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Do you remember? – Reece Gaines: la meteora che impressionò un certo Dwyane Wade

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Ci sono giocatori nella storia del basket italiano che arrivano, infiammano i cuori dei tifosi e degli addetti ai lavori e poi spariscono nell’oblio, lentamente, diventando pian piano l’ombra di sé stessi. Questa è la storia di Reece Gaines (nella foto da nba.com), americano classe ’81 e vera e propria meteora del nostro campionato.

Reece Gaines termina la sua carriera universitaria a Louisville e, a dirla tutta, ha anche ottime cifre e buone potenzialità, caratteristiche che poco si addicono, appunto, ad una meteora. Le sue prestazioni non passano inosservate all’NBA e nel draft 2003, uno dei più ricchi di sempre in quanto a talento con cinque future All Star nelle prime sei scelte (James, Anthony, Bosh, Wade e Kaman), viene scelto alla n°15 da Orlando, precedendo gente come David West (18^ pick) e Carlos Delfino (25^). In maglia Magic l’avventura non è tra le più memorabili (ultimo posto in Eastern Conference) e le cose non vanno meglio né a Houston né a Milwaukee dove risulta assoluta comparsa. Il buon Gaines, perciò, dopo tre stagioni tra i “Pro” e a 25 anni matura l’idea di lasciare l’America e volare in Europa.

A dare un’opportunità al ragazzo è Biella, una piccola realtà del basket italiano ma dove entusiasmo e ampio minutaggio potrebbero essere decisivi per il rilancio e, chissà, magari potrebbe essere una breve parentesi prima di un ritorno in NBA. L’obiettivo della società è la salvezza: non si può ambire a chissà quale traguardo, tanto più che dopo cinque anni si è chiuso il ciclo di Alessandro Ramagli, autore negli anni precedenti di una promozione (da assistente di Crespi) e di quattro splendide salvezze. Ma la Biella 2006/07 targata Lauretana è costruita con acume e bravura da una vecchia volpe come Atripaldi: alla corte del nuovo coach Luca Bechi arrivano Porta (da Livorno), Roller (nazionale tedesco) e un trio di americani sconosciuto ai più ma che si rivelerà spumeggiante (Erik Daniels-Reece Gaines-Jamal Thomas). Incanta, come detto, anche il nostro Gaines: dopo un inizio balbettante va in doppia cifra in 32 partite delle restanti 33, conduce i suoi fino ai quarti playoff dove, da vero trascinatore, costringe la futura finalista Virtus Bologna a gara5 dei quarti (il canestro decisivo in gara4 lo potete ammirare in questo video). Alla fine chiude con numeri niente male come dimostrano i 17 punti (50.7% da due, 38.9% da tre) e 1.8 assist di media.

A Gaines Biella inizia a stare stretta e nella calda estate del 2007 a strapparlo alla fitta concorrenza è l’Olimpia Milano. Nella città meneghina, agli albori dell’era Armani, l’obiettivo è interrompere la striscia vincente di Siena, vincitrice degli ultimi due campionati. Ad allenare i biancorossi arriva proprio da Bologna (sponda Virtus) Zare Markovski che tanto aveva sofferto Gaines pochi mesi prima in postseason. Le grandi ambizioni però vengono subito smorzate da un avvio di campionato a dir poco disastroso: una vittoria e ben cinque sconfitte costano a Markovski l’esonero e con l’arrivo di coach Caja per Gaines non c’è più spazio. Milano lo spedisce a Treviso, in cerca di rinforzi dopo un avvio non proprio brillante e dove nel frattempo è sbarcato quell’Atripaldi che lo aveva portato in Italia poco più di dodici mesi prima. Ma anche in Veneto le cose non vanno come dovrebbero: il buon Reece regala qualche perla (23 punti contro Scafati, 21 contro la “sua” Biella) ma il finale di stagione è un lungo calvario e così a maggio, con la Benetton fuori dai playoff , arriva la mancata conferma.

Dopo un anno così travagliato per Gaines la parola d’ordine è “riscatto”. Atripaldi, dopo l’annata disastrosa a Treviso, torna a Biella e per la terza volta richiama a suo servizio l’ex Louisville. L’aria del Piemonte si rivela un toccasana per il gm che ancora una volta mette in piedi un vero e proprio miracolo: l’Angelico 2008/09 raggiunge ancora una volta i playoff e, dopo aver eliminato Roma ai quarti, si ferma solo in semifinale ad opera di Milano. Gaines, dal canto suo, parte bene ma alla lunga è altalenante e chiude a 10.1 punti di media (46.6% da due e 33.9% da tre). L’impressione è che sia ormai lontano parente del giocatore che impressionò l’Italia solo due stagioni prima. Non a caso neanche Atripaldi, suo grande mentore, decide di non puntare su di lui e così Gaines inizia a fare la spola tra l’America e l’Europa: nel 2009/10 si divide tra Bakersfield Jam (NBDL) e Peristeri (Grecia), nel 2011/12 inizia ai Texas Legends (NBDL) per poi concludere a Vichy (Francia). Nel 2011/12 ancora due esperienze: prima FürstenfeldPanthers (Austria, 13.5 punti e 5.5 rimbalzi) e poi l’ultima avventura in Venezuela ai Guaros de Lara. Per un giocatore del suo talento due stagioni nell’anonimato sono troppe: decide così di ritirarsi a soli 31 anni dopo una carriera condizionata dal suo carattere difficile e dalle motivazioni non sempre al top.

Appese le scarpette al chiodo, l’ex Biella (nella foto da atheltics.bellarmine.edu è il primo seduto da sinistra) decide di intraprendere la carriera d’allenatore. Da due stagioni è alla Bellarmine University (Louisville, Kentucky) come assistente allenatore di Scott Davenport che, al momento del suo ingaggio ha subito dichiarato: “Sono stato fortunato ad allenare Reece per quattro anni all’università di Louisville e posso dire che una delle sue doti più grandi è l’orgoglio. Se confermerà queste doti anche in panchina avrà una grande carriera da allenatore”. Proprio non tradire le aspettative e mantenere le promesse è ciò in cui ha mancato il “Gaines giocatore”. Indicativo ciò che dichiarerà un certo Dwyane Wade (si, proprio lui!) alcuni giorni dopo l’addio al basket di Gaines. Il campione degli Heat esprimerà tutta la sua amarezza in un tweet: “Peccato, è stato uno dei giocatori più forti contro i quali ho giocato”.

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