Amar Alibegović è senza dubbio una delle stelle emergenti della nostra Serie A, talento ne ha da vendere e lo sta dimostrando sin dalla prima partita della stagione. Come si dice? Buon sangue non mente! Ecco che cosa ci ha raccontato in esclusiva la ala grande della Virtus Roma:
Prima di iniziare vogliamo ringraziare la Virtus Roma per l’opportunità e Amar per L disponibilità:
Rompiamo subito il ghiaccio, come sta in questo momento Amar Alibegović?
“Siamo reduci da una grandissima vittoria, sia io che la squadra ci troviamo bene e speriamo di continuare con altre vittorie”.
Chi era il tuo idolo da bambino e perché?
”Il mio idolo era Carmelo Anthony in NBA perché quello di mio fratello era Allen Iverson, quindi guardavamo la stessa squadra quando erano a Denver. Poi ovviamente anche mio padre perché ci insegnava tutto ed è un fenomeno della pallacanestro italiana”.
La Virtus Roma sta dimostrando a tutti e confermando quanto di buono abbiamo visto lo scorso anno in A2, dove può arrivare questa squadra?
”Il nostro obiettivo è salvarci e l’abbiamo detto dal primo giorno, adesso siamo riusciti a vincere alcune partite però l’obiettivo comune è quello di raggiungere la salvezza il prima possibile poi penseremo una partita alla volta”.
Come è il tuo rapporto con coach Bucchi?
”Fin da subito siamo riusciti a legare, lui ha iniziato ainsegnarmi alcune cose e farmi vedere dei dettagli suiquali dovevo migliorare e mi ha aiutato molto. Questa stagione sono arrivato più pronto e stiamo continuando a lavorare”.
Hai l’opportunità di condividere lo spogliatoio con atleti del calibro di Jerome Dyson e Davon Jefferson, quanto ti sta aiutando a crescere professionalmente questa cosa?
”Davon è uno che mi sta dando molti consigli, cerca di aiutarmi e io cerco di ascoltare tutto, vista la sua maggiore esperienza. Con Jerome mi trovo bene perché un giocatore del suo calibro riesce a far capire tutto con uno sguardo ed è molto più facile giocare con lui in campo”.
Il tuo senza alcun dubbio è un cognome pesantissimo, a livello mentale questa cosa la gestisci come un fardello difficile da portare o è una motivazione in più per diventare ancora più grande?
”Non è stato mai un problema, io ho sempre pensato a fare il mio gioco, facendo quello sono arrivato fino a qua e continuerò a lavorare per migliorare”.
Quali sostanziali differenze noti tra il basket universitario americano e ilprofessionismo italiano?
”Qui c’è più esperienza e ci sono tanti giocatori forti che non vanno in NBA e che vengono qui usciti dal college. Il livello sia mentale che atletico è altissimo, è ancora più importante il saper giocare insieme e il sapere usare gli spazi correttamente, a differenza del college. Lì, infatti, sono molto importanti l’atletismo e la forza”.
Come ti vedi tra 10 anni?
“No comment” (ride).