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Do you Remember? Michael Ray “Sugar” Richardson e quel suo vizietto ….

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Michael Ray Richardson conosciuto sui campi di basket con il soprannome di “Sugar” è stato senza ombra di dubbio uno dei tre migliori americani arrivati nella storia del basket italiano dalla fantastica ed irraggiungibile per i comuni mortali galassia del Nba. Per definire la grandezza di Richardson nel mondo dei pro americani basta snocciolare solamente alcuni dati della sua fantastica carriera: quarta scelta Nba nel 1978 da parte dei Knicks,

miglior passatore Nba nel 1980, migliore nelle palle recuperate nel 1980, 1983 e 1985, e quattro volte All Star Game (1980, 1981, 1982. 1985). Questi semplici dati non spiegano però l’immensa leggiadria e naturalezza con la quale questa guardia di 86 kg distribuiti in 196 cm calcava i parquet del Nba. Proprio per queste sue caratteristiche fisiche da agile pantera e per rilascio della palla al momento del tiro dalla sofficità veramente difficile da descrivere per chi non lo abbia mai visto giocare, per quella maniera di passare la palla a tratti da visionario Michael Ray fu soprannominato “Sugar”. Ora in molti, dopo una tale introduzione sul personaggio, vi starete chiedendo il perché questi sia sbarcato in Italia e precisamente a Bologna nel 1988. Per dare una spiegazione di ciò bisogna andare alle origini di Michael, nato a Denver nel 1955 in una famiglia con ben sei fratelli dove il padre abbondona i figlioli sin dalla tenera età, e fin da quel momento il piccolo Michael rassicura la madre, fratelli e sorelle che si prenderà cura di loro. Il ragazzo del Colorado per via dei problemi familiari ha un’infanzia difficile, tormentata, vissuta in quartieri malfamati, ma sempre convinto che con i propri mezzi e la propria classe innata diventerà un campione nelle arene Nba. Sarà così perché la storia racconta di un Michael fin da subito protagonista al College di Montana e come epilogo di una carriera universitaria sfavillante viene scelto al numero 4 nel draft Nba del 1978 lo stesso anno dove un mito come Larry Bird fu la seconda scelta dei Celtics. Richardson nel Nba cambierà tre casacche passando dai quattro anni a Knicks (315 partite con 4485 punti realizzati) , ai quattro ai New Jersey Nets (208 partire con 3357 punti realizzati) intervallati dalla stagione nel 198-83 ai Golden State Warriors (33 partite con 415 punti realizzati), fino a quando nel 1986 verrà radiato dalla lega di David Stern (proprio verso quest’ultimo Michael non portò mai rancore anzi lo ringrazio per la decisione che a suo dire gli salvò la vita) . Il perché di questa decisione così drastica: perché dopo essere stato trovato positivo alla cocaina nel 1984 per la terza volta dal Nba verrà definitivamente radiato dalla lega nel 1986. Infatti proprio in quell’anno viene introdotta la regola che un giocatore trovato positivo tre volte per droga dovrà essere escluso dalla lega, una forte reazione al problema dell’eroina dovuta negli States per la morte per droga che fece tanto scalpore di John Belushi. Il grande problema di Sugar negli anni del Nba, dopo una infanzia di stenti e sofferenze, è quello di non riuscire a rimanere lontano dai divertimenti come donne, discoteche, locali di lusso nel cuore della notte fino all’alba ed oltre, per finire all’eccesso della cocaina. Quando ormai la carriera di giocatore di Michael è destinata ad una fine ingloriosa nelle leghe minori americani, ecco dall’Europa e precisamente da Bologna sponda Virtus un uomo, l’avvocato Gianluigi Porelli, disposto nuovamente a scommettere su Sugar. Arriva all’età di 33 sotto le Due Torri, diventa l’idolo del PalaDozza e con la Virtus del giovanissimo coach Ettore Messina trascina le V nere alla vittoria della Coppa delle Coppe del 1990 battendo in finale il grande Real Madrid, dopo aver vinto due Coppe Italia nel stessa annata 1990 e l’anno precedente nel 1989 in un’altra epica finale al PalaDozza vinta ai tempi supplementari contro la Caserta di Oscar. Però la storia tra la Bologna bianconera ed il fuoriclasse di Denver è destinata finire nel 1991 quando Sugar viene trovato nuovamente positivo alla cocaina. Dopo un anno in Croazia a Spalato dove vince una coppa Nazionale croata nel 1992 torna in Italia alla Baker Livorno, e dopo un periodo nel quale il campione americano non riscontrava il gradimento del pubblico per il suo tormentato passato diviene l’idolo incontrastato della folla livornese, facendo riassaporare al pubblico toscano le emozioni vissute con in campo i vari idoli Fantozzi, Alexis della discussa finale scudetto persa del 1989 contro l’Olimpia Milano. Nel 1994 lascia Livorno per andare a giocare in Francia ad Antibes, ma tornerà ancora in Italia quando alla veneranda età di 43 anni nel 1998 arriva in A2 a Forlì, e l’anno successivo fa nuovamente tappa a Livorno, dove però nel febbraio del 2000 a quasi 45 anni verrà tagliato, e sarà il suo definitivo addio al nostro basket. L’addio, invece, dall’attività arriverà nel 2002, e dal 2004 Michael si è dedicato alla carriera di allenatore, ed attualmente allena ai London Lighting. Michael Ray “Sugar” Richardson: un grande campione, che probabilmente senza quel “vizietto” avrebbe potuto scrivere brani di storia ancora più importanti nel Nba, ma non ci saremmo mai forse potuti gustare sui parquet del nosto campionato