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Spagna padrona d’Europa in una finale senza storia

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 Strana la vita: ti prepari un Mondiale in casa per compiere l’impresa delle imprese, andare sul tetto del Mondo abbattendo a casa tua gli Stati Uniti in formato cannibalesco, con la meglio gioventù NBA sulla tua strada. Richiami tutti i migliori della generazione d’oro e i giovani di maggior valore, non manca nessuno, e te ne esci con la coda tra le gambe ai quarti contro la Francia priva del suo uomo migliore. Poi, l’anno successivo, dei tuoi eroi te ne rimane uno soltanto, mentre i vari Marc Gasol, Ibaka, Calderon, Navarro, mancano a vario titolo. E vinci. Arrivati a un libero – quello sbagliato da Schroeder – da un supplementare da dentro o fuori che ne avrebbe forse decretato una fragorosa uscita di scena già nel girone, la Spagna non si è più fermata. E oggi, attorno a un Pau Gasol (25+12 rimbalzi+4 assist) mai così feroce, leader carismatico oltre i limiti dell’onnipotenza cestistica, si sono risvegliati tutti gli altri, così da spazzare via la Lituania in un batter d’occhio. E mentre Valanciunas finiva per essere ipnotizzato fin dalla palla a due (10 + 9 rimbalzi), solo Seibutis (13) si rimetteva in tempi ragionevoli sui sorprendenti livelli delle ultime partite. Gli altri ci capivano poco o nulla per l’intera gara, sovrastati in ogni voce: solo i rimbalzi (36 Spagna, 41 Lituania) hanno consentito agli eredi di Sabonis di non affondare indecorosamente, traditi anche in questa occasione dal tiro da fuori (7/22, 31.8%), arma imprescindibile se dentro l’area pasteggia un giocatore in totale stato di grazia come Gasol. L’80-63 finale è un risultato che riflette perfettamente il divario vistosi in campo tra le due squadre. Un piccolo pezzo di Italia nel trionfo: si tratta del terzo titolo per Sergio Scariolo, ora tra i ct più vincenti di sempre, soddisfazione non da poco per chi in Italia veniva oramai etichettato, immeritatamente, come l’uomo del disastro-Olimpia Milano nel biennio 2011-2013, dimenticandosi di quanto di buono il tecnico bresciano avesse combinato negli anni passati.

A metà primo quarto è tutto chiaro: la nazionale lituana non è arrivata in tempo per la palla a due e, per non creare scandalo, la Fiba ha deciso di mandare in campo delle controfigure in maglia verde per cominciare lo stesso. Pensavano che nessuno se ne accorgesse, in apparenza non c’erano differenze coi veri giocatori lituani. Però, dai, davvero poteva essere credibile una finale dove si è sul 15-4 dopo 5’? Eh! Okay, basta scherzare, eppure questo è stato l’effetto, quando nei primi minuti di gara si è vista una squadra, la Spagna, andare a canestro con irrisoria facilità, trasformando ogni persa degli avversari in punti sonanti. La latitanza relativa di quasi tutti gli effettivi di Scariolo nelle partite precedenti è improvvisamente terminata, facilitata da un approccio negativo dei lituani, ancora in fase di risveglio durante il primo quarto. Gasol non è assolutamente affannato dopo la prova monstre coi francesi e detta le sue, durissime, condizioni, su entrambi i lati del campo. Valanciunas viene trattato come uno juniores di talento che saggia per la prima volta la consistenza di un vero big nel suo ruolo, il trio Seibutis-Kalnietis-Maciulis gareggia in palloni buttati e triple gettate sul ferro e, nella frustrazione, si dimentica di seguire le maglie rosse quando attaccano. È una mattanza, che sembra arginarsi verso fine primo periodo (19-8 al 10’) per poi proseguire in un profluvio di azioni fulminanti in avvio di secondo quarto, con un redivivo Fernandez (11, 4/7 dal campo) – schiena guarita per miracolo – a spingere i suoi al massimo vantaggio sul 23-8 a 8’25”. Quando la delusione inizia a serpeggiare anche tra i tifosi neutrali, mortificati da una finale in archivio quasi ancora prima di entrare nel vivo, ecco la risalita lituana. A forza di tirare da 3 qualcosa comincia ad entrare (4/12 al 20’, ma eravamo 0/8 a un certo punto), Kalnietis e Seibutis ritornano a tratti quelli ammirati contro l’Italia e, fisiologicamente, la Spagna rallenta il ritmo. Niente di che, ma abbastanza per una squadra orgogliosa come quella di Kazlaukas per ritornare a crederci. A rimbalzo d’attacco Valanciunas inizia a farsi sentire dopo lo shock iniziale e crea seconde opportunità per i compagni. Scariolo capisce l’antifona e deve chiamare time-out per riportare ordine quando i baltici vanno a -8, distacco mantenuto fino all’intervallo lungo grazie a una tripla allo scadere di Maciulis (41-33).

