Mancano solo 3 giorni al tip-off della nuova stagione NBA e mai come in questa occasione i fari dei media nostrani sono puntati sulla truppa azzurra, rinforzata da Gigi Datone. Durante la pre-season per diverse ragioni tutti e quattro i nostri talenti hanno fatto parlare di sé, e non è utopia aspettarsi buonissime prestazioni nonché un upgrade dello
status all’interno della lega. In un piccolo ”speciale” in due puntate proviamo a immaginare che tipo di annata si prospetta per i nostri portabandiera.
Partiamo dal principio, ovvero con Andrea Bargnani, 28 anni oggi: il numero 1 del Draft 2006 dopo sette stagioni in Canada ha finalmente lasciato i Raptors in direzione New York, sponda Knicks. Questa stagione ha il sapore di un nuovo battesimo per il lungo romano che sarà chiamato a svolgere un compito che non ricopriva sin dalla stagione da rookie, ovvero quello di 2°/3° violino in un attacco che ha come stella indiscussa (e catalizzatore di palloni) un certo Carmelo Anthony nonché un altro cultore dell’isolamento, il miglior sesto uomo della lega J.R. Smith oltre al play Raymond Felton e al “dimenticato” Amar’e Stoudemire. Se quindi sul versante offensivo il “Mago” potrà sfruttare i minuti concessigli da coach Woodson senza particolari pressioni e ottenendo maggiori occasioni nelle sue mattonelle preferite, su quello difensivo lo scenario si prospetta sulla carta ancora migliore – per un giocatore spesso imputato di essere troppo morbido in marcatura e soprattutto a rimbalzo – grazie alla presenza di un mastino come Tyson Chandler e di un altro maestro della difesa come il “fu Ron Artest” Metta World Peace. Durante la pre-season Bargnani è stato provato più volte nel quintetto base a fianco di Melo e Chandler ma il posto da “titolare” non è di certo assicurato dato l’affollamento tra le ali (escludendo quindi, a meno di particolari situazioni, un suo impiego da centro): il talento è dato per scontato per un giocatore paragonato (più o meno a ragione a Dirk Nowitzki) ma serviranno impegno, voglia di rivalsa e soprattutto una costanza nei numeri sia a livello di percentuali realizzative che nei rimbalzi.
Cambio di casacca anche per il secondo italiano Marco Belinelli, approdato alla corte di coach Popovich e dei suoi Spurs. Nell’ultima post-season il “Beli” è riuscito finalmente, seppure a sprazzi, a far vedere tutte le sue doti di realizzatore; con Thibodeau e i suoi Bulls poi, l’upgrade in fase difensiva è stato evidente. Quasi naturale quindi il passaggio in una franchigia il cui allenatore ha da sempre premiato gli atleti che si impegnano a migliorare. Negli assetti di San Antonio l’ex Fortitudo sembra ricoprire il ruolo che nell’ultima stagione era di Gary Neal, ma con alcune sostanziali differenze: “Rocky” infatti in questa pre-season ha preso un numero interessante di tiri a partita (non tirando sempre a dire il vero con medie soddisfacenti) a dimostrazione di una fiducia elevata da parte dei suoi compagni; le dichiarazioni di “Pop” sono state altresì più che lusinghiere, avendo paragonato il talento da San Giovanni in Persiceto nientemeno che ad un certo Manu Ginobili, ma non bisognerà adagiarsi sugli allori poiché con ogni probabilità, almeno in questo primo scorcio di campionato, l’impegno sarà oculato permettendo a un potenziale “steal” di mercato di inserirsi gradualmente in un sistema di gioco perfettamente collaudato.
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