Butler, e ora Quo Vado?
I primi scampoli di 2016 ci hanno regalato già iperbolici paragoni, giustificati in parte da numeri da capogiro. I numeri in questione sono due: 21 e 40. Ventuno sono i milioni incassati al momento in cui si scrive al botteghino da Luca Medici aka Checco Zalone col suo ultimo film, “Quo Vado”, che ha scomodato paragoni con i grandi della commedia italiana, Totò in primis. Ventuno è anche il numero sulla canotta di Jimmy Butler. Butler è salito agli onori delle cronache con i suoi quaranta punti messi insieme nell’ultimo quarto di una partita tiratissima con i Raptors. Con quel quarantello in quindici minuti Butler ha superato tale Michael Jeffery Jordan come giocatore in grado di fare più punti in un quarto con la squadra della Windy City.
Due personaggi molto diversi tra loro hanno almeno una cosa in comune: hanno raggiunto le ragguardevoli cifre di cui sopra in un lasso di tempo breve, quasi impensabile. Raggiungere certi traguardi porta con sè un rischio simile per entrambi: il fatto che il loro exploit, sebbene ben lontano da essere estemporaneo, venga strumentalizzato e divenga oggetto di confronti discutibili. Il “tifoso di pancia” da bar sport non si farà remore a fare paragone tra His Airness e il prodotto da Marquette esattamente come lo spettatore medio non esiterà a giocare a paragonare Zalone ai comici migliori della storia del cinema basando la sua tesi sugli incassi.
Se è vero che nè Zalone nè Butler sembrano personaggi in grado di farsi destabilizare da questi processi per sommi capi dobbiamo comunque sperare che nessuno dei due cada nella trappola di certi confronti. Perchè qualora non si fosse capito Butler non ha ancora raggiunto lo stato di icona allo stesso modo di quanto Zalone non sia necessariamente ad oggi sullo stesso livello di Troisi o Verdone. Entrambi sono sulla buona strada ma montarsi la testa li porterebbe in un attimo in quella categoria di atleti ed artisti a cui è sempre mancato il cent per fare il famoso dollaro. Ci dispiacerebbe ancora di più alla luce del fatto che entrambi non sono “solo” dei grandi talenti ma anche due professionisti che negli anni hanno lavorato ad una costante crescita. Dagli sketch del comico pugliese di metà anni duemila era percepibile quanto Zalone non fosse ancora pronto per reggere un intero film. Continuando nel nostro paragone neanche il Butler uscito da Marquette, e quella trentesima scelta sta a confermarlo, pareva poter cambiare i destini di una franchigia. Zalone era un ottimo comico da sketch Butler un giocatore di energia da far uscire all’evenienza dalla panchina. L’ evoluzione di entrambi nasconde un incessante lavoro che li ha portati a diventare multifunzionali. Oggi Luca Medici regge un film cantando, cambiando più espressioni facciali e regalando in toto più sfumature al personaggio di Zalone. Analogamente lo specialista difensivo Butler ha lavorato, anche grazie ad “aiutanti” d’eccezione da Wade a Thibs, per crearsi un arsenale offensivo credibile e quei punti messi in faccia a DeMarre Carroll (non proprio Enes Kanter per impatto difensivo) stanno lì a testimoniare la sua evoluzione.
Photo by Shynia
Certo a conclusione della nostra analisi bisogna considerare i contesti storici in cui i due exploit sono nati. Sia il cinema in Italia sia l’Nba sono cambiati nella loro natura intrinseca negli anni. Quindi diffidate dei paragoni: Butler non è Jordan. E’ “solo” il meraviglioso giocatore Jimmy Butler. Zalone non è Verdone è “solo” un meraviglioso comico che ha salvato tante sale cinematografiche dalla chiusura.