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Editoriale – Cantù tra passato e futuro in attesa della Rivoluzione Russa

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Arrivato come fulmine a ciel sereno, il passaggio della Pallacanestro Cantù dai Cremascoli a Dmitry Gerasimenko configura scenari ancora da sviscerare. Se l’arrivo del magnate russo ha portato una ventata di novità nel panorama italiano, lasciando presagire la volontà di rilanciare la forza e le ambizioni del club, interrogativi non secondari riguardano l’impatto del cambio di gestione quanto a stile e processi decisionali. E’ cosa universalmente nota di come in Brianza si sia soliti procedere con passi mai più lunghi della gamba, in un’ottica di programmazione e allocazione efficace delle risorse, quali e quante esse siano. Così sono stati costruiti i successi dell’era Allievi, (che oggi costituiscono un paragone solo relativamente valido però, essendo mutato radicalmente il contesto dello sport professionistico), così presero corpo la rinascita col Presidente Corrado prima e la stessa Cremascoli poi, fino al ritorno in Eurolega targato coach Trinchieri. Cautela che non parrebbe nel DNA del nuovo patron – sono cosa nota i 23 giocatori e 3 allenatori avvicendatisi nel suo Red October Volgograd lo scorso anno – le cui ambizioni vanno certamente oltre la salvezza e che si trova nella necessità di intervenire in maniera significativa sul roster.
Un primo elemento da considerare è certamente lo stato di necessità che verteva sul club brianzolo. La campagna acquisti ed il risicatissimo budget di quest’anno – con l’azionariato popolare mai significativamente decollato al di là del significato altamente simbolico dell’operazione – lasciavano presagire foschi scenari (metteteci anche la questione irrisolta del palazzetto), non solo per i risultati sul campo, ma per il futuro stesso della società. Il palesarsi del russo, prima per sbloccare, se non altro per la parte finanziaria, il discorso del nuovo impianto, ora come proprietario, sa tanto di ultimo treno, che non poteva essere lasciato passare.
Ciò premesso, se l’avere fortemente voluto mantenere i vecchi soci al proprio fianco testimonia la volontà di muoversi con cautela e con investimenti mirati per la stagione in corso, l’esordio a bordo campo a Pistoia ha lasciato intravedere alcuni aspetti dello stile del nuovo owner non necessariamente in sintonia con le abitudini locali. Il colloquio con i giocatori nel pre-gara, l’ingresso in spogliatoio con la squadra all’intervallo, preannunciano una partecipazione di Gerasimenko agli aspetti anche tecnici della gestione non comune nel panorama cestistico italiano e che confliggono con quella volontà di rimanere per ora in disparte che gli aveva fatto disertare l’annuncio del cambio al vertice nella conferenza stampa di Venerdì scorso.
Piccolezze fin qui, spiegate con la grande passione del personaggio, ma aspetti da tenere d’occhio, per evitare la tentazione dell’uomo solo al comando, che i soci vorrebbero evitare accompagnandolo nella conoscenza del “know how” e dello stile che da sempre contraddistinguono Cantù. Anche perché la squadra vive una situazione oggettivamente difficile su cui non è semplice intervenire e la tentazione di stravolgere tutto potrebbe essere forte, con i rischi che la cosa comporta in una stagione già avviata. Prima incombenza, la scelta della formula del roster, se cioè mantenere i cinque stranieri più cinque italiani o votarsi ai tre extracomunitari più 4 tra comunitari e Cotonou. Soluzione che parrebbe obbligata se si vuole apportare un significativo upgrade, in un roster che vede il solo Abass in grado di incidere tra gli italiani e considerata la penuria di giocatori tricolori di alto livello ancora liberi. Non di meno, il 3+4 imporrebbe comunque il taglio di due Usa e un impatto non indolore su gerarchie e dinamiche di spogliatoio, per uno staff tecnico che ufficialmente non si è ancora espresso sulla direzione da dare al nuovo corso.
Quello che si può pensare è che il vulcanico, a dispetto della poca loquacità pubblica, magnate russo non lascerà passare troppo tempo, se è vero che, viste le oggettive difficoltà urbanistiche legate al progetto del terzo palazzetto, sta accelerando sull’acquisto del vecchio Pianella, il cui ammodernamento, dal fallimento del PalaTurra, è il piano B per avere un impianto adeguato. Trovare un equilibrio tra la verve di Gerasimenko e i contrappesi societari ai suoi desiderata è il vero punto nodale della transizione. Se assisteremo davvero alla Rivoluzione russa in Brianza o ad una incruenta Rivoluzione dei Garofani come quella portoghese ce lo diranno le prossime settimane.
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