Papà Gentile: “Ale può puntare all’NBA. Virtus? Per lui stagione positiva”
Nando Gentile si racconta a ruota libera. Tanti gli argomenti trattati: l’arrivo di Hasbrouck a Bologna, il pronostico della prossima Lega Due e le scelte dei figli Alessandro e Stefano. Parole al miele per la sua Caserta dei tempi d’oro e per Martino con il quale ha condiviso nel 2008 la panchina della Virtus Roma.
L’intervista di questa mattina sul “Corriere dello Sport”:
Lei ha lavorato a Roma con l’attuale coach della Fortitudo. Che ricordi ha?
« Arrivai a Roma nel 2008 come vice di Repesa. Durante la stagione lui si dimise e io assunsi il ruolo di head coach. Martino, che era il terzo allenatore, divenne il mio secondo. Conclusi la stagione e rimasi fino a metà di quella successiva. Antimo è sempre stato un ragazzo silenzioso e lavoratore. Dove ha allenato negli ultimi anni non ha mai fatto cose eclatanti, ma è sempre riuscito a far giocare bene la sua squadra. Ha la cultura del lavoro. La panchina della Fortitudo sarà un’occasione fondamentale per la sua camera».
Cosa pensa della decisione dell’Aquila di confermare i tre senatori Mancinelli, Rosselli e Cinciarini?
«La scelta è giusta. Tutti e tre sono giocatori in grado di fare la differenza in A2 e hanno motivazioni importanti. Per vincere c’è bisogno di esperienza».
Cosa pensa dell’arrivo di Hasbrouck? Che lungo straniero servirà?
«Hasbrouck è un grandissimo tiratore e ha esperienza. Il nuovo modo di giocare a pallacanestro in Italia e in Europa non necessita di un “lungo lungo” Meglio un’ala forte che gioca da pivot, un elemento più atletico e dinamico. Conoscendo Antimo, prenderà un giocatore così. Anche perché Rosselliha fisicità e gioca spesso e volentieri spalle a canestro. Intasare l’area con lui, Mancinelli e un altro lungo più intemo creerebbe problemi».
Cosa è mancato alla Fortitudo nella scorsa stagione per salire in Serie A?
«Non sono dentro la Fortitudo, per cui non posso rispondere con certezza. La squadra era sicuramente attrezzata per fare bene. Poi c’è stato il cambio dell’allenatore, è arrivato Pozzecco che ha dato un grandissimo entusiasmo all’ambiente, ma che poi si è trovato una squadra non costruita da lui in una situazione particolare, con tanta pressione».
Fantinelli ha risolto i problemi della Fortitudo in regia?
«E’ indubbiamente un giocatore di livello. Ha fisico, tecnica e voglia di farbene. Ha fatto la scelta giusta di giocare, preferendo una realtà importante di A2 a qualche minuto in Serie A».
Quali squadre possono ambire alla promozione in A?
«Se guardo i nomi, Fortitudo e Udine. E Tortona può essere una sorpresa. Ma sarà fondamentale arrivare al top della forma nei
playoff».
Nella scorsa stagione i suoi figli Alessandro e Stefano hanno giocato insieme alla Virtus, che però non si è qualificata ai playoff. Si può parlare di annata fallimentare?
«Può anche darsi, ma era il primo anno che erano tornati in A. Ci poteva stare. Mancavano giocatori importanti. La scelta di prendere l’ala forte americana a tre giornate dalla fine è stata opinabile. Come cominciare con Rosselli e Ndoja da ali forti titolari. Uno dei due andava più che bene. L’altro avrebbe dovuto avere esperienze di un certo tipo».
Suo figlio Alessandro ha ricevuto molte critiche ed ha sempre addosso molta pressione. Perché?
«Quando sei un giocatore importante, con un nome importante e hai fatto cose importanti fin da giovane è normale che ci sia questa pressione. Appena sbaglia una cosa, viene amplificata. Sulla scorsa stagione in Virtus potei raccontare centomila cose, ma non mi va di creare scompiglio. Ognuno si è preso le sue responsabilità. E’ molto facile gettare la croce addosso ad Alessandro. Molti si sono nascosti dietro di lui: non parlo solo di giocatori, ma anche di dirigenti della società. La sua è stata una stagione positiva. Lo dicono i numeri e la situazione da cui veniva. Sia io, sia lui siamo contenti di quello che ha fatto».
Alessandro può ancora puntare alla NBA?
« A 25 anni ha la giusta esperienza per cercare di fare il salto. L’obiettivo principale è trovare un posto in NBA, ma prima Ale dovrà guarire bene dal problema al dito e alla mano. E’ un anno e mezzo che ci convive. Ha dovuto cambiare meccanica di tiro.S periamo che torni ad essere il tiratore che è sempre stato».
In passato lo ha cercato la Fortitudo di Boniciolli. Perché rifiutò?
«Perché andò al Panathinaikos e poi da Pianigiani a Gerusalemme. Tornare in A2 mentalmente non era facile».
In futuro andrebbe alla Fortitudo dopo avere giocato in Virtus?
«Oggi la grande rivalitàr ia Virtus e Fortitudo non è più come prima. I giocatori non sentono più il fatto di passare da un club all’altro. La Fortitudo ha tradizione e ha fatto grandi cose. Mai dire mai».
Caserta ripartirà dalla B con il titolo di Venafro. Che effetto le fa vedere oggi in questa situazione la squadra che lei portò allo scudetto?
«Se penso alla Caserta degli anni d’oro, la vivo male. Poi capisco la pallacanestro di oggi e i personaggi che girano nel basket italiano ed è normale. Quello che succede a Caserta accade anche in tante alte piazze. La “mia” Caserta arrivò allo scudetto seguendo un percorso e un progetto. Oggi si pensa al risultato immediato. Con questa pallacanestro io ho chiuso. M diverto ad allenale gratuitamente sui fondamentali i ragazzi campani che giocano in C, B e A2. Per il resto seguo in tutto e per tutto i miei figli».