Hezonja e Porzingis, gli europei del draft che gli americani non sanno pronunciare
Ho grande fiducia in Grantland e, nonostante tutto ne ho ancora, ma quando nel loro articolo post draft ho visto definire Mario Hezonja il nuovo J.R Smith ho capito che era necessario provare a fare ordine.
Hezonja è stato scelto alla 5 da Orlando che, presumibilmente, lo utilizzerà come specialista da tre in uscita dalla panchina, ma da qui ad etichettarlo un emulo dell’ex Ny ce ne passa. La differenza più grande è, ça va sans dire, nell’ atteggiamento. Hezonja è un giocatore quasi maniacale nella sua voglia di migliorarsi e di vincere. Ha un atteggiamento quasi “Kobesco” direbbero alcuni, che lo porta ad avere anche una grande fiducia nei suoi mezzi. E’ questa grande autostima ad averlo portato a dire prima del draft che non è stato tra i papabili per la prima scelta solo perchè non ha voluto giocare al college. Eppure le sirene della Ncaa avevano provato a convincere il croato. In primis il solito Callipari che con Hezonja avrebbe completato un vero e proprio dream team. Dando retta alle compilaton su Youtube Hezonja parrebbe un ottimo specialista da 3 ma chi lo conosce sa che non è solo questo. L’esperto per il basket internazionale di ESPN non ha caso ne ha tessuto le lodi arrivando a considerare Hezonja uno dei pochi ad avere le potenzialità per vincere in futuro sia la gara del tiro da tre che quella delle schiacciate in un all star game. D’altronde da quel clasico contro il Real poi campione basterebbe a certificare le grandi qualità di Hezonja che con quella partita si presentò ai grandi palcoscenici d’Europa quasi a sorpresa a seguito delle defezioni nel ruolo in casa Barça.
In Spagna in una delle squadre che hanno espresso il miglior gioco della stagione ha militato pure Porzingis. A Siviglia l’ala lettone ha messo in fila numeri di tutto rispetto ed a sorpresa è salito fino alla numero 4 di New York. Eppure il ragazzone è stato fischiato. Sebbene Phil Jackson garantisca sulle sue qualità giurando di aver puntato sul talento più versatile del draft i punti interrogativi permangono. Porzingis è un giocatore ancora tutto da sviluppare e teoricamente sarebbe ideale in una squadra in
aperta ricostruzione che può aspettarne la maturazione. New York, un pò perchè è New York e un pò perchè ha ancora a libro paga come Anthony, non può però permettersi un’attesa troppo lunga. Porzingis si porta poi dietro un nome che pare un medicinale e che per un americano risulta impronunciabile, cosa che non aiuta ad abbattere lo scietticismo così come ha fatto quantomeno sorridere la dichiarazione, poi ripresa da Ben Cohen su Twittwr, di un compagno di Porz, che lo ha definito pronto a confrontarsi con la mentalità americana perchè, d’ altronde, già va su WorldStarHipHop ogni giorno (bastasse questo io sarei Bill Simmons..). Essenzialmente il lettone ha guadagnato consensi nei work out di Las Vegas dove, per dire, Hezonja ha rifiutato di andare come gli altri top, ma questi work out possono essere ingannatori, basti pensare al grande numero di esercizi che non pretendono nè il contatto nè in alcuni casi neanche la presenza di un avversario. Il salto nel buio insomma è grande, il tempo ci dirà se i Knicks hanno pescato un nuovo Nowitzki o se hanno in mano il nuovo Weis.