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Torino e Trieste, una partita, tanti ricordi

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Valerio Amoroso TorinoDomenica al Pala Ruffini è in programma la sfida tra 2 grandi del basket nazionale. A dire il vero, due ex grandi,  il cui presente non è  ancora degno del loro glorioso passato. Dalla Berloni Torino di Dido Guerrieri, alla Stefanel di Boscia Tanjevic, passando da Morandotti a Fucka, da Dawkins a Bodiroga, da May a Gentile, Torino e Trieste

hanno visto di sicuro tempi migliori rispetto al momento attuale, ciò non toglie che la sfida conserva ancora un po’ di quel fascino che ha contraddistinto gli incontri negli anni che furono.

 

Ma se Torino questi momenti esaltanti li sta rincorrendo, non senza fondate ambizioni, per la realtà  triestina la sopravvivenza sembra l’unico obiettivo  raggiungibile.  A meno di interventi in corso d’opera, magari per mano di qualche mecenate di fuori città (visto che le potenzialità di Trieste ad oggi sono quelle che sono),  che risollevi la condizione di precarietà in cui annaspa il sodalizio triestino che, a scanso di equivoci,  sta operando in modo dignitoso , anche in queste condizioni sempre in bilico. Con queste diverse aspettative, con un mercato estivo agli antipodi, i risultati riportati finora rispecchiano le diverse ambizioni delle 2 società.

 

Magari Torino ha patito una sconfitta di troppo in casa contro Capo d’ Orlando e si porta la macchia grigia, definirla nera sarebbe ingeneroso, del derby perso malamente a Biella. Ma le attenuanti per i Piemontesi non mancano, a cominciare dalla lunga sequela di infortuni che hanno colpito gli uomini di Pillastrini. Ciononostante, la classifica sorride alla neopromossa squadra della Mole, considerato il primo posto, seppur condiviso con altre squadre, che si è garantita vincendo in modo piuttosto autorevole  su un altro campo prestigioso, qual è quello di Napoli, appena domenica scorsa. Nulla di sorprendente, visto il roster di Torino, ma inquietante sì, se si prende in esame il fatto che finora la squadra di coach Pillastrini non ha mai giocato al completo. Il fiore all’occhiello della squadra è senz’altro Mancinelli, probabilmente il giocatore più prestigioso di tutta la Lega Adecco; Il Mancio è reduce da un infortunio, eppure, a scartamento ridotto, ha già prodotto un ventello in 2 sole apparizioni. Ma se Mancinelli è il più prestigioso indigeno della categoria, Amoroso è senz’altro quello più produttivo: 19 punti e 9 rimbalzi recitano i numeri,  che non raccontano però  della sua costanza nell’arco di questo inizio torneo. Mancando Steele per infortunio, sono per forza i giocatori italiani a far la parte dei leoni nella file gialloblù: Evangelisti, per esempio, sta dimostrando di non soffrire per nulla il salto di categoria e dice 15 a partita con un percorso netto, tra tutte le altre virtù , ai liberi. Ma non stanno sfigurando, tutt’altro, nemmeno Chessa, 11 e spiccioli a serata, Gergati,Coach Dalmasson Trieste quasi 13, e il sette piedi Wojciechowski, anch’esso reduce da noie fisiche, capace in ogni caso di  regalare alla causa torinese 11 punti e mezzo a partita con un lodevole 70% dal campo. Si difende bene, in mezzo a cotanta abbondanza anche Sandri che si accontenta di 7 punti ad alzata di spicchio. Così, senza americani,  l’orchestra di Pillastrini ha steccato ben poche volte, relegando un ottimo strumentista quale è  Stojkov, al ruolo di comprimario, nonostante il suo passato recente e brillante in quel di  Brescia. Baldasso e Viglianisi completano le rotazioni, riuscendo a tenere il campo dignitosamente quando i titolati compagni siedono sul legno. E’ una squadra votata all’attacco quella torinese, con percentuali buone dal campo e a cronometro fermo. Altezza e dinamicità fanno il resto.

Trieste oppone a questa armata corazzata la sua dignitosa e modesta cavalleria. Partita con ben altre ambizioni, seguendo il motto “l’importante è esistere”, la squadra di Dalmasson, a conti fatti,  il suo compitino l’ha svolto. Magari prendendo punti non messi in preventivo (Verona), e tornando a mani vuote in occasioni più appetibili ( Ferentino). Il suo miglior uomo è Diliegro che porta in  dote quasi 15 punti a partita conditi da 9 rimbalzi. Non sta facendo rimpiangere Gandini nella metà campo offensiva certamente, qualche perplessità in più sul suo conto permane  nella fase difensiva, ma insomma, il suo scorcio di torneo si può definire positivo. Dopo il  lungo passaportato,  le cifre ci parlano di un Harris che forse non entusiasma, ma il suo dovere cerca di farlo sempre con un profitto sufficiente, anche in rapporto al suo costo: 12 punti ad allacciata di scarpe, 7 rimbalzi ed in mezzo, talvolta,  qualche ingenuità di troppo. Dopo questa coppia una sequela di giocatori che vaga tra esaltazione e depressione, tra partite  sopra le righe ed altre deludenti. Tutto ciò  ha una spiegazione nell’età di questi attori, e parliamo di Ruzzier, 9 abbondanti a partita e 3 assist, Tonut, 7 ad allacciate di scarpe, e Mastrangelo capace di mettere in cascina, finora, il medesimo bottino del giovane figlio d’arte. Carra ci mette il cuore e accumulando 8 punti, Candussi che, ricordiamolo, è un ‘94, certamente fatica un po’  nei pressi dell’anello ma i suoi 5 punticini cerca di garantirli sempre.
Fossati meriterebbe più considerazione, perché è  il classico soldatino che tanto piace al pubblico, piccolo di statura ma grande  di cuore .I suoi 2,5 punti di media  sottodimensionano questo aspetto.

Discorso a parte merita Hoover. Le magagne fisiche lo hanno certamente limitato, ma se il pubblico triestino ha individuato un potenziale capro espiatorio, questo è proprio il belga naturalizzato;  solo in  2 occasioni all’altezza delle sua  fama, si è  distinto soprattutto, finora, per i suoi continui lamenti rivolti agli arbitri, per la sua difesa a distanza, per la sua scarsa forma fisica. La società, i tifosi, si aspettano ben alto carisma, ben altro rendimento dall’esperto play guardia, altrimenti per i colori biancorossi il futuro si tingerà di tonalità più  fosche. E chissà che la risposta del buon Ryan non arrivi  proprio al Pala Ruffini.

Con cifre complessive di squadra nettamente inferiori a quelle torinesi, le speranze triestine sono legate all’approccio della gara, che forse, non avendo i giovani giuliani nulla da perdere, potrebbe  risultare migliore che non in alcune esibizioni interne. Ed è  in fondo l’unico elemento di pericolo per gli uomini di Pillastrini,  sicuramente i veri favoriti dal pronostico .Ma, se per caso  Trieste non sarà in grado di entrare mentalmente preparata al match,  potrebbe  aprirsi il baratro  di una mattanza che potrebbe minare il già  precario morale delle truppe di Dalmasson.
Nel ricordo di un fastoso passato, per la ricerca di un sicuro presente, per garantirsi  un futuro più luminoso, la tappa a Torino è una di quelle importanti. Chi per la gloria, chi per la sopravvivenza….