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Italbasket. Oggi, venti anni fa, Campioni d’Europa!

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L'immagine può contenere: 7 persone, persone che sorridono, persone che praticano sport, campo da basket e folla

03 Luglio 2019

Oggi 3 luglio, ma venti anni fa, l’Italia a Parigi vinse il Campionato d’Europa, l’EuroBasket 1999. Per la seconda volta. La prima era stata nel 1983 a Nantes, sempre in Francia. Vincemmo in quella cattedrale laica dello sport che è l’impianto polifunzionale di Paris Bercy, oggi AccorHotels Arena, battendo in fila Russia (vicecampione del mondo), Jugoslavia (campione del mondo) e Spagna (che aveva eliminato la favorita Lituania di Arvydas Sabonis e la Francia), rispettivamente nei Quarti, in Semifinale e in Finale. Vincemmo l’Europeo e ci qualificammo per i Giochi Olimpici di Sydney 2000.

Riproponiamo qui di seguito le dichiarazioni di Boscia Tanjevic, capo allenatore di quella Nazionale, rilasciate la sera del 3 luglio 1999 a commento dell’intero europeo a tutti gli inviati italiani, dopo la festa che si tenne nell’albergo dove alloggiava la Nazionale. Le dichiarazioni di Tanjevic sono state pubblicate su “Basket Point”, la rivista mensile della FIP all’epoca. Un’interessante lettura che ripropone il clima non solo dell’Europeo, ma anche all’interno della Nazionale.

Chi è realmente Boscia Tanjevic? Un uomo molto coraggioso, una persona a cui piace scommettere e rischiare o semplicemente uno che si butta allo sbaraglio? Chi avrebbe accettato di guidare una Nazionale vicecampione d’Europa, che manca dalle Olimpiadi dall’84, e che per non dare l’idea del fallimento deve almeno confermare il secondo posto dell’Europeo di Barcellona 97 e qualificarsi per le Olimpiadi di Sydney? Non noi, persone normali. Sicuramente uno che cerca ancora di creare giocatori e di contribuire alla loro formazione personale e che ha pagato anche con la serie B la coerenza delle sue idee. Tanjevic, a febbraio, al ritorno dalla Georgia, alla fine del torneo di Qualificazione, non ebbe esitazioni: “Non possiamo nasconderci. Puntiamo alla qualificazione olimpica”. Ancora allora la domanda non espressa fu: “Ma è presuntuoso o cosa?”
Boscia non ha difficoltà ad ammetterlo nella notte parigina della vittoria, soprattutto la sua vittoria, su tutta la linea: “Sono sempre stato presuntuoso, da quando sono nato, ed allora?”. Ha avuto ragione, ha giocato con i suoi giocatori, con cui ha creato quella che chiama la famiglia, ha rischiato tutto e contro tutti (soprattutto le critiche dei giornalisti), ma, onore al merito, ha avuto ragione: l’Italia è Campione d’Europa e si è qualificata per l’Olimpiade di Sydney 2000. Cosa si poteva voler di più?
Pullula di giornalisti la sala da pranzo del Sofitel-Rive Gauche dopo la partita di finale con la Spagna.Tutti intorno a lui a sentire le sue impressioni dopo la vittoria, alla fine del tunnel del campionato d’Europa.

All’indomani dell’argento di Barcellona, Boscia aveva rinunciato a giocatori bravi ed importanti come Riccardo Pittis, Dan Gay, Claudio Coldebella e Paolo Moretti, cominciando a plasmare la propria squadra ed inserendo Andrea Meneghin, Roberto Chiacig, Alessandro De Pol, Gianluca Basile, Michele Mian e Marcelo Damiao, accanto a Giacomo Galanda, Gregor Fucka, Denis Marconato, Alessandro Abbio, Davide Bonora e al capitano Carlton Myes. Con questi giocatori ha creato un gruppo (in cui vanno considerati anche Alessandro Tonolli, Marco Sambugaro, German Scarone, Alessandro Frosini e Christian Di Giuliomaria) o come la chiama lui una famiglia itinerante con tanti zii (lo staff tecnico-medico) che ha conquistato l’Europa. Con questo gruppo ha creato qualcosa di più di un gruppo vincente: “E’ il miglior gruppo che può giocare quel basket che oggi richiede la scena internazionale”. Una squadra senza registi e spesso senza centri di ruolo in campo che ha fatto storcere il naso a più di un purista. Nelle scelte dei giocatori nessun privilegio personale: “Mio figlio e quello del presidente del CONI Petrucci giocano a basket, ma non per questo sono stati convocati. Voglio dire che Nando Gentile per me è come un figlio, ma non ha spazio in questa squadra. Stavo bene a Limonges, servito e riverito, eppure quando Petrucci mi chiamò, non ebbi esitazioni. Ed allora ho dovuto pensare a rinnovamento e risultati, per pensare di arrivare all’Olimpiade con una squadra collaudata ed almeno dieci titolari. Una squadra che vive e respira insieme e che in campo sappia fare le cose a memoria, sotto ogni profilo, tecnico e morale”.

