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Le inevitabili conseguenze del nuovo regolamento FIBA

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BasketItaly - SocialLa pallacanestro sulla carta è una sola, la realtà mostra il contrario. Le prime voci legate ad un drastico cambiamento regolamentare iniziarono a circolare nel mese di giugno dello scorso anno, per la precisione si parlava di norme già pronte in attesa della ratifica. Il passo conclusivo c’è stato poco dopo, quando il consiglio di Barcellona ha portato il tutto nero su bianco. Avendo terminato l’iter burocratico a febbraio, la messa in vigore inevitabilmente è slittata alla stagione successiva. Eccoci qui, distanti una manciata di settimane dalla prima palla a due, pronti a fare i conti con le nuove introduzioni. Mettendo da parte i cambiamenti secondari, alcuni dei quali il loro impatto lo avranno, una menzione obbligatoria spetta al cronometro di tiro.

Dopo un rimbalzo in attacco quest’ultimo verrà resettato a 14 secondi, non più 24 come accadeva in precedenza. Gli obiettivi che la FIBA si è prefissata sono molteplici: alzare i punteggi, rendere più interessanti i finali e velocizzare ulteriormente l’azione. Il fascino che il nuovo cronometro porta con sé non lascia indifferente anche chi ne ha fortemente criticato l’ingresso, in particolare gli aspetti tattici ad esso collegati. Le squadre dovranno adattarsi a giocare possessi rapidi come mai era successo: se ci pensate, fino ad oggi i 14 secondi li vedevamo puliti su rimessa. Gli allenatori dovranno lavorare sulla capacità di far uscire la palla sul perimetro il prima possibile, evitando di consumare secondi preziosi. C’è chi riuscirà a giocare con sufficienti secondi e chi invece potrebbe trovarsi frequentemente con il conto alla rovescia a ridosso della singola cifra. In più le difese potranno puntare su questo, ritardando la riapertura e lavorando maggiormente sulle situazioni di isolamento, teoricamente in crescita visto il tempo ridotto a disposizione degli attacchi. Inevitabilmente i playbook verranno aggiornati con qualcosa di specifico, sarà interessante capire chi proverà veramente a giocare la palla e chi invece lascerà maggiore libertà al talento individuale. La soluzione perfetta a livello teorico sarebbe stata la sistemazione del cronometro a 16 secondi, in sostanza i classici 24 ai quali vengono scalati gli 8 dell’attraversamento della metà campo. L’impatto sarebbe stato meno drammatico e il tempo effettivo disponibile pari a quello che si ha da rimessa. L’impossibilità di trovare una via di mezzo è riconducibile alla giusta scelta di non complicare troppo la vita a spettatori, allenatori e cronometristi. Tralasciando le opinioni soggettive e l’eterna battaglia tra puristi e innovatori, il dato effettivo è l’allargarsi dell’oceano. Non mi riferisco al divario tecnico e atletico visto al mondiale, ma al ricrearsi di forti differenze tra le versioni NBA e FIBA. Probabilmente la lega più spettacolare al mondo arriverà ad inserire questa regola, cosa non scontata nel momento in cui si pensa alle ragioni: i 48 minuti di gioco non hanno bisogno di accorgimenti che alzino i punteggi e l’azione è già veloce grazie allo spazio in campo maggiore. Negli Stati Uniti il problema principale è rendere più rapido l’intero svolgimento della gara, per questo qualcuno aveva lanciato mesi fa l’idea di togliere 8 minuti. Le hanno provate davvero tutte, ma non sembra esserci verso di evitare quella terribile agonia conclusiva fatta di timeout e review. L’essere favorevoli o meno passa in secondo piano: un passaggio al minutaggio FIBA sarebbe una sconfitta. Valutare i possibili risvolti positivi, equilibrio in campo e più opportunità per la squadra meno talentuosa di spuntarla, non basta ad occultare l’aspetto etico. Una mossa del genere sarebbe il trionfo della schiavitù imposta da diritti tv e spot pubblicitari. Non c’è via di scampo, apparentemente, il gioco della torre vedrà un giorno sacrificati minuti di tiri, schiacciate e contropiedi a vantaggio di milioni di dollari. Quando oltreoceano l’argomento teneva banco, di riflesso in Europa si percepiva la sensazione di un ricongiungimento. Invece i fatti che abbiamo visto ci stanno riportando all’epoca in cui le differenze erano maggiori rispetto alle similitudini. In questo momento abbiamo quattro basket in uno: NBA, FIBA, NCAA e vecchia FIBA. Vi starete sicuramente chiedendo cosa significa “vecchia FIBA”, purtroppo la risposta ve la devo dare. Ebbene si, da qualche parte continueremo a vedere la pallacanestro europea come l’abbiamo conosciuta ultimamente. Prendiamo il caso italiano: la FIP si è adeguata alle norme internazionali, recentemente è stato anche aggiornato il regolamento presente sul sito internet federale. I 14 secondi dopo un rimbalzo in attacco saranno in vigore in tutte le categorie superiori alla Serie D e alla C Regionale, mentre sotto e nei settori giovanili nulla verrà alterato. La cosa è unica nel suo genere, in quanto porterà squadre promosse al termine della stagione a dover cambiare regolamento per quella successiva. Da sempre il college è considerato l’anticamera dell’NBA, ma la questione è diversa. L’NCAA non è parte della piramide, come lo sono invece le nostre categorie minori, quindi non c’è la necessita di uniformare, anche perché vorrebbe dire intaccare storiche tradizioni. In definitiva ci aspetta una stagione da spettatori molto complessa, dovremo sempre chiederci prima di una partita a quale dei quattro sport chiamati basket stiamo per assistere.