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Milano doma Sassari, Siena spazza via Roma per una finale senza domani

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Archiviate le semifinali, delle quali parleremo diffusamente più avanti, siamo arrivati all’avvenimento clou della stagione con la finalissima scudetto, che vedrà affrontarsi da Domenica 15 Giugno l’EA7 Milano e la Montepaschi Siena. Su questa finale si potranno spendere e scrivere fiumi d’inchiostro per una sfida diventata una classica della nostra pallacanestro, ma per le note vicende che hanno coinvolto la società toscana il confronto

in finale tra Milano-Siena rischia di diventare l’ultimo tra queste due gloriose società per alcuni anni a questa parte.  Facile definire questa contesa una classica, e non potrebbe essere altrimenti per una sfida, che ha visto affrontarsi nei precedenti cinque anni le due squadre per ben tre volte nell’epilogo tricolore finale. Nei precedenti ha avuto sempre, e nettamente, la meglio la Montepaschi, ma la novità sostanziale di questa nuova sfida sarà vedere i meneghini vestire  i panni dell’indiscussa favorita. Favorita e lo si capisce leggendo il roster di Milano, dove  si possono vedere i nomi di coach Banchi, Daniel Hackett, David Moss, e Kristian Kangur, tutti ex senesi l’anno passato arrivati  nel capoluogo lombardo per far cambiare pelle al team biancorosso, e magari trasmettere nell’aria milanese quel Dna vincente presente nella città del Palio. Proprio quel Dna vincente, abbinato ad una organizzazione intorno alla squadra da prendere a modello, hanno consentito al team senese di raggiungere, dopo sette scudetti consecutivi vinti, nuovamente la finale scudetto nonostante le voci e le inquietudini dovute alla messa in liquidazione della società, alle quali si aggiungevano alle indagini della Guardia di Finanza riguardanti l’ormai famoso fascicolo dell’operazione “Time Out”. Probabilmente questi accadimenti extra cestistici hanno finito per dare forze nuove ed insperate motivazioni  a coach Crespi ed ai suoi giocatori cimentando il gruppo in una roccia monolitica, adesso difficile da scardinare per qualsiasi avversaria, compresa l’Olimpia Milano. Momento chiave, della svolta, per i senesi è stata la vittoria in gara 4  sotto 1-2 nella serie in quel di Reggio Emilia, dove i biancoverdi nel momento più difficile con le spalle al muro si sono compattati ed hanno cominciato ad esprimere una gran pallacanestro di squadra, nella quale a spiccare su tutti è Marquez Haynez (si proprio il giocatore nella prima parte di campionato oggetto misterioso in quel di Milano arrivato a Siena in cambio di Hackett), ma tutti riescono a dare il loro solido contributo partendo dall’inossidabile capitano Tomas Ress. Invece Milano, come visto nella serie contro Sassari, basa le proprie fortune sul grande talento dei singoli, Langford-Ale Gentile-Samuels su tutti, ma soprattutto su un roster profondissimo, che dà  la possibilità a coach Banchi di ruotare tanti uomini mantenendo standard di energia ed intensità fisica sempre alta, anche, e  soprattutto quando le serie si allungano in numero di partite. Milano, quindi, favorita ma allo stesso tempo con sulle spalle la pressione di dover vincere a tutti i costi perché una sconfitta renderebbe anche la stagione 2013/14  anonima  nella malaugurata ipotesi di non riuscire a portare nessun trofeo tricolore a casa tra campionato e coppa (entrambi mancano dal double del 1996), nonostante un cammino europeo convincente con vittorie squillanti su squadroni come Barca, Olympiacos, ma con il rammarico di non essere riusciti a mettere la ciliegina delle final-four sulla torta. Sulla sponda senese non ci sarà sicuramente l’ossessione di dover vincere lo scudo tricolore, ma siamo sicuri, che coach Crespi alla sua prima finalissima da capo-allenatore riuscirà a motivare all’inverosimile il proprio manipolo di uomini nella difesa dei sette tricolori consecutivi, poi, se la Mens Sana continuerà a sopravvivere o meno, questa rimarrà e diventerà una bella storia da raccontare, come l’ama definire lo stesso coach senese, ai posteri. Ora, come promesso in avvio, spazio alle due semifinaliste sconfitte: Roma e Sassari. I capitolini non sono riusciti a ripetere l’exploit della finalissima dell’anno passato, ed ancora una volta si sono dovuti arrendere alla bestia nera Montepaschi. Probabilmente, dopo la brillantissima vittoria per 3-0 nei quarti di finale contro Cantù, ci si attendeva una serie più equilibrata con maggiore impatto degli uomini di DalMonte a dispetto dell’1-4 finale, ma giocare contro questa  Siena perfetta  con il suo gioco interno esterno a tratti tanto bello da vedere quanto efficace era cosa improba, anche aggiungendo le non perfette condizioni fisiche di uomini chiave come Goss (assente in gara 2) e Mbakwe (menomato nelle ultime due gare) di gran lunga i migliori per Roma. Sassari, invece, ha confermato nonostante la sconfitta contro Milano di essere una delle più belle realtà del nostro basket sia per il gioco espresso in campo sia per il seguito di pubblico in casa ed in trasferta. I sassaresi, capaci di espugnare ben due volte il Forum (dove Milano finora era imbattuta in campionato), hanno dovuto pagare la dura legge del PalaSerradimigni contro l’Olimpia, dove Sassari non solo ha sempre perso nei tre episodi della serie, ma sempre da quando è arrivata in massima serie dalla stagione 2010/11: probabilmente lasciateci la battuta il simpaticissimo presidente  Sardara avrebbe dovuto chiedere alla Lega di giocatore sempre ad Assago la serie. Battute a parte alla fine il Banco Sardegna ha patito la maggiore fisicità dei milanesi, ma il “caos organizzato” messo in campo dagli uomini di Sacchetti con il basket offensivo a mille all’ora rimarrà una espressione di basket sempre piacevole da ammirare, peccato che in questa allegra orchestra non vedremo più il direttore Travis Diener, che dopo la sconfitta in gara 6,  appena 24 ore fa,  ha dichiarato l’addio al basket giocato. Adesso, però, spazio al basket giocato con Milano e Siena protagoniste di una finale, che sarà ad altissimi contenuti tecnici ed agonistici, e su questo potete tranquillamente scommetterci.