Torna il Do you Remember?: Mark Simpson
Per la nostra rubrica del Do You Remember per questa settimana eccezionalmente al Giovedì al posto del canonico giorno di uscita del Mercoledì il nostro personaggio sarà Mark Simpson. Ebbene nelle ultime settimane in concomitanza, anche, con le vacanze natalizie la rubrica ha conosciuto un mese di pausa alla ricerca di nuovi personaggi da ricordare ai nostri lettori un pochino più avanti con l’ età, e soprattutto per far conoscere alle nuove generazioni che da pochi anni seguono la palla a spicchi italiana giocatori, che con la propria classe, particolarità fisiche e tecniche, ed inoltre con le proprie bizzarrie ed eccentricità hanno attraversato i parquet del nostro stivale. Torniamo, infatti, con grande entusiasmo ed impegno nel cimentarci con questa rubrica proprio per l’affetto che ci lega ai nostri lettori, i quali hanno apprezzato le precedenti uscite ed in particolare soprattutto ci hanno chiesto a gran voce di continuare nel nostro impegno settimanale alla scoperta, riscoperta, di altri profili. Ebbene il profilo scelto per questo giro è quello di Mark Simpson, giocatore visto per un solo anno nel nostro campionato, ma comunque personaggio non banale per la sua carriera nel basket europeo. Simpson, nato il 4 Febbraio 1961 a Fort Wayne, cresce nella piccola università Catawba College e viene scelto nel 1984 solo al settimo giro con il numero 149 dai Denver Nuggets. Un numero così alto purtroppo non gli potrà mai permettere l’approdo tra i pro americani, nonostante quel formidabile tiro dalla lunga distanza nella propria faretra partendo dall’importante altezza dei suoi 203 cm. Per il ventitreenne Mark, quindi, inizia una lunga carriera con la prima tappa in Israele al Beitar Tel Aviv, dove in quegli anni l’approdo israeliano è una meta preferita per i giocatori a stelle e strisce, anche, per la non difficile possibilità di poter acquisire negli anni un passaporto di cittadino israeliano. L’avventura, però, in quel di Tel Aviv dura solamente una stagione, e l’anno successivo l’ala grande americana si trasferisce in Grecia al Paok Salonicco, dove pure in questa occasione dopo un solo anno nella lega greca decide di cambiare aria per vivere una nuova esperienza un’altra lega ed in una nuova città, precisamente in Francia al Caen. Stessa storia, stesso copione, Mark rimane una sola stagione in terra transalpina, e nella stagione successiva torna al Beitar Tel Aviv, squadra nella quale ha lasciato comunque un ottimo ricordo. L’anno successivo Simpson arriva nel nostro campionato nella stagione 1988/89 alla Paini Napoli del presidente Nicola De Piano, che in quella stagione ha affidato la guida tecnica del proprio team al santone slavo, allenatore del Cibona più riprese nella sua carriera, Mirko Novosel. Con le sue caratteristiche da corri e tira da qualsiasi lato del campo Mark è disegnato a pennello per il gioco di Novosel, ed infatti nelle prime giornate di campionato il biondo americano è uno dei protagonisti indiscussi di quella stagione che rimarrà nella storia per l’epilogo finale della finalissima tra Enichem e Philips. Al debutto firma ben 39 punti con 9/16 al tiro da tre punti nella vittoria di Napoli a Fabriano, e nelle successive tre partite realizzerà sempre 32 punti in ogni recita. Diventa subito l’idolo della tifoseria del Mario Argento, che in lui vede la risposta ad Oscar lo storico leader dei rivali casertani, e tanto clamore intorno al personaggio gli vale anche un’intervista nel celeberrimo rotocalco televisivo settimanale del sabato “Dribbling”. Nel proprio servizio il giornalista Luciano Scateni lo celebra non solo per le sue doti di grandissimo tiratore ma lo definisce anche: “Un’atleta bianco che salta come un’atleta nero”. Nell’intervista Mark si dirà innamorato della città di Napoli, ma anche in questo caso il giocatore lascerà il nostro paese dopo solo un anno di militanza, nel quale a livello di risultati di squadra la sua Paini verrà eliminata agli ottavi play-off in gara tre da Varese, mentre a livello di statistiche personali chiuderà la stagione con 22,7 punti di media con il 41% da tre ai quali vanno aggiunti anche oltre 7 rimbalzi a partita. Nell’annata successiva si trasferirà in Spagna, e qui metterà dopo anni di pellegrinaggio in giro per l’Europa per un lustro le proprie radici. Nelle prime due stagioni tra il 1989 ed il 1991 sarà in terra basca al Bilbao, poi avrà la parentesi più importante della sua carriera al Real Madrid. Con i blancos Simpson vincerà la Coppa Saporta nel 1991/92 in finale contro il suo ex Paok per 65-63 in una gara infuocata, e nella stagione 92/93 dove viene richiamato in corsa dalle merengues per sostituire l’infortunato Joe Wallace farà l’accoppiata Liga- Coppa del Rey. Nel campionato spagnolo dal punto di vista delle statistiche personali sarà il giocatore con maggiori triple realizzate sia nella stagione 90/91 a Bilbao (83 triple totali con 83/209) e nel 91/92 a Madrid (97 triple totali con 97/216). Proprio nell’estate del 1983 a soli 32 anni Mark deciderà di ritirarsi per intraprendere la nuova carriera di procuratore di giocatori, forse rispettando quel suo stile di essere mai una persona fuori posto o fuori dalle righe, ma facendo con silenzio cose che destavano clamore come quando in campo con le sue triple martellava le retine delle squadre avversarie.