E Pozzecco? “Niente di personale contro di lui. Dirò di più, mi manca la sua allegria, ma non può accampare pretese. Voi (rivolto ai giornalisti, ndr) l’avete in simpatia e l’avete anche appoggiato. A livello europeo non ha la statura fisica necessaria. Probabilmente avrebbe potuto essere convocato al posto di Bonora… probabilmente. Tornando al risultato sono orgoglioso per l’Oro, ma mi sarei anche accontentato del Bronzo, che comunque era alla nostra portata. Poi abbiamo avuto anche un po’ di fortuna che non guasta e con essa la medaglia d’Oro. Lo stato d’animo dei giocatori jugoslavi ci ha favorito -ammette correttamente Boscia- hanno avuto la guerra in casa, non hanno potuto prepararsi per quelle che sono le loro potenzialità”.

Questo Oro è nato tempo addietro, addirittura dal primo colloquio con Myers dopo la sconfitta in Finale con la stessa Jugoslavia all’Europeo del ’97: “Gli dissi che non aveva espresso al massimo il proprio talento al punto da vincere quell’Europeo. Oggi, invece, abbiamo Myers trascinatore dei suoi compagni. E’ stata importante la sua trasformazione da capo-giocatore cupo a uomo con sorriso e tenerezza. Tutta la squadra, in realtà, è stata grande. Andrea Meneghin è un grande altruista. L’altruismo ce l’ha incorporato. Non è fatto per fare la guardia tiratrice e basta, si mette a disposizione della squadra. E’ un collante, somiglia molto al padre, a Dino, che è l’ideale per sdrammatizzare tutte le situazioni. Fucka? E’ un introverso, è un giocatrore in seconda battuta, se la squadra gira, lui gioca benissimo. In campionato segna con una media del 70 per cento e nessuno si accorge di lui. E sbagliano! Come mai è stato l’MVP dell’Europeo?”

“E’ difficile fare il CT: dodici i posti disponibili, 160 i giocatori che vi aspirano. -Boscia è oramai un fiume in piena- Sai che sarai comunque criticato. L’Olimpiade? Che volete che vi dica, ci sono espressioni standard che i miei colleghi usano: che l’ Europeo è più difficile, se lo giochi, del Mondiale. E quando sei al Mondiale è il contrario. Ma a parte questo, che fa parte delle pretattiche e delle deformazioni professionali, l’Olimpiade sarà dura, bisognerà arrivare al top della forma, altrimenti…”

Fin qui l’intervista. Dopo aver risposto a tutte le domande, Boscia Tanjevic si è seduto con il suo sigaro e il telefono cellulare, nella hall. E lì, nel corso della notte ha ricevuto gli auguri e i complimenti di tutto il basket europeo a cui lui ha risposto in italiano, serbo, inglese e francese. Non sappiamo se ad un certo punto sia andato in camera o meno. Di certo, il giorno dopo, al momento della partenza Boscia era lì, soddisfatto e sereno come non mai prima .

I Campioni d’Europa 1999
Giocatori: Alessandro Abbio, Gianluca Basile, Davide Bonora, Roberto Chiacig, Marcelo Damiao, Sandro De Pol, Gregor Fucka, Giacomo Galanda, Denis Marconato, Andrea Meneghin, Michele Mian, Carlton Myers (capitano)

Presidente FIP: Fausto Maifredi. Capo delegazione: Alberto Mattioli.

Lo Staff: Bogdan Tanjevic (capo allenatore), Marco Crespi (assistente allenatore), Giovanni Piccin (assistente allenatore), Matteo Boniciolli (assistente allenatore), Dino Meneghin (team manager), Claudio Silvestri (team director – Funzionario FIP), Andrea Billi (ortopedico), Sandro Senzameno (medico), Giancarlo Zaza (osteopata), Paolo Bellati (preparatore atletico), Sandro Galleani (massofisioterapista), Giuseppe Longo (addetto stampa girone di Antibes), Mimmo Cacciuni (addetto stampa gironi di Le Mans e Parigi).

Ufficio Stampa Fip