’ultima edizione, che risponde al nome di KJ McDaniels. Viene quindi da chiedersi: i due non potevano essere, vista la giovane età, le prime pietre su cui ricostruire? Avere numerose scelte ai Draft poi, ça va sans dire, non equivale ad avere un futuro assicurato e in questo senso bisogna saper scelgiere (chiedere per informazioni in Ohio, dove dai gloriosi tempi di Ted Stepien ad oggi di Anthony Bennett ne hanno visti…). Non è detto che la prossima scelta in cabina di regia dei Sixers possa essere del livello di MCW, anzi il rischio di un “bust” c’è sempre. A questo punto l’obiezione che potrebbe essere sollevata è: ma i Sixers hanno un ottimo parco lunghi, fatto con le pescate degli ultimi draft. Il ragionamento “philerebbe” anche, ma ha basi fragili. In primis la buona (ma non eccelsa) stagione di Nerlens Noel è dovuta anche al fatto che abbia avuto la libertà di poter agire nel ruolo di 5, cosa non del tutto scontata quando rientrerà nella prossima stagione Joel Embiid. In più Noel al momento non pare adattissimo a giocare da ala grande visto il suo essere essenzialmente un giocatore perimetrale a cui manca, e molto, un tiro credibile e più in generale un arsenale offensivo ricco e temibile. La scorciatoia per diventare il nuovo Larry Sanders è dietro l’angolo.

Gli errori di Phila, però, non si limitano solo a questo. Qualcuno deve aver infatti detto al GM Sam Hinkie che alle squadre giovani serve un veterano che sappia guidare la squadra e per ovviare il problema si è pensato niente di meno che a…JaVale McGee. Messe da parte per un attimo le rimostranze di carattere squisitamente tecniche legate al fatto che si va ad aggiungere un altro centro ad uno spot, come già detto, relativamente coperto, inserire come guida uno dei personaggi dalla carriera controversa e sulla cui testa sono emersi negli anni più di qualche dubbio non pare una scelta illuminata e non mi sorprenderei in tal senso se l’alternativa a JaValone fosse un J.R. Smith o Beasley. La paventata idea di un buy-out per l’ex Wizards e Nuggets è inoltre poco comprensibile in quanto non aggiungerebbe nulla neanche in ottica futura e sarebbe l’ennesima conferma della confusione che regna in Pennsylvania e che ci costringerà a vedere almeno un paio di non-partite a settimana visto che a roster sono rimasti nella città dell’amore fraterno gente come Robert Covingtone e Luc Mbah-Moute. Con tutto il rispetto, Allen Iverson e Charles Barkley erano un’altra cosa…