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Il punto sui play-off: Sorprese, emozioni, spettacolo per un post season finora avvincente

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Le serie dei quarti play-off ci hanno lasciato in eredità tante emozioni, spettacolo, divertimento e riflessioni, che in parte cercheremo di sviluppare da qui in avanti. Innanzitutto i play-off tanto per non smentirsi non hanno fatto mancare le sorprese ed in toto hanno ribaltato, in alcuni casi, le sentenze della regular season. L’esempio più lampante in questa direzione è la nettissima vittoria nella serie per 3-0 dell’Acea Roma sull’Acqua Vitasnella Cantù

con i romani capaci di violare per due volte nel giro di 48 ore il Pianella, sulle cui tavole i brianzoli non avevano conosciuto la parola sconfitta nelle 15 gare di campionato. Il merito più grande dei romani è stato quello, però, di riuscire in tutte le tre gare ad operare le scelte migliori ed arrivare più lucidi mentalmente nei finali , rispetto ad una Cantù che ha completamente steccato la gestione dei momenti topici . Gli emblemi delle due squadre possono essere il romano Goss, salito in cattedra quando con la sua saggezza tattica e cestistica, oltre al grande talento nel giocare gli uno contro uno, ha trascinato i compagni nella giusta direzione; ed il canturino Ragland, tanto bello da vedere ed ammirare per le sue brucianti penetrazioni ed arresto e tiro, ma incapace con scelte inopportune nel riuscire ad essere il giusto ammiraglio con la nave brianzola nel mezzo della tempesta romana. L’altra serie chiusasi con l’identico netto risultato è stata quella vinta da Sassari su Brindisi, ed in questo caso il pronostico della vigilia è stato pienamente rispettato, alla luce di una condizione fisica della formazione brindisina oramai carente già nell’ultimo mese abbondante di campionato. Il Banco Sardegna del solito implacabile dall’arco Drake Diener, del crescente in termini di condizione fisica cugino Travis, del Caleb Green con tanti punti nelle mani, e delle seconde linee Sacchetti e Devecchi sempre pronte a dare il loro contributo quando la causa lo richiude si prepara alle semifinali con molte certezze con l’unico particolare da correggere e limare cioè: l’approccio alla serie. Infatti gara uno al PalaSerradimigni con Brindisi avanti di 15 lunghezze a metà terzo quarto e con tre liberi di Delroy James del potenziale sorpasso a due secondi dal termine poteva cambiare il senso della serie: con i se non si fa la storia, ma la banda di coach Sacchetti potrà sicuramente meditare sull’episodio per trarne validi insegnamenti. Le prime semifinaliste in senso cronologico hanno dovuto aspettare qualche giorno per conoscere i nomi dele loro rispettive avversarie nelle semifinali perchè le altre due serie si sono risolte solamente in gara 5. Partiamo dall’avversaria di Sassari, che in semifinale troverà Milano, che ha dovuto penare contro qualsiasi pronostico della vigilia per avere la meglio su una indomita Pistoia. La squadra di Moretti da neopromossa ha disputato una grandissima stagione e può essere considerata la vera sorpresa della A con la ciliegina sulla torta di essere riuscita a battere per due volte sul campo amico la corazzata Olimpia, reduce da ben 21 vittorie consecutive. Merito all’allenatore Moretti, ma anche merito di chi dietro le quinte ha costruito una squadra con poco denaro, ma con cinque americani, e su questo possiamo giurarci, che avranno molto mercato nei prossimi mesi. Chiudendo il felice capitolo pistoiese, inevitabile, spendere due parole sul capitano Jack Galanda, arrivato all’epilogo della sua fantastica carriera, riuscendo alla soglia dei 40 anni sia a dare il suo prezioso contributo in campo sia a fare da chioccia ai giovani americani in gruppo. Capitolo Milano, invece, sicuramente la squadra di Banchi sarà stata forgiata alle difficoltà e alle sofferenze, delle quali bisogna patire nel cammino play-off per arrivare alla vittoria finale, ma restano gli interrogativi sulle prove di alcuno giocatori, e sulla loro compatibilità tecnica in campo. Riflessione avvalorata dalle parole di Hackett nel post gara 5, e sicuramente di ciò riderà sotto i suoi baffoni coach Sacchetti; in molti ricorderanno come il tecnico dei futuri avversari milanesi si domandava come i meneghini avrebbero gestito i possessi importanti nelle gare che contano con tanti galli a cantare nel pollaio. Nell’altra semifinale invece Roma si troverà di fronte la Montepaschi Siena, vincitrice su una grande Reggio Emilia nella bella del PalaEstra, nella rivincita dell’ultima finale scudetto. Sulla Mens Sana di questa stagione 2013/14 si potrebbe scrivere un romanzo con una società, che oramai è quasi del tutto consapevole di dover abbandonare questi palcoscenici dalla prossima annata per i famosi motivi economici, ma con un gruppo di giocatori e con il proprio allenatore, i quali non hanno alcuna idea e volontà di abdicare dal proprio trono di campioni d’Italia (i giudizi e le sentenze se gli scudetti di Siena degli ultimi sette anni siano ritenuti omologabili negli almanacchi per le note vicende finanziarie li confiniamo nelle giuste sedi agli organi competenti). Le immagini da copertina di questa Siena sono la corsa di coach Crespi sotto lo spicchio dei propri tifosi battendosi pugni sul petto al termine vittoriosa gara 4 di Reggio, ed il capitano Ress portato in trionfo dai propri tifosi fin dentro gli spogliatoi dal popolo senese nel post gara 5: simboli dell’orgoglio senese e dell’attaccamento che si è creato tra il gruppo in campo ed i tifosi sugli spalti. Per quanto Reggio Emilia siamo convinti che ormai la società emiliana sia diventata una realtà di altissimo livello e patrimonio della nostra pallacanestro, quindi ci auguriamo che le dichiarazioni a caldo post gara 4 del patron Landi siano stato solo frutto dell’amarezza per la sconfitta , ma nei nostri ricordi vogliamo conservare la carica, la grinta dei reggiani espressi dagli occhi della tigre del capitano Andrea Cinciarini. Ultima chiosa la vogliamo dedicare all’ottima affluenza di pubblico alle gare, degna cornice per passione e correttezza dello spettacolo esibito in campo, ed in questo caso il rammarico deriva dal fatto come molti impianti siano vetusti e non adatti ad ospitare questi eventi, ma il problema dell’impiantistica sportiva, purtroppo, è un problema comune a tutti gli sport italiani, anche di quelli più celebrati e con maggiori interessi economici rispetto alla nostra adorabile pallacanestro.