La strana situazione della campagna abbonamenti della Virtus, divisa tra realtà ed apparenza
“Non è come sembra” è la classica frase con la quale si nega davanti all’evidenza. In questo momento la situazione del basket romano non lascia spazio a spiegazioni fantasiose. La Gazzetta dello Sport ha parlato qualche giorno fa di meno di 400 abbonamenti sottoscritti. Sono davvero così pochi?
Non lo sappiamo, non c’è stato alcun comunicato da parte della società. Anche sulla pagina ufficiale di Facebook, la Virtus Roma ha scelto di non rispondere ai commenti degli utenti che chiedevano chiarimenti. Se la notizia fosse falsa, il danno a livello di immagine sarebbe enorme. Perché allora non smentire? Vorrebbe dire che il dato è corretto? Al di là di tutto ciò, la sensazione generale è quella di trovarsi di fronte ad un problema concreto. Parliamoci chiaro, il numero può anche essere non aggiornato, sbagliato di qualche centinaia, ma la sostanza rimane la medesima. Non si andrà al PalaLottomatica, salvo miracoli, e il tutto era preventivabile. Il trasloco al palazzetto più grande sarebbe stato sorprendente, visto che i 1031 abbonati della scorsa stagione andavano almeno raddoppiati per avvicinarsi alla fatidica soglia dei 2400. Il dramma è di grossa portata, non per il fallimento della campagna, quanto per il contesto nel quale è arrivato. Quello strutturato dalla Virtus Roma era sulla carta un piano infallibile. Tutto il possibile era stato fatto: il disegno tracciato esprimeva al meglio la volontà di tornare ai fasti del passato ed uscire da una promozione “provinciale” del marchio, aggiungendo modalità di sottoscrizione adeguate ad una città di milioni di abitanti. L’ingresso di Ticketone ha allargato il bacino d’utenza e garantito una maggiore visibilità, essendo il sito leader della categoria. Le tariffe e gli sconti mettevano i giovani al centro del progetto. Nulla appare aver sortito l’effetto desiderato. Non è facile trovare ragioni plausibili, si può solo ipotizzare. L’incertezza potrebbe aver creato spavento: PalaTiziano e PalaLottomatica sono lontani, non è propriamente una situazione da “uno vale l’altro”. Lo smantellamento della squadra dello scorso anno, purtroppo forzato dalle coincidenze, sicuramente ha causato sfiducia. Qualche nuovo nome magari non attira particolarmente l’attenzione, ma ciò non basta a spiegare il buco nell’acqua. Vogliamo restare all’interno del concreto? Allora occorre uscire per un attimo dalla pallacanestro e spostarsi nel mondo del pallone. Gran parte degli abbonati della Virtus lo è anche di una delle due squadre della capitale, la maggioranza è di fede calcistica giallorossa. La crescente competitività della squadra di Garcia, nonché presenza in campo internazionale, potrebbe aver portato qualcuno a scegliere un altro sport sacrificando pallacanestro e Virtus. All’interno del cuore della tifoseria virtussina ci sono numerose persone che da sempre utilizzano la formula “Roma/Lazio + Virtus”. Dunque, nemmeno questa teoria è sufficiente per venirne a capo. Se la formula fosse vera, anche Milano dovrebbe subire la convivenza con Milan e Inter. Sappiamo benissimo che questo in Lombardia non accade più. Non si può lasciare a margine la presenza dell’Eurolega e di una squadra perennemente ai vertici come l’Olimpia, in più è nota la cultura cestistica fortemente radicata. Esaurita la lista di motivi tangibili, i quali potrebbero anche essere verificati/smentiti attraverso statistiche, seppur di difficile elaborazione, non resta che passare all’astratto. L’indice di gradimento della pallacanestro a Roma potrebbe essere in calo, sicuramente questo dato non si misura con i numeri. Il confronto con gli abbonati del passato lascerebbe ipotizzare un picco negativo, la crescita di presenze rispetto a qualche anno fa direbbe invece il contrario, così come il successo dei playoff al PalaEur. Non c’è un trend generico in Italia, ogni realtà viaggia per fatti suoi, alcune crescono mentre altre crollano giorno dopo giorno. Nello scenario appena dipinto manca il vero punto interrogativo: il gruppo sui social network “Abboniamoci”. L’unico numero verificabile, ancor più del parziale abbonati, è quello degli iscritti a quest’ultimo: ad oggi, 19 settembre, la cifra esatta è 950. Il non raggiungimento della soglia è quasi matematico, in quanto richiede che un gran numero di persone che non hanno mostrato il proprio interesse ad abbonarsi, l’iscrizione al gruppo in un certo senso serviva ad esprimere quello, debba essere compensato da migliaia “sbucate” dal nulla. Impossibile. Riuscirà la campagna ad eguagliare lo scorso anno? Difficile da prevedere, anche se ieri sera c’era un buon numero di persone all’amichevole contro il Latina, che ha permesso a molti di tastare il terreno con le proprie mani. Se non dovesse essere raggiunto il precedente di 1031 abbonati vorrebbe dire che i risultati, inferiori rispetto alla finale scudetto raggiunta all’epoca di Gigi Datome, sono il fattore maggiormente incisivo, addirittura a tal punto da vanificare qualunque perfezionamento strutturale della campagna. Per fare un parallelismo crudo con l’NBA, se la Virtus Roma fosse stata una franchigia, quanto visto a livello di appeal negli ultimi anni porterebbe tutti a parlare di urgente relocation, per chi fosse meno pratico con quel mondo si tratta dello spostamento geografico di un team. La realtà è che una grande città, quando diventa troppo passiva, rischia di nuocere impercettibilmente all’intero movimento. Siamo in Italia, non accadrà, Roma manterrà la sua rappresentante. Tutto potrebbe capovolgersi da un momento all’altro, ma la paura rimane. L’incubo è quello di osservare un giorno uno scenario compromesso, costretti a negare con un “non è come sembra”.