Parola a Jasmin Repesa: allenatore di grande esperienza internazionale e campione d’Italia nel 2005. Intervista a 360 gradi sulla situazione attuale della Fortitudo senza troppi peli sulla lingua: dal Poz a Mancinelli, passando per i suoi progetti futuri.
Questa mattina sul Corriere dello Sport:
La Fortitudo ha cambiato molto, a cominciare dall’allenatore. Antimo Martino, che lei ben conosce e che ha sostituito Pozzecco, è pronto per una piazza come quella biancoblù?
«Prima di tutto vorrei fare una considerazione sul Poz. Mi dispiace che la sua avventura in Fortitudo sia finita così. Onestamente non lo meritava e non è stata colpa sua. Ha preso la squadra negli ultimi due mesi. Mi rattrista vedere bruciare tecnici giovani e con potenzialità come Pozzecco dopo averli valutati in un periodo così breve. Conosco bene Antimo, che è stato mio assistente alla Virtus Roma. E’ molto legato a me. Ci sentiamo, non spesso, ma siamo rimasti in contatto. E’ un ottimo ragazzo che sta diventando un ottimo allenatore. Gli servirà un po’ più di esperienza. La Fortitudo è arrivata nel momento giusto della sua carriera».
Fin qui è stato costruito un roster con giocatori molto esperti. Sarà garanzia di affidabilità o l’età media alta sarà un peso?
«La giusta chimica di ogni squadra si ottiene da un mix di esperienza e gioventù. Sicuramente Mancinelli, Rosselli e Cinciarini dovranno assumersi responsabilità maggiori affinchè la Fortitudo ottenga la promozione in Serie A. Dovranno essere pronti atleticamente e fisicamente. Se l’Aquila non è salita di categoria nella scorsa stagione, credo che questi tre giocatori abbiano una colpa maggiore rispetto a Pozzecco, perché, avendo qualità e la giusta esperienza, ai playoff avrebbero dovuto presentarsi in una forma migliore. In Italia si disputa la post season più difficile di tutta l’Europa. Giocando ogni due giorni le squadre più “vecchie” faticano di più. Piuttosto credo che, con il massimo rispetto per le avversarie, sia ormai arrivato il tempo che Treviso, Fortitudo e Roma possano tornare in A. Sono società storiche e piazze importanti, con tifoserie speciali».
Come valuta il roster allestito dalla Fortitudo?
«Sulla carta la squadra è buona. A me piace molto Fantinelli, un ragazzo che gioca prima di tutto per la squadra e che ha un fisico che varrebbe la categoria superiore».
L’arrivo di Hasbrouck la convince?
«E’ un realizzatore. In questa squadra servirà un giocatore americano con una consistenza maggiore rispetto a quella di Legion. Aveva talento, ma non ha saputo confermarsi sul parquet. E’ stato ttoppo discontinuo. Hasbrouck e Cinciarini sono buoni tiratori, ma tutti, in questa Fortitudo, possono segnare».
La società è impegnata a cercare il lungo straniero che completerà la squadra. Che tipo di giocatore servirebbe secondo lei?
«Credo che lo staff tecnico della Fortitudo, Carraretto e Antimo abbiano abbastanza esperienza per completare la squadra in modo che abbia la giusta chimica».
Lei conosce bene Mancinelli, avendolo allenato in Fortitudo. Quest’anno potrà essere veramente un valore aggiunto?
«Si deve parlare molto apertamente e onestamente e dire la verità, guardando le persone negli occhi. Io sono così nella vita e per questo ho sofferto molto. In carriera Mancinelli ha guadagnato abbastanza bene, riuscendo ad avere contratti importanti e facendo investimenti azzeccati fuori dal campo. Si è creato una stabilità finanziariaper il futuro per lui e per la sua famiglia. Adesso bisogna parlare a Mancinelli e dirgli chiaramente che non è in Fortitudo per prendere un contratto importante, ma per cercare di riportare in Serie A la Fortitudo insieme a un gruppo entusiasta e a un popolo che non esiste in nessun’altra parte del mondo. Bisogna chiedergli se sia pronto ad allenarsi ogni giorno alla perfezione, mantenendo una buona forma per raggiungere l’obiettivo. Dal punto di vista atletico non ho dubbi: Mancinelli può giocare in Eurolega, se si allena bene. Se non si allena bene e non toma in difesa tante volte, come è accaduto nella scorsa stagione, no. Ho visto molte gare in cui, dopo un errore, una palla persa o un tiro sbagliato, non è tornato in difesa. Non perché non potesse co nere. Bisogna chiedere a Mancio se sia pronto ad essere il leader di questa Fortitudo. Se non si è chiari con lui, per paura di offenderlo, trattandosi di un giocatore superiore e intoccabile per l’ambiente, prima o poi si manifesterà un problema».
Uno degli obiettivi della dirigenza biancoblù è costruire un impianto di proprietà. Secondo lei servirebbe alla Fortitudo e a Basket City?
«Secondo me serve molto di più una casa dove poter lavorare, facendo crescere i prospetti più interessanti, permettendo alla prima squadra di avere tutto 0 necessario per migliorare. Questa struttura esiste già ed è il Centro Sportivo Torreverde. Se penso a un nuovo palazzo dello sport, credo che a Bologna sia meglio avere tre impianti che due, anche se questa è una domanda da porre a chi fa business. C’è bisogno di un progetto. Una volta Basile era una bandiera della Fortitudo, così come Danilovic lo era per la Virtus. Oggi è molto raro che un giocatore straniero ri manga due anni di fila nella stessa squadra. Tutti vogliono vincere oggi, cambiando continuamente giocatori e allenatori. Ragionando in questo modo si combinano soltanto disastri».
L’anno prossimo lei dove allenerà?
«Non ho ancora trovato una squadra di un certo livello e con un programma importante. Tra due settimane andrò in Giappone per alcuni clinic, poi andrò a Buenos Aires per altri». Dopo la sua esperienza a Milano, come valuta la stagione dell’Olimpia? «A loro voglio bene, ma non ne voglio parlare».