A pochi giorni dall’inizio di Eurobasket, Boscia Tanjevic parla della Nazionale in una lunga intervista a Repubblica. Secondo l’ex CT, che ha guidato l’Italia all’oro nel ’99, questa Nazionale è più forte della sua, ma manca ancora qualcosa, “una scintilla”.
Boscia ha avuto l’occasione di incontrare Simone Pianigiani per un aperitivo dopo il torneo di Trieste, anche se è difficile sapere quello che si sono detti. Il CT montenegrino è stato lapidario in proposito “Simone sa come si vince, non ha bisogno di consigli. Mi è sembrato che abbia le idee chiare. Un po’ di stress da vigilia magari, ma quello va bene.”
Anche nel ’99 la Nazionale era forte, ma non la favorita. “Vero, ma arrivammo al massimo della condizione al momento giusto, cioè negli ultimi giorni di torneo. All’inizio avevamo perso male con Croazia e Lituania, ma partita dopo partita la coscienza nei nostri mezzi è cresciuta, fino al capolavoro in semifinale contro la fortissima Jugoslavia. Eravamo talmente in palla che quel giorno ho cancellato l’allenamento della mattina, ho solo detto ai ragazzi andate in campo e spazzateli via. E abbiamo giocato benissimo.”
Fondamentale è stato far giocare insieme due stelle, Myers e Meneghin. “Fu importantissimo. Myers era la nostra superstar, ma nella sua carriera aveva sempre fatto lo sbaglio di credere solo a se stesso. A un certo punto della partita contro la Bosnia, decisiva, non riuscivamo ad attaccare la zona. Meneghin prese e segnò due volte da otto metri, sbloccandoci. Alla fine Carlton andò ad abbracciarlo, da uomo onesto qual è aveva capito che Andrea era uno come lui. In campo allora comandava Meneghin, e tutti lo hanno accettato.”
Uno dei tre NBA può diventare il leader di questa Nazionale. “Chi guida deve essere un playmaker, uno con la palla in mano, non un lungo. E credo che l’uomo giusto, anche per togliere pressione ai giocatori Nba, sia Daniel Hackett. Ha superato i problemi disciplinari, mi pare cresciuto e più equilibrato, ma anche in grado di farsi sentire in campo.”
Vincere ora sembrerebbe più difficile che nel ’99. “La pallacanestro non è cambiata molto, lo stile di gioco nel 1999 era già moderno, intensità per 40 minuti e rotazione a dieci, undici giocatori. Certo in questa edizione ci sono più squadre in grado di puntare all’oro: Francia, Spagna, Lituania, Grecia, Serbia.”
Dipendiamo molto dal tiro da fuori, rischia di diventare un limite nei momenti decisivi. “Ormai tutta l’Europa gioca in questa maniera, allargando il campo, attaccando con il pick and roll e il penetra e scarica per costruire un tiro da fuori.”
Il basket italiano ha bisogno di un successo. “La Nazionale trascina sempre un movimento. Ma per rilanciare il basket italiano non basta. Mi fa male vedere città come Treviso o Trieste senza una squadra in serie A. Credo che altri imprenditori dovrebbero seguire l’esempio di Giorgio Armani, che a Milano investe con pazienza per restituire qualcosa alla comunità. E ci vorrebbero più Reggio Emilia, società che credono nel vivaio. Il pubblico ha bisogno di giocatori italiani a cui affezionarsi, non di stranieri che ogni anno cambiano squadra.”