Alla Lituania servirebbe un istinto predatorio da leone in battuta di caccia per mettersi in scia della Spagna, ma commette l’errore di affrettare i tempi. Allora i cambi di ritmo di Llull, la presenza totemica di Gasol e le difficoltà di Maciulis nel contenere Reyes allargano enormemente il campo e, complici gli errori d’impulsività dei lituani, la Spagna corre, si piazza nei punti giusti e colpisce. Penetrazione e scarico, gioco in post basso del suo centro si alternano per allargare nuovamente il divario. Un altro assist al bacio di Llull dà a Ribas i proiettili per sparare il 52-35 a 5’53” dalla sirena del terzo quarto e i verdi devono richiamare Kuzminskas dalla panchina – oggi la talentuosa ala piccola in forza al Malaga non è stato impressionante come nelle ultime due gare – per provare a rimettersi in sella. Un paio di perse di Llull, trasformate immediatamente in lay-up vincenti, danno un refolo di speranza ma non mutano l’inerzia del match. I cambi, che rimettono sul parquet Mirotic, Claver e Rodriguez, non solo non appannano la brillantezza offensiva, ma sparigliano il mazzo quando i lituani cominciavano a capirci qualcosa. La tripla di Kalnietis per il 54-42 è di fatto l’ultimo tentativo di rimonta, prima di un 6-0 firmato Rodriguez-Gasol-Claver che sa di pietra tombale.

Avanti di 17, la Spagna pare mettere i remi in barca un po’ presto, ma la Lituania non ha abbastanza risorse per reagire con il necessario ardore. Soprattutto, non ha soluzioni adeguate per fendere, squarciare, una difesa spagnola che al contrario dell’attacco non si rilassa e tiene i denti nella carne baltica, facendola gridare di dolore e inducendola all ‘errore. Il peggior Valanciunas della fase ad eliminazione diretta, mortificato dalla superiorità dell’eterno dirimpettaio, non consente troppi sogni di gloria, figuriamoci se quando tiri da fuori vai generalmente a farfalle. Bastano e avanzano alcuni pazienti giochi spalle a canestro di Gasol, per sé o con musicali assist per i compagni, ribaltamenti al fulmicotone orchestrati da Llull, per trovare i canestri che raffreddano gli entusiasmi lituani. Gasol, tanto per ricordare chi sia stato il migliore del torneo, suggella il trionfo assoluto con una stoppata marmorea su Kuzminskas e successiva tripla, quella del 75-59 e tutti a casa. Il resto è passerella, con l’ovazione più grossa per l’uomo copertina di questi Europei. L’impero spagnolo è stato restaurato.

Spagna-Lituania 80-63 (19-8; 41-33; 60-43)

Spagna: Gasol 25, Fernandez 11, Rodriguez 4, Hernangomez, Ribas 5, Reyes 8, Claver 7, San Emeterio, Llull 12, Aguilar, Mirotic 8, Vives.

Lituania: Kalnietis 13, Gailius 1, Maciulis 8, Seibutis 13, Sabonis, Kavaliauskas 4, Jankunas 3, Javtokas, Valanciunas 10, Kuzminskas 8, Milaknis 3, Lekavicius.

 

Foto: Fiba/Eurobasket