fbpx
Home NBA NBA – Atlanta: un nuovo caso Sterling: «Troppi neri alle nostre partite»

NBA – Atlanta: un nuovo caso Sterling: «Troppi neri alle nostre partite»

0

Dopo che le sue frasi discriminatorie, nel privato di una conversazione telefonica, erano state date in pasto ai media, Donald Sterling, ormai ex
proprietario dei Los Angeles Clippers, aveva deciso di difendersi dimostrando di non essere l’unico razzista nella Nba. Così, aveva incaricato un detective privato di investigare sugli altri suoi colleghi. Probabile che avesse dei sospetti, perché ieri è saltato fuori un altro caso come il suo. Stavolta il colpevole di turno è Bruce Levenson, proprietario degli Atlanta Hawks, che ha preferito autodenunciarsi, temendo magari di essere scoperto.

Levenson, accanito sostenitore per estromettere Sterling, ora, con grande coerenza, ha deciso di vendere il team che possedeva dal 2004. Forse si era accorto di avere un curriculum macchiato irrimediabilmente da una e-mail inviata nell’agosto del 2012 al suo gm Danny Ferry (ex Messaggero Roma) e infarcita di preconcetti razzisti. In quel documento, si lamentava di avere nella sua arena spettatori prevalentemente di colore: la causa principale per cui gli Hawks si trovavano adagiati sul fondo della classifica (al 28° posto su 30) come numero di presenze. Oggi per scusarsi scrive: «Ho offeso i nostri tifosi con banali stereotipi. Concentrandomi sulla razza, ho mandato questo penoso messaggio di cui mi vergogno. Ho sostenuto che i bianchi sono più importanti dei neri. Se ce l’avete con me per queste parole, non posso darvi torto. Sono il primo a essere arrabbiato con me stesso».

L’email integrale è stata pubblicata dagli Hawks: «Al 70% la Philips Arena è frequentata da neri e nere sono anche le cheerleader. La musica è hip hop e nei bar gli avventori sono al 90% di colore. La mia teoria è che questa folla spaventi quella dei bianchi sudisti, non a proprio agio quando in minoranza». Quindi elencava le soluzioni: «Da ora in poi voglio cheerleader bianche e musica che piaccia al 40enne bianco. E poi la gente di colore non ha soldi. Ecco spiegato la ragione per cui anche nel merchandising siamo fanalini di coda». Frasi indecenti, che pesano almeno come quelle di Sterling.

E così Adam Silver, nell’anno del suo debutto da commissioner, si ritrova in pochi mesi fra le mani un’altra patata bollente: «Il punto di vista di Mr. Levenson è inaccettabile e in contrasto con i nostri principi. Però ha dimostrato rimorso e si è profusamente scusato con tutti». Ma con il precedente Sterling, il suo destino sarebbe stato comunque segnato, anche se Levenson non minaccia alcuna battaglia legale. Anzi, il fondatore della United Communications Group, sembra persino lieto di lasciare il team che aveva già cercato di vendere nel 2011. Gli Hawks, eliminati al 1° turno negli ultimi 3 playoff, valgono 425 milioni di dollari (27a), cifra lontana dai 2 miliardi pagati da Steve Ballmer per i Clippers. Tornano alla mente anche le parole di Mark Cuban, proprietario dei Dallas Mavs, che sulla vicenda Sterling disse: «Non c’è posto per il razzismo nella Nba, ma attenzione: questa potrebbe essere una discesa molto scivolosa». Che nella accogliente famiglia Nba, nessuno si senta completamente innocente
e al sicuro?

Fonte: La Gazzetta dello Sport