Dopo che i Cleveland Cavaliers avevano annunciato, tramite il loro coach JB Bickerstaff, di puntare sul nuovo arrivato Jarrett Allen per il futuro, e quindi di tentare la via dello scambio per il centrone Andre Drummond, non poche voci si sono alzate dagli addetti ai lavori sul metodo utilizzato dalla franchigia dell’Ohio. Le polemiche si devono al fatto che l’ex team di LeBron James abbia deciso di non utilizzare piu’ il lungo ex Pistons in alcuna delle gare rimanenti prima della deadline, per non influenzare il giocatore nel bel mezzo delle trattative aperte con diverse squadre NBA.
Uno su tutti Draymond Green, che in un’intervista si e’ lamentato del trattamento riservato ai giocatori in casi come questi. Green, visibilmente contrariato ed irritato, si e’ lamentato del fatto che, per esempio, quando giocatori come Harden o Davis espressero la loro volontà di essere scambiati (il primo all’inizio della stagione in corso, il secondo ai tempi dei Pelicans), avessero sempre ricevuto pesanti critiche e perfino multe dall’NBA (nel caso di Davis) per le dichiarazioni rilasciate. Al contrario, una decisione come quella dei Cavs di tenere in panchina un giocatore e rivelare pubblicamente delle trattative in corso non riceve alcun monito da parte di Adam Silver e dall’establishment. Roba da mandare sulla scrivania di Chris Paul, presidente della NBPA (l’associazione giocatori dell’NBA).
Polemiche che saranno destinate a perdurare, non solo per il trattamento riservato a Drummond (presentatosi alla sfida coi Clippers con una felpa con la scritta “Farewell”, addio) ma anche per la decisione, alquanto discutibile, del puntare su un giocatore come Jarrett Allen e non su una sicurezza come Drummond – il quarto giocatore nella storia NBA con piu’ rimbalzi prima dei 28 anni dopo Chamberlain, Howard e Russell.