Editoriale – Italbasket: ennesima occasione persa, ma con un futuro tutto da scrivere.
foto da FIBA.basketball
Ha fatto male all’Europeo 2015 dopo la sconfitta con la Lituania nei Quarti dopo un tempo supplementare.
Ha fatto male al Torneo PreOlimpico dopo la sconfitta con la Croazia che ci ha battuto nella partita decisiva in casa in quel di Torino.
Fa male pure questa, la sconfitta di oggi per 67-60 contro una non irresistibile Spagna, in versione minimalista e lontana parente da quella Nazionale che ha fatto incetta di medaglie Europee, Olimpiche e Mondiali negli anni scorsi.
Solo per citare le ultime eliminazioni (non nominiamo la sconfitta contro la Serbia ai Quarti nell’Europeo 2017 con un lampante ed evidente 83-67) che ci fanno venire solo che rimpianti, di un’Italbasket che ha sprecato l’ennesima occasione e che ha fallito l’obiettivo dei Quarti di Finale, che si può consolare solo con il Torneo PreOlimpico con vista Tokyo 2020. Ma il PreOlimpico è una vittoria di Pirro, un obiettivo talmente minimo che fa un po’ fatica a entusiasmarci, perchè le vittorie su due squadre per nulla eccelse come Angola e Filippine erano talmente ovvie e banali che era impossibile pensare alla sconfitta, suvvia. 77 punti cumulativi di scarto, (ripetiamo, settantasette!) stanno lì a significare pur qualcosa, no?
E pensare che dopo la tripla di Danilo Gallinari a 4’20” dal suono della sirena finale, si era 56-52 per gli Azzurri con tutta l’inerzia a favore con la Roja che nel quarto periodo in 5’40” aveva appena messo a segno la miseria dei due tiri liberi trasformati con Juancho Hernangomez per il 52-51 a 6’37” dal termine. Dopo il time-out di Scariolo, ecco la stoppata di Datome sulla penetrazione al ferro di Rubio che stava confermando il buon momento azzurro. Ma, parafrasando Vujadin Boskov, “partita finisce quando suona sirena”. Ecco quindi che gli iberici rimontano e cambiano il match con un break di 10-0 in 4′ complice un più che fuori partita Marco Belinelli a forzare – esageratamente in precario equilibrio– le sue triple, con Gallinari a soffrire maledettamente la difesa avversaria, con Datome e Hackett a penare tra le due metà campo per troppa stanchezza, e non sono i soli. Nonostante un leonino Paul Biligha da Perugia che ha limitato egregiamente Marc Gasol, magra consolazione in tutto ciò, usciamo dal Mondiale. A testa bassa. E poco importa se domenica c’è da affrontare una nobile ma insignificante amichevole con Porto Rico per capire in che posizione finiremo tra la 9a e la 16a del ranking finale. Al PreOlimpico ci siamo già dal match vinto con l’Angola. Ed era ovvio, era cristallina la presenza.
E perciò, affrontiamo una serie di critiche alla Nazionale Italbasket che non possono essere evitate. Ma con una speranza.
Mancanza di centri e affidamento a San Tripla dai 6,75. L’argomento lo avevamo già affrontato nel preview sulla Nazionale prima dell’inizio del Mondiale… In una squadra senza un giocatore alto “sette piedi” (2 metri e 13 cm, approssimativamente), coach Meo Sacchetti ha dovuto fare di necessità virtù. Senza l’infortunato Nicolò Melli, ci si è affidati sotto canestro a Jeff Brooks, a Paul Biligha, ad Amedeo Tessitori. Non invochiamo ai pivot non convocati: i Riccardo Cervi, i Marco Cusin… Giocatori che per motivi diversi hanno avuto difficoltà fisiche e tecniche, e che in questa Nazionale non avrebbero trovato spazio. Non potevamo che sperare così in un gioco Small-Ball, che è funzionato naturalmente nelle prime due partite, ma quando si è alzato il livello si è eclissato su quanto di buono fatto. Tiri estemporanei e forzati che non sempre ti possono andare bene contro difese fisiche, più preparate con giocatori più esperti a lungo raggio dei 40′. E’ mancato ancora una volta un play vero, che sappia trattare e passare la palla. E’ mancato il tiro da tre, 4/20 con un 20% che non ammette reclami.
