Foto: Ufficio Stampa Pallacanestro Cantù
Qualche giorno fa abbiamo avuto modo e piacere di scambiare due chiacchiere con uno dei nuovi innesti della Pallacanestro Cantù, arrivato in estate Jason Burnell ha già fatto vedere buone cose sia nel pre season che nella stagione in corso ecco le sue parole in esclusiva per BasketItaly.it
Prima di tutto vogliamo ringraziare te Jason e la Pallacanestro Cantù per la bella opportunità che ci è stata stata data. Partiamo subito: chi era il tuo idolo da bambino e perché?
“I miei idoli sono sempre stati i miei familiari, su tutti i miei genitori e mia nonna. Devo tutto a loro perché mi hanno cresciuto bene. Chi sono oggi è merito loro, gli sono estremamente grato”.
Sono diversi mesi che ormai vivi in Italia, cosa ti ha colpito di più del nostro paese?
“In verità non c’è nulla che mi ha veramente sorpreso. Quando dovevo venire qui sapevo che il cibo sarebbe stato ottimo e che l’Italia sarebbe stato sicuramente un bel posto in cui vivere. Mi piace la tranquillità e la bellezza che si respira in Italia”.
Cantù per molte ragioni è una piazza storica della Pallacanestro italiana, cosa ti ha spinto ad accettare questa proposta?
”Cantù ha una grande storia nel basket, sia a livello internazionale sia in Italia, questo ovviamente mi ha portato a prendere questa scelta. Volevo giocare contro il meglio e giocare per una squadra che ha grande storia e tradizione, dunque, scegliere Cantù è stato semplice. Spero di poter far parte di questa storia, contribuendo e facendo qualcosa di prezioso per questa società e per questi tifosi”.
Essendo un rookie hai notato qualche differenza tra la NCAA e il basket professionistico europeo?
“La più grande differenza sono la fisicità e il ritmo del gioco. All’inizio è stato difficile adattarmi alla fisicità, ma ora posso dire di essermi abituato. Il gioco è molto più fisico qui che al college e in realtà questo mi piace perché adoro essere aggressivo sia in attacco che in difesa”.
Dove può arrivare secondo te Cantù?
“Il cielo è il limite per questa squadra. Siamo giovani ma abbiamo il talento dalla nostra e, cosa più importante, siamo una squadra molto determinata. Se restiamo uniti e portiamo energia in campo a ogni partita, quest’anno credo che potremo fare grandi cose”.
Come è il tuo rapporto con Coach Pancotto?
“Coach Pancotto è un grande allenatore. Mi ha aiutato molto ad adattarmi rapidamente allo stile italiano del basket perché, che sia diverso dallo stile di gioco americano, è evidente. Si fida di me. Di me credo che apprezzi il mio essere così aggressivo, cerco di portare sempre tanta energia alla causa”.
Pensi che la folta compagine statunitense della squadra possa aiutare nella crescita dei singoli?
“Sicuramente. Credo che tutto il team nel suo insieme possa aiutarsi a vicenda a crescere, lavorando duro e portando energia ogni giorno. Questa è la cosa positiva dell’essere una squadra giovane, ovvero che possiamo aggiungere sempre tanta energia fresca, costantemente. Non tutte le squadre possono poter contare sulla freschezza e sulla determinazione di giocatori giovani”.
Quale è il tuo sogno nel cassetto?
”Il mio sogno è quello di lasciare che questo gioco mi porti il più lontano possibile, ottenendo tante vittorie importanti. Voglio continuare a migliorare non solo come giocatore ma anche come squadra. Sono una persona che ama la vittoria e farò tutto il necessario per portare più successi possibili a chi mi sta attorno”.
Ultima domanda: come ti vedi tra 20 anni?
“Tra 20 anni spero di vedermi come una persona benestante e che può andare fiera dei suoi successi sportivi. Poi vorrei allenare o fare comunque qualcosa inerente al basket, oltre che diventare un padre di famiglia. Tutto, però, sarà deciso da Dio, che avrà sicuramente già ideato un piano per il mio futuro”.
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