ESCLUSIVA – Marco Calvani: “Dispiace che Napoli riparta dalla B. Ritorno a Roma? Nessuno mi ha contattato”
E’ di sole 24 ore fa la notizia dell’esclusione dell’Azzurro Napoli Basket dalla prossima A2 (clicca qui per approfondire). Una notizia che getta nello sconforto l’intera piazza partenopea, costretta ora a ripartire dalla B. Una stagione travagliata, quella conclusasi lo scorso mese di Aprile, per la società del patron Balbi che, nonostante le difficoltà economiche dello scorso anno, pare però oggi pronta a ripartire per tornare più forte di prima (clicca qui per leggere le dichiarazioni del presidente).
A guidare la Givova Napoli nel campionato di A2 Gold 2014/15 è stato Marco Calvani che ai nostri microfoni ha così commentato l’esclusione: “C’è poco da dire purtroppo. Dobbiamo far riferimento alle regole ed oggi Napoli non ha i requisiti per partecipare all’A2. Ovviamente dispiace perché dopo le difficoltà dello scorso anno che sembrano superate, sarebbe stata una buona opportunità per la società ripartire dall’A2. Questo però non è stato possibile”.
Nonostante le tante difficoltà extra-campo, come giudica il suo lavoro in quel di Napoli?
“Beh, questo bisognerebbe chiederlo al mio datore di lavoro. Io sono parte in causa e posso dire che il mio lavoro è stato più che soddisfacente. Per tutto quello cha abbiamo vissuto, abbiamo fatto un percorso eccellente. A Novembre c’è stata una dichiarazione della proprietà secondo cui quest’ultima si tirava indietro rispetto agli impegni presi in estate con la possibilità addirittura di chiudere tutto. Abbiamo avuto tante difficoltà da superare da quel momento: ritardi nei pagamenti e americani che non sono abituati a vivere queste situazioni. Si è crato un disagio non di poco conto. Tenere insieme giocatori e collaboratori quando ci sono difficoltà dal punto di vista dei pagamenti non è facile. Ci siamo misurati con la nostra pazienza e ci siamo calati in una realtà che non conoscevamo o che almeno io, in 36 anni da allenatore e 26 di professionismo, non avevo mai vissuto. Ho dovuto trovare delle nuove energie e le ho dovute trasmettere agli altri. Per questo dico che il mio lavoro è stato eccellente: abbiamo concluso in maniera dignitosa il campionato e non saremmo finiti ultimi se non ci fossero stati i punti di penalizzazioni dovuti alle inadempienze della società”.
Pentito di aver scelto Napoli?
“Con i se e con i ma non si va avanti. Bisogna analizzare le situazioni per quello che erano. Quando sono stato contattato la scorsa estate era il secondo anno che la società ripartiva con la stessa proprietà e con. lo stesso management nelle persone di Balbi, Muro e Mirenghi. E questo a Napoli non avveniva da anni. A ciò si aggiunga che c’erano giocatori importanti sotto contratto come Brkic, Allegretti e Malaventura e che avevamo a disposizione un budget di assoluto rilievo per allestire una squadra che potesse far bene. Sapevamo che non eravamo in grado di vincere il campionato visto che 7/10 del roster, staff e allenatore erano nuovi ma eravamo comunque nelle condizioni per fare una stagione di alto livello. Le premesse, quindi, erano più che soddisfacenti per cui la mia scelta di andare a Napoli aveva una logica. Nessuno però poteva prevedere che a Novembrre qualcuno si tirasse indietro relativamente a quelle promesse fatte a me, alla squadra e ai vari collaboratori”.
Ci permetta coach di chiederLe anche di Roma, altra metropoli che si trova a fare i conti con una retrocessione. Lei ha allenato, da romano, la Virtus. Nel 2013 ha anche raggiunto una finale scudetto riaccendendo nella città una passione che sembrava sopita. Oggi, a distanza di soli due anni la Virtus si trova in A2. Lo avrebbe mai immaginato all’epoca?
“No e credo che come me non lo potesse immaginare nessuno. Rispetto il presidente Toti e non sta a me giudicare tempi, modi e forme. Quello che Toti ha fatto, lo ha fatto sicuramente a ragion veduta. Ciò che conta è che Roma è in A2 per cui bisogna calarsi in una nuova realtà senza piangere sul latte versato facendo tesoro delle esperienze passate per poter programmare in maniera oculata. Prima si prende consapevolezza della nuova situazione, prima si riuscirà a fare bene”.
In questi ultimi giorni siti e giornali hanno fatto il suo nome per la guida tecnica della Virtus Roma 2015/16. C’è qualcosa di vero o sono solo voci senza fondamento?
Non c’è assolutamente nulla di vero. Nessuno, ad oggi, mi ha contattato e ha chiesto la mia disponibilità.
E al di fuori di Roma, c’è qualcuno che l’ha contattata?
“Certo, ho avuto diversi contatti, l’ultimo con Barcellona ma non ho ritenuto opportuno accettare nonostante sul piatto ci fosse un biennale. E comunque resta il fatto che ho ancora un altro anno di contratto con Napoli, a prescindere dalla retrocessione in B della società…”
Non esclude di guidare Napoli anche l’anno prossimo…
“Assolutamente no. Almeno finché non ci saranno degli sviluppo diversi”.
Possiamo quindi considerarla a tutti gli effetti l’allenatore di Napoli anche per il 2015/16?
“Assolutamente si. E’ un dato di fatto, non una mia impressione”.
Negli ultimi due anni tra Barcellona e Napoli ha potuto vedere da vicino l’A2. Come giudica il format di una competizione che dalla prossima stagione prevederà una sola promozione a fronte di ben 32 partecipanti?
“Non tocca a me giudicare. Il presidente Basciano ha già pensato di portare a due le promozioni nei prossimi anni ma non so se sarà possibile stando alle attuali norme. Fatto sta che la situazione si commenta da sola: una sola promozione è assolutamente poca cosa”.
Dall’alto della sua esperienza può dirci se l’A2 è davvero il campionato giusto dove far crescere i nostri giovani?
Per fa sì che l’A2 diventi un campionato in cui far giocare chi esce dall’under19 e dall’under20 e per far sì che sia davvero un campionato di formazione è necessario che ci siano i giusti accordi tra tutte le componenti: Giba, Federazione e Lega. Parliamo comunque di ragazzi di 19/20 anni che a volte non hanno la capacità di reggere un campionato professionistico o dilettantistico, come viene definita oggi l’A2.
La mia opinione è che comunque i giocatori ci sono ma quella che manca è la formazione. Ho seguito tutta la prima fase dei campionati europei under 20 a Lignano e la nostra nazionale aveva un deficit imbarazzante nel tiro da tre punti rispetto a tutte le altre. E deve far pensare anche ciò che accade alla nazionale under18 impegnata in Grecia ai mondiali: ad esempio ieri abbiamo perso proprio con la Grecia con percentuali al tiro da tre assurde (16% contro il 31% degli ellenici, n.d.r.). Ribadisco: il problema sta nelle formazione e negli allenatori a livello giovanile. Purtroppo, anche a causa di una crisi economica generalizzata, nella stragrande maggioranza dei casi si preferisce inserire tecnici alle prime armi che non possiedono un background formativo, piuttosto che tecnici con più esperienza. E’ un argomento che merita una profonda riflessione perché parliamo della formazione di quei ragazzi che potremo trovare in A e che formeranno la nostra Nazionale.
Si ringrazia per la disponibilità coach Marco Calvani
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