Mancanza di ricambio dalla panchina. Se Belinelli gioca ben 31′, Gallinari 35′, Hackett 34′, è lampante e chiaro come l’acqua di montagna che si è arrivati con lingua a penzoloni negli ultimi minuti e che sono mancate le idee di molti giocatori, oltre ovviamente alla lucidità nelle scelte di attacco. Anche se, riteniamo che Luca Vitali nei 6 minuti e 15 secondi in cui è rimasto in campo abbia patito di tutto e di più tra le due campo, per essere buoni e gentili, ecco, e sorvoliamo. Ma non lasciamo stare il fatto che c’è da rimpiangere per le assenze di certi giocatori lasciati a casa. Perchè “gli assenti hanno una volta torto ma novantanove volte ragione”, così disse lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino. E questa frase non si può che ritenere corretta. Certo, forse sarebbe sbagliato nei confronti dei presenti, e forse dovremmo fare un lungo elenco. Di Nicolò Melli se ne è già parlato abbastanza per il suo infortunio, vogliamo citare i Stefano Tonut? E perchè no, Marco Spissu, Riccardo Moraschini, quei giocatori che sicuramente avrebbero fatto comodo per freschezza fisica ed emotiva e che avrebbero fatto meglio per impatto sui due lati del campo di qualcuno, ad esempio?
Poi, oggi coach Meo Sacchetti è apparso nettamente in confusione nei momenti decisivi, con le rotazioni che come abbiamo prima enunciato, hanno pesato, come dare 0 minuti a Filloy e Awudu Abass che avrebbero fatto comodo, soprattutto il secondo per pressione sull’avversario. L’impressione è la stessa che si è avuta nelle sei sconfitte consecutive nella preparazione al Torneo iridato, con idee poco chiare. Lui con gli assistenti Maffezzoli e Molin. A parte le rotazioni nulle nel black-out della rimonta spagnola, nel time-out chiamato a 2’48” dalla sirena dopo il sorpasso avversario definitivo, per intenderci, non ha proferito parola e non ha saputo motivare i suoi. Negli ultimi quattro minuti, in attacco, la squadra non ha creato nulla. Così come la difesa è stata impalpabile.
Alla fine son tanti i rimpianti. Come la sfortuna accanita su Gallinari e Datome non al loro meglio della condizione – Danilo reduce dall’operazione all’appendicite e Datome al ginocchio -, il no di Arizona alla convocazione di Nico Mannion, l’operazione al ginocchio di Nicolò Melli.
Ma nel futuro, ci sarà tutto da scrivere e ancora da fare. Perchè ci saranno le prossime Qualificazioni agli Europei a Febbraio 2020 contro Russia e Estonia. Conteranno nulla perchè l’Italia è già qualificata di diritto come Paese organizzatore, e allora in vista del prossimo Torneo PreOlimpico coach Sacchetti dovrà fare esperimenti nelle convocazioni per trovare quei role-player da affiancare a quei giocatori del quintetto base che a Giugno cercherà di conquistare Tokyo 2020. Il materiale c’è e ci sarà, anche se i giocatori NBA, NCAA e la diatriba tra FIBA ed Euroleague priveranno oltre che dei giocatori top (Hackett, Belinelli, Datome, Gallinari, Melli, Brooks), anche quei giocatori del gruppo che potrebbero viverle come Biligha e Della Valle, ma anche giocatori che potrebbero essere tra i 12 dal quale dovremmo ripartire come Nico Mannion, Diego Flaccadori, Guglielmo Caruso, Davide Moretti e Alessandro Lever, solo per citare questi nomi, o quelli del campionato di A1 come Tonut, Spissu, Moraschini, Fontecchio, Tessitori, Pecchia…
I nomi ci sono, con speranza si guarda al futuro, senza tornare a commettere gli stessi errori e senza essere troppo masochisti nel farsi male.
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